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INFORMAZIONI sul Trattamento Sanitario Obbligatorio
INFORMAZIONI SUL TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio)
La legge 180/78 è la normativa che regola in Italia i trattamenti sanitari. La legge 180/78 sancisce che i trattamenti sanitari sono, in generale, volontari. Ma stabilisce anche dei casi in cui il ricovero venga eseguito coattivamente e contro la volontà dell’individuo: è il caso del T.S.O. eseguibile all’interno del reparto psichiatrico di un qualunque Ospedale generale civile; SPDC (Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura)
Il trattamento sanitario obbligatorio ha durata di 7 giorni, e per essere disposto necessita di una serie di passaggi stabiliti per legge. Esso deve essere disposto dal Sindaco del comune di residenza su proposta di un medico e convalidato da uno psichiatra operante nella struttura pubblica.
Dopo aver firmato la richiesta di T.S.O. il sindaco deve inviare il provvedimento e le certificazioni mediche al Giudice Tutelare operante sul territorio. Il giudice, che ha un compito di vigilanza sui trattamenti, può entro 48 ore convalidare o meno il provvedimento. Lo stesso procedimento deve essere seguito nel caso in cui il T.S.O. venga rinnovato.
Il T.S.O. può essere eseguito solo se sussistono queste tre condizioni:
1. L’individuo presenta alterazioni psichiche tali da necessitare interventi terapeutici urgenti;
2. L’individuo rifiuta l’interventi terapeutici;
3.L’individuo non può essere assistito in altro modo rispetto al ricovero ospedaliero.
Quanto al contenuto, un Trattamento Sanitario Obbligatorio può essere revocato se mancano le 3 condizioni che lo giustificano. Poiché è molto difficile appellarsi alla mancanza dello stato di urgenza o di necessità definito dall’arbitrio dello psichiatra di turno,è più funzionale far riferimento alle altre 2 condizioni. Se non vi sono omissioni e il T.S.O. risulta legale, una volta in reparto è opportuno o dimostrare che il trattamento può avvenire in luogo diverso rispetto all’ospedale, oppure accettare le cure che ci vengono somministrate. In tali casi 2 delle condizioni decadono. A questo punto si può chiedere la revoca del T.S.O. al Sindaco e al Giudice Tutelare, magari allegando un’autocertificazione in cui si dichiara l’accettazione della terapia.
Di fronte alla presentazione di un provvedimento di T.S.O. abbiamo diritto a chiedere la NOTIFICA del Sindaco relativa al provvedimento stesso. In mancanza o in attesa di tale notifica, che deve pervenire entro 48 ore, nessuno può obbligarci a ricoverarci o a seguire terapie, a meno che non abbiamo violato norme penali o che lo psichiatra abbia invocato lo stato di necessità regolato dall’articolo 54 del Codice Penale.
Potrebbe mancare a questo punto la notifica da parte del Giudice Tutelare che deve pervenire entro le 48 ore successive alla richiesta del Sindaco. Se la convalida del giudice non avviene entro questo lasso di tempo il provvedimento decade. Ciò significa che abbiamo tutto il diritto, ai sensi di legge, di lasciare la struttura ospedaliera in cui ci avevano rinchiuso.
In molti casi accade che i medici che firmano il provvedimento non abbiano mai né visto né visitato il paziente. Il ricovero risulta illegale e dunque il T.S.O. è invalidato. In questi casi, inoltre, i medici possono essere denunciati per falso in atto pubblico.
Il T.S.O. decade anche qualora o i medici o il Sindaco o il Giudice Tutelare, nei loro documenti abbiano omesso di specificare le motivazioni che hanno reso necessario il ricorso al ricovero coatto.
Se il provvedimento di T.S.O. è disposto dal sindaco di un comune diverso da quello di residenza, ne va data comunicazione al sindaco di quest’ultimo comune. Se il provvedimento è adottato nei confronti di cittadini stranieri o di apolidi, ne va data comunicazione al Ministero degli Interni e al consolato competente, tramite il prefetto.
I DIRITTI CHE ABBIAMO in CASO di TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO
- abbiamo diritto alla notifica del provvedimento di TSO. In assenza di questa notifica nessuno può obbligarci a seguirlo o ad assumere terapie (esclusi i casi di comportamenti penalmente rilevanti e i casi in cui si ravvisano gli estremi dello stato di necessità).
- abbiamo diritto di presentare ricorso avverso al TSO al Sindaco che lo ha disposto. Questo ricorso può essere proposto anche da chi ne ha interesse (familiari, amici, associazioni ecc..). Per ridurre i tempi conviene inviarne copia al Giudice Tutelare, specie se il ricorso parte entro le prime 48 ore dal ricovero (quando presumibilmente lo stesso non ha ancora convalidato il
provvedimento). - abbiamo diritto di avanzare richiesta di revoca al Tribunale, chiedendo la sospensione immediata
del TSO e delegando, se vogliamo, una persona di nostra fiducia a rappresentarci al processo. - abbiamo diritto di scegliere, ove possibile, il reparto presso cui essere ricoverati.
- abbiamo diritto di conoscere le terapie che ci vengono somministrate e di poter scegliere fra
una serie di alternative. - abbiamo diritto di comunicare con chi riteniamo opportuno e di ricevere visite nell’orario stabilito dalla struttura ospedaliera.
- abbiamo diritto di essere rispettati nella nostra dignità psichica e fisica. Anche se sottoposti a TSO nessuna contenzione fisica e meccanica può esserci applicata, se non in via eccezionale e per il tempo strettamente necessario alla somministrazione della terapia e in accordo alle linee guida dell’Ospedale. Gli atti di contenzione di natura punitiva sono reati penalmente perseguibili.
- abbiamo diritto di dettare nella nostra cartella clinica ogni informazione riguardante il nostro
stato di salute e i trattamenti che riceviamo. - abbiamo diritto di conoscere i nomi e la qualifica degli operatori del reparto (essi devono
indossare cartellini di riconoscimento).
Il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
VILE ATTACCO INCENDIARIO AL NEWROZ DI PISA!
contro il vigliacco e doloso incendio di ieri
esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai compagni e alle compagne
dello spazio antagonista Newroz che da anni portano
avanti importanti lotte sociali sul territorio.
collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa
CIAO COMPAGNO ROMA….
questa notte ci ha lasciato il compagno “ROMA” Raffaele Bonaccorsi
del telefono viola di Milano.
in questi anni ci ha sempre aiutato e sostenuto
nella comune lotta contro gli abusi della psichiatria.
un abbraccio
collettivo antipsichiatrico antonin artaud-Pisa
Non vogliamo altri casi Mastrogiovanni! Lettera aperta agli abitanti della città di Pisa
Qualche anno fa, a Vallo della Lucania, un uomo venne braccato da un imponente schieramento di forze dell’ordine per aver commesso un’infrazione stradale. L’uomo era conosciuto dai servizi psichiatrici territoriali e si chiamava Francesco Mastrogiovanni e per questo scattò nei suoi confronti un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Per chiunque altro sarebbe finito tutto con una multa o, nel peggiore dei casi, con un ritiro della patente. Ma per il maestro delle elementari la vicenda si concluse in un reparto di psichiatria dove trovò la morte dopo 4 giorni di contenzione forzata. Un’altra storia simile avvenne in Sardegna, dove Giuseppe Casu, venditore ambulante, mentre protestava per il diniego dell’autorizzazione a occupare il suolo pubblico veniva internato e moriva nel reparto psichiatrico di Cagliari dopo diversi giorni di letto di contenzione.
In realtà si tratta di storie dall’origine più disparata, che non avrebbero niente in comune tra di loro se non fossero accomunate dal ricovero in un reparto psichiatrico in seguito al quale è sopraggiunta la morte.
In Italia la detenzione psichiatrica, ovvero il Trattamento Sanitario Obbligatorio, è regolamentata dalla legge 180 del 1978. Questa per arginare gli abusi del sistema Manicomiale sancì tutta una serie di norme che resero l’internamento coatto un provvedimento amministrativo temporaneo, proposto da medici, autorizzato dal Sindaco, in qualità di autorità sanitaria locale e convalidato dal giudice Tutelare, entro tempi prestabiliti. Omissioni e ritardi producevano la nullità del provvedimento amministrativo da realizzarsi solo ed esclusivamente nei reparti psichiatrici di ospedali generali. La riforma Basaglia, come venne soprannominata, condusse gradualmente alla chiusura delle grandi strutture manicomiali e alla nascita degli SPDC (Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura), dove si sarebbero dovute internare persone solo per gravi ed urgenti motivi e per un periodo di tempo limitato ad una settimana, prolungabile con una richiesta di proroga e con la convalida del Giudice Tutelare. La legge Basaglia stabilì in sostanza una procedura formale che avrebbe dovuto funzionare da antidoto agli abusi manicomiali. Un tentativo di imbrigliare gli eventuali abusi psichiatrici nelle maglie di una burocrazia che dava, a chiunque ne avesse l’interesse, il diritto a ricorrere verso tale provvedimento, una sorta di controllo democratico sull’operato dell’istituzione psichiatrica che nel suo passato manicomiale si era contraddistinta per particolari violazioni ed atrocità.
A Pisa esiste il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud che si muove ormai da più di un decennio in difesa dei diritti fondamentali delle persone che diventano pazienti psichiatrici e vengono quindi sottoposti al TSO. Il Collettivo viene contattato dai diretti interessati quando sono in reparto, da familiari, da amici e vengono richiesti consigli, informazioni legali e sui farmaci, viene chiesto aiuto e sostegno o semplicemente di essere ascoltati per denunciare quello che per loro è un abuso. In questo modo pervengono all’orecchio del Collettivo molte storie di vita che quando vengono verificate e approfondite risultano complicate dalla psichiatria stessa.
Come la storia di un uomo, pervenuta di recente all’orecchio del Collettivo, a cui la psichiatria aveva intenzione di fare l’elettroshock. Il signore in questione è stato ricoverato per più di venti giorni all’ospedale Santa Chiara di Pisa senza essere oggetto di alcun provvedimento di trattamento sanitario obbligatorio. In maniera preventiva, non appena l’uomo arrivava al reparto di psichiatria veniva immediatamente legato. L’uomo era li perché non mangiava più da due settimane, ma fu immediatamente legato al letto e solo diversi giorni dopo alimentato. Questa storia è emblematica del fatto che gli psichiatri abbiano avuto immediata premura di legare la persona al letto e di proporre l’elettroshock, ma non di alimentarla. Negli stati di anoressia, quando necessita un’alimentazione forzata, si arriva spesso a legare al letto per prevenire il rischio che il paziente si tolga il sondino naso-gastrico, ma nel caso di quest’uomo la misura di sicurezza preventiva è stata antecedente addirittura all’alimentazione, prolungando così il suo digiuno.
Spesso durante i ricoveri psichiatrici vengono omessi gli obblighi di legge previsti dalla legge 180, procrastinando illegalmente nel tempo, anche per settimane, la formalizzazione del TSO. Re-legare a letto produce rischi per l’apparato respiratorio, mina le capacità motorie e compromette gravemente l’autonomia di una qualunque persona, specialmente per periodi prolungati. Inoltre la risposta omologante e uguale per tutti che si sostanzia nella somministrazione di psicofarmaci, presso il proprio domicilio, in day hospital, in casa famiglia o in reparto, rende la psichiatria pubblica come una sorta di dispositivo di controllo dal quale, una volta entrati, non è facile uscire, facendo sentire le persone completamente espropriate della facoltà di decidere della propria esistenza. In nome di una presunta e presupposta pericolosità sociale, che è sempre importante ricordare non proviene da una sentenza di un tribunale, ma di fatto dal semplice giudizio psichiatrico, vengono limitati i diritti costituzionali delle persone. Dalla esperienza del Collettivo questo approccio psichiatrico alla questione che fa della persona “malata” un nemico della società dal quale bisogna difendersi, produce una sorta di stato di guerra permanente che ad esempio porta alla contenzione al letto anche persone molto pacifiche. Tra l’istituzione e le persone coinvolte c’è una vera e propria guerra fredda in nome della sicurezza preventiva e questo conduce inevitabilmente all’innalzamento di muri di incomprensione e alla degenerazione delle vicende di cui la psichiatria si prende carico. Tutte le cure dovrebbero essere volontarie senza eccezione per le “patologie psichiatriche”, solo con l’abolizione del TSO si possono superare gli abusi che si sono perpetrati nei manicomi e che oggi continuano nei reparti di psichiatria. Per non avere altri casi Mastrogiovanni, bisognerebbe smetterla di legare persone, e capire che chiunque se viene maltrattato e forzato diventa pericoloso per chi lo maltratta e lo forza. Al di là di tanta bella teoria, nella realtà dei fatti, la psichiatria pubblica non cerca di conoscere la storia ed il vissuto delle persone, per tutti esiste una sola risposta terapeutica: quella farmacologica o tutto al più l’elettroshock. Chi non ha abbastanza denaro e non può permettersi uno specialista privato o scegliere liberamente una struttura dove ricoverarsi difficilmente sarà capace di sottrarsi ad un destino che altri hanno “prescritto” per lui.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud- Pisa
Collettivo Telefono Viola- Milano
NO ALLA PSICHIATRA, NO ALLA RIAPERTURA DEI MANICOMI!!
sotto il link a 2 interviste a radio blackout sul testo unico di Ciccioli
di riforma della legge 180/78 fatte dal collettivo antipsichiatrico a.artaud di Pisa
verso alla riapertura dei manicomi
http://radioblackout.org/2012/06/11/verso-la-riapertura-dei-manicomi-2/
riaprano i manicomi?
http://radioblackout.org/2012/06/11/riaprono-i-manicomi/
collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud-pisa
www.artaudpisa.noblogs.org
335 7002669
ATTENZIONE
A causa di un’iniziativa in cantiere per martedì 2 agosto (a breve maggiori info) LA PROSSIMA ASSEMBLEA è ANTICIPATA A LUNEDì 01 AGOSTO, ORE 21.30.
c/o lo Spazio Antagonista Newroz in via Garibaldi 72 a PISA
per info 3357002669
cerchiamo testimonianze sull’elettroshock
SE SIETE INTERESSATI A RACCONTARE LA VOSTRA ESPERIENZA E LASCIARCI I VOSTRI CONTATTI COMPILATE QUESTO FORM
giornate del libero pensiero
il Collettivo Antipsichiatrico A. Artaud sarà presente alle GIORNATE DEL LIBERO PENSIERO che si svolgono a RIMINI dal 21 al 28 MAGGIO 2011 c/o il Centro sociale Grottarossa SABATO 28 MAGGIO 2011 ore 21.00 "Donne e psichiatria": Teatro performance a seguire letture e riflessioni sulla psichiatrizzazione delle fasi femminili. a cura del Collettivo Antipsichiatrico A. Artaud - pisa (in collaborazione con il Collettivo Teatrale Resistente).