news/comunicati
categoria dove mettiamo le news e comunicati importanti e urgenti
CANAPISA 2017: LA FOLLIA di CURARE la PAZZIA
come collettivo antipsichiatrico anche quest’anno parteciperemo a Canapisa.
sotto il volantino che distribuiremo durante la street parade.
CANAPISA STREET PARADE 2016 Sabato 20 maggio ore 16 Piazza Sant’Antonio – PISA
LA FOLLIA DI CURARE LA PAZZIA
Sulla crisi , il controllo sociale e il proibizionismo…
Anche quest’anno parteciperemo a Canapisa per sostenere la lotta antiproizionista e ribadirne l’affinità con quella antipsichiatrica. Rivendichiamo la libertà di scegliere per noi stessi e rifiutiamo qualsiasi forma di patologizzazione dei comportamenti, tesa a creare categorie sociali discriminate e emarginate come quelle di “drogato” e “pazzo”.
L’istituzione psichiatrica è infatti uno dei principali strumenti che il sistema usa per ostacolare l’autodeterminazione degli individui, per arginare qualsiasi critica sociale e normalizzare quei comportamenti ritenuti “pericolosi” poiché non conformi al mantenimento dello status quo, intervenendo nel complesso ambito della sofferenza.
Assistiamo oggi ad una sistematica diffusione della crisi, sia sociale, economica e personale; le cui cause vanno ricercate nella società in cui viviamo e nello stile di vita che ci viene imposto e non nei disturbi biochimici della mente.
La logica psichiatrica sminuisce invece le nostre sofferenze, riducendo le reazioni dell’individuo al carico di stress cui si trova sottoposto a sintomi di malattia e medicalizzando gli eventi naturali della vita.
Poiché la risposta psichiatrica è sempre la stessa per tutte le situazioni – diagnosi-etichetta e cura farmacologica – crediamo che rivendicare il diritto all’autodeterminazione in ambito psichiatrico significhi “riappropriarsi” della follia e della molteplicità di maniere per affrontarla, elaborandola in maniera autonoma.
La psichiatria moderna è diventata una tecnica di repressione tramite psicofarmaci. Che bisogno c’è della camicia di forza quando oggi basta una pillola oppure una siringa?
Sicuramente l’uso della violenza (non del tutto sparito, infatti in molti reperti si usa ancora la contenzione meccanica) è un approccio più appariscente e rumoroso, ecco perché è preferibile una tecnica, farmacologica, silenziosa, incontrollabile e diluibile. E’ molto più semplice convincere qualcuno a prendere delle pasticche o a farsi fare iniezioni che a farsi legare ad un letto.
L’istituzione psichiatrica continua a compiere la sua funzione di esclusione e controllo sociale, ed ha enormemente ampliato il suo bacino d’utenza aumentando di anno in anno il numero delle “malattie mentali” da curare, ossia dei comportamenti “devianti” da uniformare.
Tra questi rientra il consumo di sostanze psicoattive, che oggi diviene sintomo di un disagio da trattare con cure psichiatriche, trasformando un fenomeno culturale e sociale in una questione sanitaria. Negli ultimi anni a causa del decreto Fini-Giovanardi ed alle nuove proposte di legge in materia psichiatrica, si è rafforzato il legame proibizionismo-psichiatria ed i consumatori di sostanze illegali sono diventati merce per le multinazionali farmaceutiche e per l’industria del recupero e della riabilitazione sulla base di una doppia diagnosi che li vede “malati mentali” in quanto drogati e “drogati” a causa della loro “malattia mentale”.
Nonostante si dimostri proibizionista nei confronti di chi consuma volontariamente sostanze, la psichiatria diffonde sul mercato molecole psicoattive e somministra trattamenti farmacologici che sono spesso introdotti coercitivamente nel corpo delle persone.
Gli psicofarmaci, oltre ad agire solo sui sintomi e non sulle cause della sofferenza della persona, alterano il metabolismo e le percezioni, rallentano i percorsi cognitivi ed ideativi contrastando la possibilità di fare scelte autonome, generano fenomeni di dipendenza ed assuefazione del tutto pari, se non superiori, a quelli delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti, dalle quali si distinguono non per le loro proprietà chimiche o effetti ma per il fatto di essere prescritti da un medico e commercializzate in farmacia. Siamo qui a chiedere dunque: qual’è la vera differenza fra le droghe illegali e gli psicofarmaci?
Siamo contro l’obbligo di cura e contro il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), non condanniamo a priori l’utilizzo di psicofarmaci ma pensiamo che spetti all’individuo deciderne in libertà e consapevolezza l’assunzione.
Il TSO, la cui applicazione avviene nei reparti ospedalieri preposti (i cosiddetti SPDC), ha effetti coercitivi che vanno ben oltre le mura della stanza d’ospedale: è usato, presso i CIM o i Centri Diurni, anche come strumento di ricatto quando la persona chiede di interrompere il trattamento o sospendere/scalare la terapia; infatti oggi l’ obbligo di cura non si limita più alla reclusione in una struttura, ma si trasforma nell’impossibilità effettiva di modificare o sospendere il trattamento psichiatrico per la costante minaccia di ricorso al ricovero coatto cui ci si avvale alla stregua di strumento di oppressione e punizione. Per questo ancora una volta diciamo NO ai TSO, perché i trattamenti sanitari non possono e non devono essere coercitivi e affinché nessuno più debba morire di psichiatria
Sentiamo pertanto l’esigenza di contrastare ancora una volta il perpetuarsi di tutte le pratiche psichiatriche e di smascherare l’interesse economico che si cela dietro l’invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
L’8 MARZO, LOTTO SEMPRE!
L’8 MARZO, LOTTO SEMPRE!
Il collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa aderisce e partecipa allo sciopero globale femminista dell’8 marzo 2017.
Il movimento antipsichiatrico, come il femminismo e il transfemminismo, lotta da sempre per il diritto all’autoderminazione di tutte e tutti, contro la psichiatria come scienza del controllo sociale.
Religione e psichiatria si sono sempre preoccupate di esercitare il loro repressivo controllo su tutti quei comportamenti che, nelle differenti epoche, hanno suscitato e suscitano scandalo: dalla sessualità non convenzionale, al pensiero libertino; dalla disobbedienza alla famiglia, alla dissidenza politica; dalla diversità, alla stravaganza o incomprensibile stranezza. Ogni comportamento che si discosta dalla norma in una società che richiede efficienza, produttività e concorrenzialità, viene definito patologico.
Le carenze individuali della persona che vive una situazione di squilibrio vengono ricercate ed esaltate, anche quando si riconoscono le cause sociali del disagio. Ne è un chiaro esempio la categoria diagnostica del PTSD (disturbo da stress post-traumatico) che valuta il difetto della persona nel reagire a esperienze fortemente traumatiche, anziché il dramma sociale vissuto, invertendo così i termini di causa ed effetto.
I Manuali Diagnostici e Statistici dei Disturbi Mentali, DSM 1°, 2° e 3° includevano l’omosessualità tra le malattie mentali con annesse spiegazioni “scientifiche”. Solo nel DSM 4° del 1994, dopo un lungo dibattito e scontri interni, l’omosessualità come patologia non apparirà più, così come non vi si troverà l’isteria, che portò alla reclusione di migliaia di donne negli istituti manicomiali. Ma quante altre presunte malattie mentali sono state classificate col medesimo metodo “scientifico”?
Sopravvive ad esempio, seppur cambiato di nome, il disturbo dell’identità di genere, oggi disforia di genere. Proliferano le categorie diagnostiche associate alla vita della donna, dalla depressione post-partum, al disturbo disforico premestruale, e il sesso femminile è addirittura considerato un fattore di rischio nella depressione.
Anche l’infanzia è sotto i riflettori della psichiatria, così come il mondo migrante e quello precario: i soggetti improduttivi o socialmente “deboli” incarnano oggi tutta la sintomatologia del divario economico e sociale che viviamo e diventano destinatari di “cure”, anche obbligatorie, giacché la famigerata chiusura dei manicomi non ha intaccato il ricovero coatto e il trattamento sanitario obbligatorio (TSO).
Gli psichiatri si ergono a “curatori dell’infelicità” a sostegno dell’industria farmaceutica: più la nostra esistenza si complica, più ci propongono di alleviare le nostre difficoltà con molecole (psicofarmaci) che diluiscono silenziosamente la nostra capacità di reazione. Veniamo spinte a ricorrere al camice bianco come sostituto della solidarietà spontanea fra le persone. Si risponde alla necessità di riconoscimento delle esperienze drammatiche e delle sofferenze esistenziali, con diagnosi che vanificano la volontà di riprendere in mano le nostre vite, perché il problema siamo noi, che siamo “malate”.
CONTRO CHI CI VUOLE SUCCUBI, OBBEDIENTI E INQUADRATE.
CONTRO OGNI ETICHETTA PSICHIATRICA. CONTRO L’OBBLIGO DI CURA.
CONTRO LA PSICHIATRIA SCIENZA DEL CONTROLLO SOCIALE.
PER IL DIRITTO ALL’AUTODETERMINAZIONE E IL RICONOSCIMENTO DELLE DIFFERENZE:
NOI SCIOPERIAMO!!!
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud Pisa
www.artaudpisa.noblogs.org
CONTRO il PROIBIZIONISMO: DIFESA ATTIVA…
A Pisa è nato lo SPORTELLO e il TELEFONO CONTRO IL PROIBIZIONISMO con CONSIGLI MEDICI e LEGALI
A cura di Osservatorio Antipro CANAPISA
PER INFO E CONTATTI: 370 3002016 / www.osservatorioantipro.org
OMICIDIO CASU: INGIUSTIZIA E’ FATTA…
PSICHIATRIA: ANCORA PERSONE LEGATE AL LETTO a Piacenza
Le ASSEMBLEE de COLLETTIVO ARTAUD RIPARTIRANNO da MARTEDì 30 AGOSTO
Le assemblee del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud sono sospese a partire da martedì 9 agosto COMPRESO.
RIPRENDERANNO tutti i martedì a PARTIRE da MARTEDI’ 30 Agosto 2016
sempre alle ore 21:30 c/o lo Spazio Antagonista NEWROZ in via Garibaldi 72 a Pisa
Il TELEFONO 3357002669 COME SEMPRE RIMANE ACCESO 24 H SU 24H
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
CIAO ANTONELLA … CI MANCHERAI!
CIAO ANTONELLA…
Questa notte ci ha lasciati la compagna Antonella Armilotta.
Ci sei sempre stata fin dal primo giorno sostenendo le attività e le battaglie del collettivo Artaud contro gli abusi della psichiatria.
Ci mancherai con il tuo carattere forte, a tratti taciturna e burbera ma sempre presente …
Ci mancherai con la tua voglia di ballare e la tua bottiglia di vino bianco …
Ci mancherai ma ti porteremo sempre con noi nei nostri cuori e nelle nostre lotte!
Il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa
Comunicato di SOLIDARIETA’ al CSA SARS di Viareggio: NO allo SGOMBERO!
SOLIDARIETA’ al CSA SARS! NO ALLO SGOMBERO!
Come Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud di Pisa esprimiamo la nostra totale contrarietà alla notizia dello sgombero del CSA SARS di Viareggio, uno spazio aperto, libero e che negli anni ha contribuito a fare contro cultura dal basso.
Il CSA SARS ci ha sempre accolti, negli anni abbiamo fatto varie iniziative insieme e condiviso pratiche antipsichiatriche.
Non lasceremo che un tale patrimonio venga disperso e saremo al fianco di chi lotta per difenderlo.
NO ALLO SGOMBERO del CSA SARS!
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
Via San Lorenzo 38 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org /www.artaudpisa.noblogs.org /335 7002669
CANAPISA 2016 sab 28 Maggio piazza S.Antonio ore 16 Pisa
come collettivo antipsichiatrico anche quest’anno parteciperemo a Canapisa. sotto il volantino che distribuiremo durante la street parade.
CANAPISA STREET PARADE 2016 Sabato 28 maggio
ore 16 Piazza Sant’Antonio – PISA
LA FOLLIA DI CURARE LA PAZZIA
Ovvero sulla crisi , sul controllo sociale e sulla diffusione degli psicofarmaci.
L’istituzione psichiatrica è uno dei principali strumenti che il sistema usa per ostacolare l’autodeterminazione degli individui, per arginare qualsiasi critica sociale e normalizzare quei comportamenti ritenuti “devianti” poiché non conformi al mantenimento dello status quo, intervenendo nel complesso ambito della sofferenza.
Assistiamo oggi ad una sistematica diffusione della crisi, di matrice economica, politica, sociale e personale; le cause di questa crisi vanno ricercate nella società in cui viviamo e nello stile di vita che ci viene imposto; non nei cosiddetti disturbi biochimici della mente.
La logica psichiatrica sminuisce invece le nostre sofferenze, riducendo le reazioni dell’individuo rispetto al carico di stress cui si trova sottoposto a sintomi di una malattia e medicalizzando gli eventi naturali della vita.
Poiché la risposta psichiatrica è sempre la stessa per tutte le situazioni – ovvero diagnosi/etichetta e cura farmacologica – noi crediamo che rivendicare il diritto all’autodeterminazione in ambito psichiatrico significhi “riappropriarsi” della follia e della molteplicità di maniere per affrontarla, elaborandola in maniera autonoma.
La psichiatria moderna è diventata una tecnica di repressione tramite psicofarmaci. Che bisogno c’è della camicia di forza quando oggi basta una pillola o un’iniezione?
Sicuramente l’uso della violenza (non del tutto scomparso, laddove ancora si pratica la contenzione meccanica) è un approccio più appariscente e rumoroso. Ecco perché oggi gli si preferisce la tecnica farmacologica, più silenziosa, incontrollabile e accettabile. È molto più semplice convincere qualcuno a prendere delle pasticche o a farsi fare iniezioni che a farsi legare ad un letto.
In questa epoca post-basagliana, in cui si chiudono gli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari) ma si aprono le REMS (Residenze Esecuzione Misura di Sicurezza), in cui si continua a praticare l’elettroshock avendogli solamente cambiato nome in TEC (Terapia Elettro Convulsiva) non c’è evoluzione o cambiamento (né democrazia, per chi ne parli ancora in questi termini) nell’affrontare la follia senza legarla ad un letto ma sostenendo l’obbligo di cura.
L’istituzione psichiatrica continua a compiere la sua funzione di esclusione e controllo sociale, ed ha enormemente ampliato il suo bacino d’utenza aumentando di anno in anno il numero di “malattie mentali” da curare, ossia dei comportamenti “devianti” da uniformare. Tra questi rientra il consumo di sostanze psicoattive, che oggi diviene sintomo di un disagio da trattare con cure psichiatriche, trasformando un fenomeno culturale e sociale in una questione sanitaria. Negli ultimi anni a causa del decreto Fini-Giovanardi e delle nuove proposte di legge in materia psichiatrica, si è rafforzato il legame proibizionismo-psichiatria ed i consumatori di sostanze illegali sono diventati merce per le multinazionali farmaceutiche e per l’industria del recupero e della riabilitazione sulla base di una doppia diagnosi che li vede “malati mentali” in quanto drogati e “drogati” a causa della loro “malattia mentale”.
Nonostante si dimostri proibizionista nei confronti di chi consuma volontariamente sostanze, la psichiatria diffonde sul mercato molecole psicoattive e somministra trattamenti farmacologici che sono spesso introdotti coercitivamente nel corpo delle persone.
Gli psicofarmaci, oltre ad agire solo sui sintomi e non sulle cause della sofferenza della persona, alterano il metabolismo e le percezioni, rallentano i percorsi cognitivi ed ideativi contrastando la possibilità di fare scelte autonome, generano fenomeni di dipendenza ed assuefazione del tutto pari, se non superiori, a quelli delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti, dalle quali si distinguono non per le loro proprietà chimiche o effetti ma per il fatto di essere prescritti da un medico e commercializzate in farmacia.
Siamo contro l’obbligo di cura. Non siamo a priori contro l’utilizzo di psicofarmaci e non demonizziamo alcuna delle sostanze. Riteniamo che spetti all’individuo deciderne in libertà e consapevolezza l’assunzione. Sentiamo pertanto l’esigenza di contrastare ancora una volta il perpetuarsi di tutte le pratiche psichiatriche e di smascherare l’interesse economico che si cela dietro l’invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
LINK INTERVISTA a RADIO BLACKOUT ad un anno dalla “chiusura” dei Manicomi
sotto il link ad intervista fatta a radio blackout ad un anno dalla “chiusura” degli OPG.
cosa è cambiato? Poco o nulla, a parte il nome; il paradigma di base non cambia, il modello resta quello manicomiale della cura-custodia.
http://radioblackout.org/2016/04/bello-come-una-prigione-che-brucia-il-podcast-del-4-aprile/