ROMA: 2/11 CONCERTO CONTRO LE PENE CAPITALI ERGASTOLO E PENA DI MORTE
2°CONCERTO CONTRO LE PENE CAPITALI ERGASTOLO E PENA DI MORTE
c/o Auditorium Spin Time Labs via Santa Croce di Gerusalemme 56
inizio alle ore 18 con Perfomance di Musica e Teatro
organizzato da Spin Time Labs, Nicola Valentino, Giulia Spada
Anche se in Italia la pena di morte è abolita, vige tuttavia la pena dell’ergastolo che non ne costituisce un’alternativa, in quanto essa è “pena fino alla morte”.
Nello spirito di promuovere una cultura abolizionista delle pene capitali sono stati invitati musicisti e artisti di teatro a comporre attorno al tema dell’ergastolo e pena di morte, affinché un movimento artisitco e porzioni di società sensibili a questi temi si incontrino, esplicitando la propria indisponibilità all’esistenza di una morte sociale da pena capitale. L’evento prevede sei performance teatrali e cinque esibizioni musicali.
sab 19/10 a MONTICHIARI PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO L’ELETTROSHOCK + serata benefit a TRAI
NO ELETTROSHOCK – NO ABUSI E MORTI NEI REPARTI!
(Con Sabatino nel ♥)
SABATO 19 ottobre ore 15 a MONTICHIARI (BS)
ingresso reparto Via G. Ciotti 154
PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO L’USO DELL’ELETTROSHOCK
ore 20.30 in Località Casella, Via Argine sinistro torrente Parma, 8 Sorbole Mezzani (PR) Fermata Bus TRAI
CENA BENEFIT CON PRESENTAZIONE + LIVE
Il collettivo SenzaNumero di Roma presenterà il suo aperiodico. A seguire live dei Gabriela Yankov, Vj Schnell e Dj Irene La Merdica.
Vorremmo chiamare a sostegno dell’iniziativa tutte le realtà che hanno a cuore la libertà della persona nel poter disporre della propria vita, dei propri ricordi e dei propri pregi e difetti. In questa iniziativa vogliamo inoltre dire basta ai morti nei reparti ed agli abusi. Il recente caso di Elena Casetto, morta bruciata a Bergamo legata al letto, è solo l’ultimo di una lunga serie balzato alle cronache perchè era inevitabile essendo così eclatante. Molti casi di abusi indiscriminati e di morti rimangono nel silenzio come era emerso qualche anno fa con il ‘Caso Niguarda’, con 12 pazienti morti ed altri paralizzati con protocolli di supercontenzione fisica quali ‘lo spallaccio’. In quel caso la denuncia era partita dall’interno, ma nella maggioranza dei casi vige il silenzio e certi episodi vengono ritenuti ‘blandi effetti collaterali’ previsti dalla norma. Il taser nei reparti è divenuto la norma, gli abusi divengono la norma.
QUESTO SILENZIO DEVE FINIRE. QUESTA NORMA DEVE FINIRE.
Per dare continuità al presidio di Giugno a Pisa riproponiamo il testo informativo sulla TEC/ELETTROSHOCK dove si spiega bene in cosa consiste questa pratica:
”L’elettroshock oggi viene chiamato TEC (terapia elettroconvulsiva) ma rimane la stessa tecnica inventata nel 1938 da Cerletti e Bini. Si tratta di corrente elettrica che passando dalla testa e attraversando il cervello produce una convulsione generalizzata. Migliorandone le garanzie burocratiche, così come introducendo alcune modifiche nel trattamento, vedi anestesia totale e farmaci miorilassanti, non si cambia la sostanza della TEC.
A più di ottanta anni dalla sua invenzione, possiamo affermare che l’elettroshock è l’unico trattamento, che prevede come cura una grave crisi organica dei soggetti indotta a tale scopo, mai dichiarato obsoleto. Perché questo trattamento medico – che per stessa ammissione di molti psichiatri che lo hanno applicato e che continuano ad applicarlo – è stato utilizzato in passato come metodo di annichilimento dell’umano, come strumento di tortura, come mezzo repressivo contro la disobbedienza, non viene dichiarato superato dalla storia e dalla scienza? È sufficiente praticare un’anestesia totale per rendere più umana e dignitosa la sua applicazione? Basta chiamarla terapia per renderla legittima? Possono dei benefici temporanei, che per avere effetto devono comunque essere accompagnati dall’assunzione di psicofarmaci, essere un valido motivo per usare questo trattamento? Si possono ignorare gli effetti negativi dell’elettroshock?
In Italia negli ultimi anni si tende a incentivare l’utilizzo delle terapie elettroconvulsive, non solo come estrema ratio ma anche come prima scelta. Per esempio nel trattamento delle depressioni femminili entro i primi tre mesi di gravidanza, poiché ritenuto meno pericoloso degli psicofarmaci nei primi periodi di gestazione umana. Anche per quanto riguarda ipotetici problemi di depressione post partum la TEC viene addirittura pro-posta quale terapia adeguata e meno invasiva per le neo mamme rispetto agli psicofarmaci o ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Oggi i centri clinici dove si fa l’elettroshock sono 16 e i pazienti all’incirca 300 l’anno. [Montichiari è uno di questi].
I meccanismi di azione della TEC non sono noti. Per la psichiatria «rimane irrisolto il problema di come la convulsione cerebrale provochi le modificazioni psichiche» e «non è chiaro quali e in che modo queste modificazioni (dei neurotrasmettitori e dei meccanismi recettoriali) siano correlate all’effetto terapeutico» (G. B. Cassano, Manuale di Psichiatria). Ma per chi subisce tale trattamento la perdita di memoria e i danni cerebrali sono ben evidenti e possono essere rilevati attraverso autopsie e variazioni elettroencefalografiche anche dopo dieci o venti anni dallo shock.
Ciò che resta di certo, quindi, è la brutalità, la totale mancanza di validità scientifica e l’assenza di un valore terapeutico comprovato.
Ci teniamo, quindi, a ribadire che nonostante le vesti moderne l’elettroshock rimane una terapia invasiva, una violenza, un attacco all’integrità psicologica e culturale di chi lo subisce. Insieme ad altre pratiche psichiatriche come il TSO, l’elettroshock è un esempio, se non l’icona, della coercizione e dell’arbitrio esercitato dalla psichiatria. Il percorso di superamento dell’elettroshock e di tutte le pratiche non terapeutiche deve essere portato avanti e difeso in tutti i servizi psichiatrici, in tutti i luoghi e gli spazi di cultura e formazione dove il soggetto principale è una persona, che insieme ai suoi cari, soffre una fragilità.”
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO CAMUNO – CAMAP camap@autistici.org
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD PISA – antipsichiatriapisa@inventati.org
COLLETTIVO SENZANUMERO – ROMA – senzanumero@autistici.org
VOLANTINO del Collettivo Antipsichiatrico SenzaNumero sulla MORTE di ELENA in SPDC a Bergamo
riceviamo e volentieri pubblichiamo…
“Perché piangete la morte, se fate di tutto per soffocare la vita?”
Sabatino Catapano
Il 13 agosto a Bergamo, nell’azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII, divampa un incendio nella torre 7, nel reparto di psichiatria. Medici ed infermieri provvedono ad evacuare i pazienti rinchiusi in quel reparto ed in quelli adiacenti mettendosi in salvo. Qualcuno però non riesce a fuggire né viene tratta in salvo: si tratta di Elena, una ragazza di 19 anni ricoverata nel reparto di psichiatria. Nel comunicato dell’azienda ospedaliera, si dice che “la camera di degenza è stata completamente invasa dal denso fumo e delle fiamme” e che “la paziente era stata bloccata pochi istanti prima dell’incendio, a causa di un forte stato di agitazione, dall’équipe del reparto” e ciò ha reso impossibile un intervento che potesse salvarle la vita. Tra le righe si dice anche che forse l’incendio è partito proprio da quella stanza…Elena quindi è morta legata ad un letto, contesa. Come Franco Mastrogiovanni e come forse tanti altri di cui neppure conosciamo il nome.
Potremmo, come fanno in tanti, ricercare con dovizie di particolari il perché fosse stata legata e da quanto tempo, perché il personale medico ed infermieristico sia ricorso a questo provvedimento (ritenuto di estrema ratio), perché non stessero monitorando il reparto tramite le numerose telecamere di cui sono ampiamente dotati, inoltre prendere la sua cartella e capire perché si trovava in quel reparto e a quali trattamenti farmacologici fosse sottoposta…insomma, potremmo scavare, ricercare, indagare, alla ricerca della “verità” che ci mostri i parametri precisi dell’accaduto. Noi questo compito lo lasciamo ad altri (giornalisti, avvocati, pubblici ministeri ,giudici, ecc) e ci soffermiamo su un’altra verità. Quella che ci palesa che la contenzione, come l’elettroshock, il ricovero coatto (TSO), le terapie farmacologiche invasive ed incontrollate e svariate altre applicazioni violente e coercitive non sono un’eccezione, ma la pratica costante della psichiatria dalle sue origini sino ad oggi. Cambiano le leggi (la legge 180 è una delle leggi considerate all’avanguardia da tutta la psichiatria democratica italiana e non), cambiano i luoghi (i manicomi chiudono ed aprono Spdc e REMS), si aggiornano medici ed infermieri eppure i morti di psichiatria continuano ad aumentare. Psichiatri e professionisti del settore gridano a gran voce che tutto ciò non è violenza, è terapia, è la soluzione adottata, nel rispetto del paziente, per salvaguardare la sua salute e la Salute in senso più ampio, nel bene della collettività. Questo principio, ammantato di grossa levatura morale, può quindi servire nel caso in cui la nostra rabbia diventi eccessiva, oppure se siamo stanchi di vivere e vogliamo di nostra volontà abbandonare questo mondo, oppure perché siamo “diversi”, “fuori luogo”, “non normali” o bambini agitati o semplicemente stranieri. La psichiatria ha il dono, con il suo giudizio supremo, di porre opportuni rimedi ad ogni problema. Peccato che questi problemi e queste soluzioni abbiano un solo punto di vista che li giustifichi: quello della pseudo scienza psichiatrica. Ribadiamo ancora a gran voce che non c’è riforma o “giustizia” che possa porre fine a tutto ciò, se non la volontà di eliminare il pre-giudizio psichiatrico e tutti i luoghi nei quali viene formulato, riproposto ed applicato in maniera assolutamente indiscriminata. Perché siamo convinti, e la storia e le cronache anche recenti ce lo dimostrano, che nessuno/a può sentirsi estraneo/a a tutto ciò e dire “a lei/lui si..ma a me no…”. Ecco, sappiamo, anche per esperienza diretta, che quel lui e quella lei possiamo essere io, tu che stai leggendo, noi o chiunque tra le persone a noi vicine e care.
Ed è quindi con il pensiero rivolto ad Elena, Franco, Andrea, Giuseppe, Alda e tanti e tante altri/e che ribadiamo ancora una volta
NO ALLA PSICHIATRIA, NO ALLE SUE PRATICHE MORTIFERE, CHIUDIAMO I REPARTI
PER LA RETE SOCIALE E LA LIBERA ESPRESSIONE DEGLI INDIVIDUI
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO SENZANUMERO- ROMA
IMPORTANTE: il TELEFONO del COLLETTIVO ARTAUD E’ SOSPESO MOMENTANEAMENTE
ATTENZIONE! IMPORTANTE!
IL TELEFONO DEL COLLETTIVO ARTAUD è MOMENTANEAMENTE
SOSPESO PER MOTIVI TECNICI. LO RIATTIVEREMO APPENA SARA’ POSSIBILE .
chiunque abbia bisogno di informazioni sugli psicofarmaci, i TSO e sulle pratiche della psichiatria in generale CI PUO’ CONTATTARE VIA EMAIL a : antpsichiatriapisa@inventati.org
il prossimo SPORTELLO d’ASCOLTO ANTIPSICHIATRICO ci sarà regolarmente
MARTEDì 15 OTTOBRE in via San Lorenzo 38 a Pisa dalle ore 15:30 alle 18:30
MODULO ISTANZA PER LA REVOCA DELL’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO
ISTANZA PER LA REVOCA DELL’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO
(ART. 413 COMMA 1 COD.CIV.)TRIBUNALE DI
SEZIONE CIVILE –UFFICIO DEL GIUDICE TUTELARE
Il sottoscritto (Nome e Cognome): …………………………………………………………………………………………………………….
C.F.: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
nato a …………………………………………………………………… il…………………………………………………………………………….
residente a ……………………………………………………………………………………………………………………………………………..
in via …………………………………………………………………………………………………………………………………………………….
tel. …………….. …………………………………………………. fax ………………………..
mail ………………………………………………
professione svolta: ………………………………………………………………………………………………………………………………….
nella sua qualità di : 1) Persona beneficiaria 2) Amministratore di sostegno del beneficiario 3) Persona stabilmente convivente con la persona beneficiaria 4) Parente entro il quarto grado, ovvero: ………………………………………. (es. madre) 5) Affine entro il secondo grado, ovvero: ………………………………………. (es. marito della sorella) 6) Pubblico Ministero 7) Responsabile dei Servizi socio-sanitari impegnati nella cura e assistenza del beneficiario, siccome a conoscenza dei fatti che rendono opportuna la revoca della Amministrazione di sostegno. CHIEDE ai sensi degli artt. 413 comma 1 sg. cod. civ. (legge 9 gennaio 2004, n. 6)
LA REVOCA DELL’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO GIÀ PENDENTE IN FAVORE DI:
NOME ……………………………………………………………………………………………………………………………………………… COGNOME ………………………………………………………………………………………………………………………………………..
C.F. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………
NATO A …………………………………………… IL ………………………………………………………………………………………….
RESIDENTE A ……………………………………………………………………………………………………………………………………
IN VIA ………………………………………………………………………………………………………………………………………………
DIMORA ABITUALE: …………………………………………………………………………………………………………………….. l
luogo in cui il beneficiario ha la sede stabile dei suoi affetti ed interessi: da indicare qualora sia diversa dalla residenza o dal domicilio (es.: presso la Casa di Cura sita in…../ presso un parente…..).
ISTANZA SPECIFICARE LE RAGIONI PER CUI SI CHIEDE LA REVOCA (ai sensi dell’art. 413 comma 1 c.c., l’istanza deve essere “motivata”, altrimenti è suscettibile di rigetto. Altresì il Giudice può revocare la nomina anche d’ufficio: art.413 comma 4 c.c.): SI SONO DETERMINATI I PRESUPPOSTI PER LA CESSAZIONE DELLA A.D.S., PER I MOTIVI CHE SEGUONO: ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………
L’AMMINISTRAZIONE DI SOSTEGNO È RISULTATA INIDONEA A REALIZZARE LA PIENA TUTELA DEL BENEFICIARIO, PER I SEGUENTI MOTIVI: ………………………………………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………
(EVENTUALE INTEGRAZIONE) Il richiedente PROPONE i seguenti mezzi istruttori e/o l’acquisizione delle seguenti informazioni (ex art. 413 c.c.) ad ulteriore fondamento della domanda di revoca: ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………
ALLEGA (documenti utili –in specie, certificati medici, relazioni cliniche, perizie….): ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………
Luogo e data FIRMA (leggibile)
MODULO ISTANZA PER LA SOSTITUZIONE DELL’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO
ISTANZA PER LA SOSTITUZIONE DELL’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO (ART. 413 COMMA 1 COD.CIV.)
TRIBUNALE DI
SEZIONE CIVILE –UFFICIO DEL GIUDICE TUTELARE Il sottoscritto (Nome e Cognome): ……………………………………………………………………………………………………………. C.F.: ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
nato a …………………………………………………………………… il…………………………………………………………………………….
residente a ……………………………………………………………..
in via ……………………………………………………………………………………………………………………………………………….
tel. …………….. …………………………………………………. fax ………………………..
mail ………………………………………………
professione svolta: ………………………………………………………………………………………………………………………………….
nella sua qualità di: 1) Persona beneficiaria 2) Amministratore di sostegno del beneficiario 3) Persona stabilmente convivente con la persona beneficiaria 4) Parente entro il quarto grado, ovvero: ………………………………………. (es. madre) 5) Affine entro il secondo grado, ovvero: ………………………………………. (es. marito della sorella) 6) Pubblico Ministero 7) Responsabile dei Servizi socio-sanitari impegnati nella cura e assistenza del beneficiario, siccome a conoscenza dei fatti che rendono opportuna l’apertura della Amministrazione di sostegno. CHIEDE ai sensi degli artt. 413 comma 1 sg. cod. civ. (legge 9 gennaio 2004, n. 6) LA SOSTITUZIONE DELL’AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO:
NOME ………………………………………………………………………………………………………………………………………………
COGNOME ………………………………………………………………………………………………………………………………………..
C.F. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………
NATO A …………………………………………… IL ………………………………………………………………………………………….
RESIDENTE A ……………………………………………………………………………………………………………………………………
IN VIA ………………………………………………………………………………………………………………………………………………
TEL …………………………………………………………………………………………………………………………………………………
FAX ………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
MAIL ………………………………………………………………………………………………………………………………………………
GIÀ NOMINATO IN FAVORE DI:
NOME ………………………………………………………………………………………………………………………………………………
COGNOME ………………………………………………………………………………………………………………………………………..
C.F. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………
NATO A …………………………………………… IL ………………………………………………………………………………………….
RESIDENTE A ……………………………………………………………………………………………………………………………………
IN VIA ………………………………………………………………………………………………………………………………………………
DIMORA ABITUALE: ……………………………………………………………………………………………………………………..
luogo in cui il beneficiario ha la sede stabile dei suoi affetti ed interessi: da indicare qualora sia diversa dalla residenza o dal domicilio (es.: presso la Casa di Cura sita in…../ presso un parente…..). E PROPONE, IN SOSTITUZIONE, LA PERSONA SOTTO INDICATA: NOME ………………………………………………………………………………………………………………………………………………
COGNOME ………………………………………………………………………………………………………………………………………..
C.F. …………………………………………………………………………………………………………………………………………………
NATO A …………………………………………… IL ………………………………………………………………………………………….
RESIDENTE A ……………………………………………………………………………………………………………………………………
IN VIA ………………………………………………………………………………………………………………………………………………
TEL …………………………………………………………………………………………………………………………………………………
FAX ………………………………………………………………………………………………………………………………………………..
MAIL ……………………………………………………………………………………………………………………………………………… SPECIFICARE LE RAGIONI PER CUI SI CHIEDE LA SOSTITUZIONE (ai sensi dell’art. 413 comma 1 c.c., l’istanza deve essere “motivata”, altrimenti è suscettibile di rigetto): ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………
……………………………………………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………
Luogo e data FIRMA (leggibile)
sab 19/10 a MONTICHIARI presidio contro l’elettroshock + serata benefit a TRAI- dom 20/10 ASSEMBLEA dei COLLETTIVI ANTIPSICHIATRICI a TRAI
NO ELETTROSHOCK – NO ABUSI E MORTI NEI REPARTI!
(Con Sabatino nel ♥)
SABATO 19 ottobre ore 15 a MONTICHIARI (BS)
ingresso reparto Via G. Ciotti 154
PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO L’USO DELL’ELETTROSHOCK
ore 20.30 in Località Casella, Via Argine sinistro torrente Parma, 8 Sorbole Mezzani (PR) Fermata Bus TRAI
CENA BENEFIT CON PRESENTAZIONE + LIVE
Il collettivo SenzaNumero di Roma presenterà il suo aperiodico. A seguire live dei Gabriela Yankov, Vj Schnell e Dj Irene La Merdica.
DOMENICA 20 ottobreore a TRAI 10.30
ASSEMBLEA dei GRUPPI e dei COLLETTIVI ANTIPSICHIATRICI
Vorremmo chiamare a sostegno dell’iniziativa tutte le realtà che hanno a cuore la libertà della persona nel poter disporre della propria vita, dei propri ricordi e dei propri pregi e difetti. In questa iniziativa vogliamo inoltre dire basta ai morti nei reparti ed agli abusi. Il recente caso di Elena Casetto, morta bruciata a Bergamo legata al letto, è solo l’ultimo di una lunga serie balzato alle cronache perchè era inevitabile essendo così eclatante. Molti casi di abusi indiscriminati e di morti rimangono nel silenzio come era emerso qualche anno fa con il ‘Caso Niguarda’, con 12 pazienti morti ed altri paralizzati con protocolli di supercontenzione fisica quali ‘lo spallaccio’. In quel caso la denuncia era partita dall’interno, ma nella maggioranza dei casi vige il silenzio e certi episodi vengono ritenuti ‘blandi effetti collaterali’ previsti dalla norma. Il taser nei reparti è divenuto la norma, gli abusi divengono la norma.
QUESTO SILENZIO DEVE FINIRE. QUESTA NORMA DEVE FINIRE.
Per dare continuità al presidio di Giugno a Pisa riproponiamo il testo informativo sulla TEC/ELETTROSHOCK dove si spiega bene in cosa consiste questa pratica:
”L’elettroshock oggi viene chiamato TEC (terapia elettroconvulsiva) ma rimane la stessa tecnica inventata nel 1938 da Cerletti e Bini. Si tratta di corrente elettrica che passando dalla testa e attraversando il cervello produce una convulsione generalizzata. Migliorandone le garanzie burocratiche, così come introducendo alcune modifiche nel trattamento, vedi anestesia totale e farmaci miorilassanti, non si cambia la sostanza della TEC.
A più di ottanta anni dalla sua invenzione, possiamo affermare che l’elettroshock è l’unico trattamento, che prevede come cura una grave crisi organica dei soggetti indotta a tale scopo, mai dichiarato obsoleto. Perché questo trattamento medico – che per stessa ammissione di molti psichiatri che lo hanno applicato e che continuano ad applicarlo – è stato utilizzato in passato come metodo di annichilimento dell’umano, come strumento di tortura, come mezzo repressivo contro la disobbedienza, non viene dichiarato superato dalla storia e dalla scienza? È sufficiente praticare un’anestesia totale per rendere più umana e dignitosa la sua applicazione? Basta chiamarla terapia per renderla legittima? Possono dei benefici temporanei, che per avere effetto devono comunque essere accompagnati dall’assunzione di psicofarmaci, essere un valido motivo per usare questo trattamento? Si possono ignorare gli effetti negativi dell’elettroshock?
In Italia negli ultimi anni si tende a incentivare l’utilizzo delle terapie elettroconvulsive, non solo come estrema ratio ma anche come prima scelta. Per esempio nel trattamento delle depressioni femminili entro i primi tre mesi di gravidanza, poiché ritenuto meno pericoloso degli psicofarmaci nei primi periodi di gestazione umana. Anche per quanto riguarda ipotetici problemi di depressione post partum la TEC viene addirittura pro-posta quale terapia adeguata e meno invasiva per le neo mamme rispetto agli psicofarmaci o ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Oggi i centri clinici dove si fa l’elettroshock sono 16 e i pazienti all’incirca 300 l’anno. [Montichiari è uno di questi].
I meccanismi di azione della TEC non sono noti. Per la psichiatria «rimane irrisolto il problema di come la convulsione cerebrale provochi le modificazioni psichiche» e «non è chiaro quali e in che modo queste modificazioni (dei neurotrasmettitori e dei meccanismi recettoriali) siano correlate all’effetto terapeutico» (G. B. Cassano, Manuale di Psichiatria). Ma per chi subisce tale trattamento la perdita di memoria e i danni cerebrali sono ben evidenti e possono essere rilevati attraverso autopsie e variazioni elettroencefalografiche anche dopo dieci o venti anni dallo shock.
Ciò che resta di certo, quindi, è la brutalità, la totale mancanza di validità scientifica e l’assenza di un valore terapeutico comprovato.
Ci teniamo, quindi, a ribadire che nonostante le vesti moderne l’elettroshock rimane una terapia invasiva, una violenza, un attacco all’integrità psicologica e culturale di chi lo subisce. Insieme ad altre pratiche psichiatriche come il TSO, l’elettroshock è un esempio, se non l’icona, della coercizione e dell’arbitrio esercitato dalla psichiatria. Il percorso di superamento dell’elettroshock e di tutte le pratiche non terapeutiche deve essere portato avanti e difeso in tutti i servizi psichiatrici, in tutti i luoghi e gli spazi di cultura e formazione dove il soggetto principale è una persona, che insieme ai suoi cari, soffre una fragilità.”
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO CAMUNO – CAMAP camap@autistici.org
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD PISA – antipsichiatriapisa@inventati.org
COLLETTIVO SENZANUMERO – ROMA – senzanumero@autistici.org
MONTICHIARI: sab 19/10 PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO L’ELETTROSHOCK E CONTRO GLI ABUSI NEI REPARTI PSICHIATRICI
SABATO 19 Ottobre a MONTICHIARI (BS)
alle ore 15 c/o ingresso reparto Via G. Ciotti 154,
PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO L’USO DELL’ELETTROSHOCK E CONTRO GLI ABUSI NEI REPARTI PSICHIATRICI
STOP ELETTROSHOCK, STOP ABUSI E MORTI NEI REPARTI !
Vorremmo chiamare a sostegno dell’iniziativa tutte le realtà che hanno a cuore la libertà della persona nel poter disporre della propria vita, dei propri ricordi e dei propri pregi e difetti. Per dare continuità al presidio di Giugno scorso a Pisa riproponiamo il testo informativo sulla TEC/ELETTROSHOCK dove si spiega bene in cosa consiste questa pratica:
”L’elettroshock oggi viene chiamato TEC (terapia elettroconvulsiva) ma rimane la stessa tecnica inventata nel 1938 da Cerletti e Bini. Si tratta di corrente elettrica che passando dalla testa e attraversando il cervello produce una convulsione generalizzata. Migliorandone le garanzie burocratiche, così come introducendo alcune modifiche nel trattamento, vedi anestesia totale e farmaci miorilassanti, non si cambia la sostanza della TEC.
A più di ottanta anni dalla sua invenzione, possiamo affermare che l’elettroshock è l’unico trattamento, che prevede come cura una grave crisi organica dei soggetti indotta a tale scopo, mai dichiarato obsoleto.
Perché questo trattamento medico – che per stessa ammissione di molti psichiatri che lo hanno applicato e che continuano ad applicarlo – è stato utilizzato in passato come metodo di annichilimento dell’umano, come strumento di tortura, come mezzo repressivo contro la disobbedienza, non viene dichiarato superato dalla storia e dalla scienza?
È sufficiente praticare un’anestesia totale per rendere più umana e dignitosa la sua applicazione?
Basta chiamarla terapia per renderla legittima?
Possono dei benefici temporanei, che per avere effetto devono comunque essere accompagnati dall’assunzione di psicofarmaci, essere un valido motivo per usare questo trattamento?
Si possono ignorare gli effetti negativi dell’elettroshock?
In Italia, sul finire degli anni novanta, i presidi sanitari dove era possibile praticare l’elettroshock erano nove – sei pubblici e tre privati. Venne presentata una campagna, “Sdoganare l’elettroshock”, dai più illustri psichiatri organicisti aderenti all’AITEC (Associazione Italiana Terapie Elettroconvulsive), che principalmente chiedeva due cose: un aumento dei presidi autorizzati tale che si potesse coprire la richiesta di una struttura ogni milione di abitanti e la promozione di iniziative culturali tese ad una rivalutazione di quella che era la percezione pubblica dell’elettroshock. Fu così che gli apparati politici italiani intervennero in materia predisponendo, per la prima volta, un percorso teorico e normativo che identificasse delle linee guida condivise tra apparati istituzionali pubblici e privati e le richieste della psichiatria.
In Italia negli ultimi anni si tende a incentivare l’utilizzo delle terapie elettroconvulsive, non solo come estrema ratio ma anche come prima scelta. Per esempio nel trattamento delle depressioni femminili entro i primi tre mesi di gravidanza, poiché ritenuto meno pericoloso degli psicofarmaci nei primi periodi di gestazione umana. Anche per quanto riguarda ipotetici problemi di depressione post partum la TEC viene addirittura pro-posta quale terapia adeguata e meno invasiva per le neo mamme rispetto agli psicofarmaci o ad un Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Nel 2011 le strutture ospedaliere coinvolte, cioè quelle che hanno eseguito almeno una TEC in un anno, erano 91. Nel triennio che va dal 2008 al 2010, 1.406 persone sono state sottoposte a elettroshock. La maggioranza dei trattamenti riguarda le donne, 821 contro 585 uomini, e la fascia d’età va in media dai 40 ai 47 anni. Nel 2008 i pazienti over 75 che hanno subito la TEC erano 21, l’anno dopo 39.
Oggi i centri clinici dove si fa l’elettroshock sono 16 e i pazienti all’incirca 300 l’anno.
I meccanismi di azione della TEC non sono noti. Per la psichiatria «rimane irrisolto il problema di come la convulsione cerebrale provochi le modificazioni psichiche» e «non è chiaro quali e in che modo queste modificazioni (dei neurotrasmettitori e dei meccanismi recettoriali) siano correlate all’effetto terapeutico» (G. B. Cassano, Manuale di Psichiatria). Ma per chi subisce tale trattamento la perdita di memoria e i danni cerebrali sono ben evidenti e possono essere rilevati attraverso autopsie e variazioni elettroencefalografiche anche dopo dieci o venti anni dallo shock.
Ciò che resta di certo, quindi, è la brutalità, la totale mancanza di validità scientifica e l’assenza di un valore terapeutico comprovato.
Ci teniamo, quindi, a ribadire che nonostante le vesti moderne l’elettroshock rimane una terapia invasiva, una violenza, un attacco all’integrità psicologica e culturale di chi lo subisce. Insieme ad altre pratiche psichiatriche come il TSO, l’elettroshock è un esempio, se non l’icona, della coercizione e dell’arbitrio esercitato dalla psichiatria. Il percorso di superamento dell’elettroshock e di tutte le pratiche non terapeutiche deve essere portato avanti e difeso in tutti i servizi psichiatrici, in tutti i luoghi e gli spazi di cultura e formazione dove il soggetto principale è una persona, che insieme ai suoi cari, soffre una fragilità.”
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO CAMUNO – CAMAP camap@autistici.org
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD PISA – antipsichiatriapisa@inventati.org
COLLETTIVO SENZANUMERO – ROMA – senzanumero@autistici.org
FIRENZE: ven 4/10 presentazione di “DIVIETO D’INFANZIA” c/o Spazio Inkiostro
FIRENZE VENERDì 4 OTTOBRE
c/o Spazio Inkiostro in via degli Alfani 49 alle ore 18
il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud e l’assemblea Autoconvocata delle lavoratrici e dei lavoratori del sociale
Presentano:
“DIVIETO D’INFANZIA. Psichiatria, controllo, profitto.”
A cura di Chiara Gazzola e Sebastiano Ortu, edizioni BFS
Saranno presenti gli autori.
A seguire APERICENA
Per info: antipsichiatriapisa@inventati.org / noleggeiori@gmail.com
MONTICHIARI sab 19/10 PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO l’ELETTROSHOCK dom 20/10 ASSEMBLEA NAZIONALE
– SABATO 19 OTTOBRE a MONTICHIARI (BS) alle ore 15 c/o ingresso reparto Via G. Ciotti 154
PRESIDIO INFORMATIVO CONTRO L’USO DELL’ELETTROSHOCK
– DOMENICA 20 OTTOBRE ASSEMBLEA ANTIPSICHIATRICA
alle ore 10:30 fermata bus TRAI località Casella Argine sinistro Torrente Parma n°8 Sorbole Mezzani PARMA

