Archives for June, 2008

SCHEDA TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO

  • June 26, 2008 1:08 pm

TRATTAMENTO
SANITARIO OBBLIGATORIO

 

COSA E’

ricovero psichiatrico coatto (contro la
nostra volontà)

 

 

CHI LO DISPONE

il Sindaco del comune di residenza o presso
cui ci si trova

 

 

CHI LO PROPONE

un medico (non importa se psichiatra o
meno, appartenente alla struttura pubblica o privato)

 

 

CHI LO CONVALIDA

un medico operante nella struttura
sanitaria pubblica (spesso l’Ufficiale Sanitario)

 

 

QUANDO PUO’ ESSERE FATTO

quando i due medici di cui sopra
dichiarano:

che la
persona affetta da alterazioni
psichiche tali da doversi attivare urgenti interventi terapeutici;

che la stessa
rifiuta tali interventi;

che non esistano
alternative extraospedaliere al ricovero.

 

 

CHI VIGILA

Il Giudice Tutelare competente nel
territorio del Comune che ha disposto il TSO (generalmente operante presso le
preture). A lui il Sindaco deve inviare, entro 48 ore dalla firma, il
provvedimento corredato dalle certificazioni mediche. Il Giudice Tutelare
assunte le informazioni del caso può convalidare o non convalidare il
ricovero

 

 

DOVE PUO ESSERE EFFETTUATO IL RICOVERO

solo presso i reparti psichiatrici
istituiti presso gli ospedali civili

 

QUANTO DURA

7 (sette) giorni; rinnovabili con
provvedimento del Sindaco su proposta del Primario del reparti psichiatrico

 

CHI VIGILA SUL RINNOVO DEL TSO

il Giudice Tutelare. A
lui Sindaco manda il provvedimento di proroga del TSO per la convalida

 

CHE DIRITTI ABBIAMO

1. abbiamo diritto alla
notifica del provvedimento di TSO. In assenza di questa notifica nessuno pUò

obbligarci a seguirlo o ad assumere terapie (esclusi i casi di comportamenti
penalmente rilevanti e i casi in cui si ravvisano gli es
tremi dello stato di necessità);

2. abbiamo
diritto di presentare ricorso avverso al TSO al Sindaco che lo ha
disposto. Questo ricorso pu
ò essere proposto anche da chi ne ha
interesse (familiari, amici,
associazioni…). Per ridurre i tempi conviene inviarne copia al
Giudice Tutelare, specie se il ricorso parte entro le prime 48 ore dal
ricovero (quando presumibilmente lo stesso non ha ancora convalidato il
provvedimento);

3. abbiamo diritto di
avanzare richiesta di revoca al Tribunale, chiedendo la sospensione immediata
del TSO e delegando, se vogliamo, una persona di nostra fiducia a
rappresentarci al processo;

4. abbiamo diritto di
scegliere, ove possibile, il reparto presso cui essere ricoverati;

5. abbiamo diritto di
conoscere le terapie che ci vengono somministrate e di poter scegliere fra
una serie di alternative;

6. abbiamo diritto di
comunicare con chi riteniamo opportuno;

7. abbiamo diritto di
essere rispettati nella nostra dignit
à psichica e fisica. Anche se sottoposti a TSO
nessuna contenzione fisica pu
ò esserci applicata, se non in via
eccezionale e per il tempo strettamente necessario alla somministrazione
della terapia. Gli atti di contenzione di natura punitiva sono reati
penalmente perseguib
ili;

8. abbiamo diritto di
dettare nella nostra cartella clinica ogni informazione riguardante il nostro
stato di salute e i trattamenti che riceviamo;

9. abbiamo diritto di
conoscere i nomi e la qualifica degli operatori del reparto (essi devono
indossare cartellini di riconoscimento)

 

 

 

CHI SIAMO

  • June 24, 2008 5:04 pm

immagine dello psichiatra e dei bambini...

A Pisa è nato il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud contro gli usi ed abusi della psichiatria.
Nessuno di noi è psichiatra, psicologo o uno "specialista " della mente ma siamo tutte persone
interessate a contrastare gli effetti nefasti che questa scienza del controllo produce sull’intero corpo sociale.

Ci sembra necessario mettere in discussione le pratiche di esclusione e segregazione indirizzate
a tutti quelli che non accettano il sistema di valori imposto dalla società.

E’ arrivato il momento di rompere il silenzio che permette il brutale perpetuarsi di tutte le
pratiche psichiatriche e di smascherare l’interesse economico che si cela dietro
l’invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci.

Ci proponiamo di fornire:
– un aiuto legale
– informazione sui farmaci e sui loro effetti
collaterali
– denunciare le violenze e gli abusi della psichiatria.


Chiunque è interessato può intervenire alle nostre assemblee che si svolgano
tutti i martedì alle 21:30 c/o lo Spazio Antagonista Newroz in via Garibaldi 72 a PISA
per info : antipsichiatriapisa@inventati.org
3357002669

  visita anche il nostro blog

www.artaudpisa.blogspot.com

sabato 21 giugno iniziativa antipsichiatrica c/o il circolo arci agorà di pisa

  • June 18, 2008 11:31 am
SABATO 21 GIUGNO 2008

il Collettivo Antipsichiatrico A.Artaud-Pisa
Parteciperà all’iniziativa
"A 30 anni dall’entrata in vigore della riforma psichiatrica"
(Legge 180)

"E ti chiamaron matta" di Gianni Nebbiosi

c/o il cirolo arci agorà VIA BOVIO 48/50 Pisa

Un piccolo – urgente disco/capolavoro torna disponibile dopo 37 anni
nella nuova incisione di
Alessio Lega e Rocco Marchi

Ore 20 cena sociale
Menù: fusilli al tonno – filetto di cappone alle verdure – sorbetto –
vino, acqua.

Ore 22 presentazione del CD “E ti chiamaron matta” con il CONCERTO di
Alessio Lega e Rocco Marchi

Ingresso alla presentazione del CD gratuito

Serata promossa dal circolo agorà di Pisa
www.agorapisa.it info@agorapisa.it

Parteciperà il Collettivo Antipsichiatrico A.Artaud-Pisa
http://artaudpisa.noblogs.org/

Le nuove catene della psichiatria a 30 anni dalla Legge 180

  • June 12, 2008 3:26 pm


 

Il
collettivo Antonin Artaud è formato da un gruppo di persone che si propongono
di sviluppare e di diffondere una cultura di critica e di contrasto agli usi e
agli abusi  della psichiatria, attraverso
attività di ricerca e di divulgazione,  e
offrendo ascolto, solidarietà e supporto legale alle vittime della psichiatria.

Oggi,
a 30 anni dall’entrata in vigore della riforma psichiatrica, che ha visto
l’abolizione dei manicomi, ci troviamo ancora di fronte alla necessità di
mettere in discussione i meccanismi coercitivi e di reclusione dell’istituzione
psichiatrica.

La
riforma legislativa si concretizza con la legge 180, chiamata legge Basaglia,
nonostante lui stesso l’abbia in seguito criticata. Il contesto politico e
culturale di quegli anni era vivace e in continuo fermento, i movimenti
politici dal basso lottavano per la liberazione dell’individuo da catene e
sbarre, da poteri istituzionali e dal controllo poliziesco e medico. Cresceva
dunque il bisogno istituzionale di mettere un freno a queste spinte libertarie,
necessità concretizzata con una legge che solo apparentemente ha abolito i
meccanismi manicomiali e che
si
è rivelata più verbale che materiale, riguardando solo i luoghi della psichiatria,
non i trattamenti e le logiche sottostanti.

Con la chiusura degli Ospedali
Psichiatrici si è verificata una trasformazione che ha visto sorgere capillarmente
sul territorio tutta una serie di piccole strutture preposte all’accoglienza
dei vecchi e nuovi utenti della psichiatria, quali case famiglia, Centri di
Salute Mentale (CSM), centri diurni, reparti ospedalieri, comunità
terapeutiche, ecc, all’interno dei quali continuano a perpetuarsi sia
l’etichetta di “malato mentale” sia i metodi coercitivi e violenti della
psichiatria. Si sono dunque conservati dispositivi e strumenti propri dei
manicomi, quali la gestione del tempo quotidiano, dei soldi, l’obbligo delle
cure e il ricorso alla contenzione fisica.

La legge Basaglia non ha
intaccato il fenomeno dell’internamento, mantenendo inalterato il principio di
manicomialità in base al quale chiunque può essere arbitrariamente etichettato
co
me “malato mentale” e rinchiuso. Viene infatti
definita la pratica del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) ossia la
possibilità di veri e propri ricoveri coatti, 
atti di violenza che rappresentano un grande trauma per chi li subisce.
Insieme al bombardamento farmacologico, che mira ad annullare la coscienza
della persona e a renderla docile ai ritmi e alle regole ospedaliere, per i
pazienti considerati “agitati” si ricorre ancora all’isolamento e alla
contenzione fisica.

Con
la chiusura dei manicomi la psichiatria ha raggiunto più potere ed una migliore
visibilità come scienza medica: essa è riuscita a sbarazzarsi di camicie di
forza, sbarre, e letti di contenzione (quest’ultimi sono comunque tuttora
presenti!) sostituendoli con cure massicce di psicofarmaci,
di
durata indeterminata e rese obbligatorie sotto
il ricatto di un internamento attraverso il TSO.

Vogliamo infine manifestare il
nostro dissenso verso coloro che in questi giorni hanno tro
vato il pretesto del
trentennale della legge 180 per tesserne le lodi di “democraticità” e farsi
belli agli occhi della comunità, ma che nel quotidiano non fanno altro che
rafforzare il modello psichiatrico “manicomiale” vigente: coordinatori di Distretti
di Salute Mentale, nei cui reparti chiusi i pazienti non possono uscire benché
ne abbiano tutto il diritto o muoiono a vent’anni in circostanze del tutto
sospette; associazioni e cooperative sociali che svolgono il proprio lavoro a
fianco della psichiatria; insigni professori che esercitano pratiche disumane
quali l’elettroshock, e che ultimamente ne promuovono una maggiore diffusione
nel territorio.

Vogliamo invitare tutti alla nostra
iniziativa per confrontarsi su questi argomenti.

 

COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD – PISA

www.artaudpisa.noblogs.org

antipsichiatriapisa@inventati.org

LE NUOVE CATENE DELLA PSICHIATRIA A 30 anni dalla riforma psichiatrica

  • June 12, 2008 12:07 am

LE NUOVE CATENE DELLA PSICHIATRIA A 30 anni dalla riforma psichiatrica

  • June 5, 2008 12:49 pm
 
 
VENERDI’ 13 giugno 2008
c/o il polo didattico Carmignani
in piazza dei cavalieri a Pisa

il collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa
il collettivo antipsichiatrico violetta van gogh-firenze
 presentano

LE NUOVE CATENE DELLA PSICHIATRIA
A 30 anni dalla riforma psichiatrica

mostra fotografica ex-manicomio di Volterra
allestimento materiale informativo sulla 180

ore 18
una critica antipsichiatrica alla legge 180
interverrà il collettivo antipsichiatrico A.Artaud

la legge 180 e l’esperienza del telefono violetta
interverrà il collettivo antipsichiatrico Violetta Van Gogh

prima e dopo il 1978 30 anni di legge 180
interverrà G. Antonucci

a seguire dibattito

ore 21 aperitivo e cena/buffet

ore 21:30

i dispositivi e i meccanismi manicomiali nelle istituzioni psichiatriche
di oggi

interverrà N.Valentino

la psichiatria nelle carceri e la situazione degli OPG
interverrà S.Verde

a seguire dibattito

collettivo antipsichiatrico a.artaud –pisa
collettivo antipsichiatrico violetta van gogh-firenze

PER INFO:
335 7002669
www.artaudpisa.blogspot.com
www.artaudpisa.noblogs.org
www.violetta.noblogs.org

TSO: uno strumento di controllo

  • June 1, 2008 8:12 pm
La riforma del sistema psichiatrico italiano, che, con la legge 180 del 1978, ha visto l’abolizione dei Manicomi, si è rivelata più verbale che materiale, riguardando solo i luoghi della psichiatria, non i trattamenti e le logiche sottostanti.
Con la chiusura degli Ospedali Psichiatrici si è verificata una trasformazione che ha visto sorgere tutta una serie di piccole strutture preposte all’accoglienza dei vecchi e nuovi utenti della psichiatria, quali case famiglia, Centri di Salute Mentale (CSM), centri diurni, reparti ospedalieri, comunità terapeutiche, ecc, all’interno dei quali continuano a perpetuarsi sia l’etichetta di “malato mentale” sia i metodi coercitivi e violenti della psichiatria. Si sono conservati dispositivi e strumenti propri dei manicomi, quali la gestione del tempo quotidiano, dei soldi, l’obbligo delle cure e il ricorso alla contenzione fisica.
La legge Basaglia non ha intaccato il fenomeno dell’internamento, mantenendo inalterato il principio di manicomialità in base al quale chiunque può essere arbitrariamente etichettato come “malato mentale” e rinchiuso. Mentre l’articolo 32 della Costituzione sancisce il diritto alla libera scelta del luogo di cura e la volontarietà delle cure mediche, con la legge 180 e la successiva 833 si sono stabiliti dei casi in cui il ricovero può essere effettuato indipendentemente dalla volontà dell’individuo: è il caso del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) e dell’ASO (Accertamento Sanitario Obbligatorio).
Nel 1982 la popolazione dei degenti psichiatrici era calcolata intorno ai 24.118 persone. Nel 1914 tale cifra raggiunse i 54.311 individui, per impennare ancora toccando, nel 1934, gli 80.000 internati. Su queste stime si mantenne fino al 1971, anno in cui cominciò a decrescere gradualmente fino a raggiungere nel 1978 i 54.000 internati, con un movimento annuo di ricoverati che ammontava a circa 190.000 persone. Nel 1978 esistevano in Italia un centinaio di istituti (Ospedali Psichiatrici Provinciali) con una capacità di circa 80.000 posti letto.
Oggi il numero degli internati nel sistema post-manicomiale è difficilmente calcolabile perché con l’introduzione del TSO il flusso in entrata ed in uscita dai reparti nell’arco dell’anno si è fortemente accelerato, mentre la diffusione dei trattamenti psichiatrici extra-ospedalieri è enorme e riguarda ormai più di 600.000 persone.
Il regime terapeutico imposto dal TSO ha una durata di 7 giorni e può essere effettuato solo all’interno di reparti psichiatrici di ospedali pubblici. Deve essere disposto con provvedimento del Sindaco del Comune di residenza su proposta motivata da un medico e convalidata da uno psichiatra operante nella struttura sanitaria pubblica. Dopo aver firmato la richiesta di TSO, il Sindaco deve inviare il provvedimento e le certificazioni mediche al Giudice Tutelare operante sul territorio il quale deve notificare il provvedimento e decidere se convalidarlo o meno entro 48 ore. Lo stesso procedimento deve essere seguito nel caso in cui il TSO sia rinnovato oltre i 7 giorni.
La legge stabilisce che il ricovero coatto può essere eseguito solo se sussistono contemporaneamente tre condizioni: l’individuo presenta alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, l’individuo rifiuta la terapia psichiatrica, l’individuo non può essere assistito in altro modo rispetto al ricovero ospedaliero. Subito ci troviamo di fronte ad un problema: chi determina lo “stato di necessità” e l’urgenza dell’intervento terapeutico? E, in che modo si dimostra che il ricovero ospedaliero è l’unica soluzione possibile? Risulta evidente che le condizioni di attuazione di un TSO rimandano, di fatto, al giudizio esclusivo ed arbitrario di uno psichiatra, giudizio al quale il Sindaco, che dovrebbe insieme al Giudice Tutelare agire da garante del paziente, di norma non si oppone.
Per la persona coinvolta l’unica possibilità di sottrarsi al TSO sta nell’accettazione della terapia al fine di far decadere una delle tre condizioni, ma è frequente che il provvedimento sia mantenuto anche se il paziente non rifiuta la terapia.
Se, in teoria, la legge prevede il ricovero coatto solo in casi limitati e dietro il rispetto rigoroso di alcune condizioni, la realtà testimoniata da chi la psichiatria la subisce è ben diversa. Con grande facilità le procedure giuridiche e mediche vengono aggirate: nella maggior parte dei casi i ricoveri coatti sono eseguiti senza rispettare le norme che li regolano e seguono il loro corso semplicemente per il fatto che quasi nessuno è a conoscenza delle normative e dei diritti del ricoverato.
Spesso il paziente non viene informato di poter lasciare il reparto dopo lo scadere dei sette giorni ed è trattenuto inconsapevolmente in regime di TSV (Trattamento Sanitario Volontario). Persone che si recano in reparto in regime di TSV sono poi trattenute in TSO al momento in cui richiedono di andarsene. Diffusa è la pratica di far passare, tramite pressioni e ricatti, quelli che sarebbero ricoveri obbligati per ricoveri volontari: si spinge cioè l’individuo a ricoverarsi volontariamente minacciandolo di intervenire altrimenti con un TSO. La funzione dell’ASO è generalmente quella di portare la persona in reparto, dove sarà poi trattenuta in regime di TSV o TSO secondo la propria accondiscendenza agli psichiatri. Esemplificativa la vicenda di M. R., condotto al CSM di Livorno per un ASO il 30 Gennaio 2008: M. in quella occasione accettò il ricovero volontario per non incorrere in un TSO, ma il 6 Febbraio, alla sua richiesta di uscire, gli venne notificato un TSO che lo costrinse a rimanere in reparto per altre due settimane.
L’obbligo di cura oggi non si limita più alla reclusione in una struttura, ma si trasforma nell’impossibilità effettiva di modificare o sospendere il trattamento psichiatrico per la costante minaccia di ricorso al ricovero coatto cui ci si avvale alla stregua di strumento di oppressione e punizione.
L’attuale situazione è frutto non solo del potere psichiatrico e della totale mancanza di informazioni in merito all’istituzione psichiatrica, ma anche delle pressioni e intimidazioni più o meno dirette che le persone finiscono per subire in ambito familiare e sociale.
Un altro dato non può essere tralasciato: il grado di spersonalizzazione ed alienazione che si raggiunge durante una settimana di TSO ha pochi eguali. Il ricovero coatto rimane un atto di violenza e rappresenta un grande trauma per chi lo subisce. Insieme al bombardamento farmacologico che mira ad annullare la coscienza di sé della persona e a renderla docile ai ritmi e alle regole ospedaliere, per i pazienti considerati “agitati” si ricorre ancora all’isolamento e alla contenzione fisica. Riprovevole la vicenda del Giugno 2006 che vide G. Casu, un venditore ambulante ricoverato in TSO a Cagliari, morire dopo sette giorni di contenzione fisica e farmacologia. A seguito di questo tragico episodio il primario del reparto è stato sospeso dall’incarico e rinviato a giudizio per omicidio colposo insieme ad una collega psichiatra.
Purtroppo i casi di morte in TSO non sono pochi. Volendone citare alcuni ricordiamo E. Idehen, morto nel Maggio 2007 a Bologna: l’uomo si era sottoposto volontariamente alle cure, ma alla richiesta di andare a casa i medici decisero per il TSO facendo intervenire la polizia alle sue insistenze; la versione ufficiale sul decesso parla di una crisi cardiaca avvenuta mentre infermieri e poliziotti tentavano di portare l’uomo nel letto di contenzione. Nel Giugno 2007 a Empoli segue la morte per arresto cardiocircolatorio di Roberto Melino, un ragazzo di 24 anni: il giovane era entrato in reparto in TSV, tramutato, come nel caso precedente, in TSO alla richiesta di andare a casa; resta da chiarire se il decesso sia avvenuto per cause naturali o in seguito alla somministrazione di qualche farmaco.


Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud Pisa

Per info: 3357002669
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