IMPORTANTE NUMERO PROVVISORIO TELEFONO VIOLA DI MILANO

  • November 16, 2008 4:31 pm


IL TELEFONO VIOLA DI MILANO
una linea contro gli abusi della psichiatria
causa problemi con la telecom
HA ATTIVATO UN CELLULARE DI EMERGENZA
334.3968947
attivo da lunedì 17 novembre 2008
con una presenza tutti i mercoledi
dalle 17.00 ALLE 20.00
e con una segreteria telefonica 24h su 24h

INIZIATIVE DI SOLIDARIETA’ CON L’AMBULATORIO MEDICO POPOLARE IN TOSCANA

  • October 23, 2008 1:03 pm

SOSTIENI L’AMBULATORIO MEDICO
POPOLARE

di Milano

DIFENDI IL
DIRITTO ALLA SALUTE

PER TUTTI

L’ambulatorio medico popolare  di Milano è un
ambulatorio gratuito per il diritto alla salute per tutti, e da luglio 08 è
sotto sfratto.
L’Ambulatorio popolare in questi anni ha fornito visite mediche di base,
favorito l’ accesso a visite mediche specialistiche e costituisce, nell’area
urbana milanese, una rete che garantisce prestazioni mediche a chi non può accedere
al Sistema Sanitario Nazionale. Oltre all’attività di assistenza medica,
l’Ambulatorio medico popolare offre informazioni su tutto quello che riguarda
il diritto alla salute, in specifico per quanto riguarda i diritti dei migranti
e la salute delle donne, fornendo anche informazioni relative ad altri
"sportelli" cittadini.

 

Tutte
i fondi raccolti durante i tre appuntamenti andranno come benefit e in
solidarietà all’ambulatorio medico popolare  di Milano.

INIZIATIVE DI
SOLIDARIETA’ CON L’AMBULATORIO MEDICO POPOLARE IN TOSCANA

 

VENERDI’ 7 NOVEMBRE A
PISA

C/O LO S.A. NEWROZ in
via garibaldi 72

ORE 18:30 INCONTRO
/DIBATTITO

ORE 21 CENA SOCIALE

ORE 23 SERATA
MUSICALE

 

SABATO 8 NOVEMBRE A
LIVORNO

C/O IL CSA
GODZILLA  in via dei mulini 29

(zona piazza
xx settembre)

ORE 20 CENA SOCIALE

Dopo cena INCONTRO
/DIBATTITO

 

DOMENICA 9 NOVEMBRE A
FIRENZE

C/O IL CSA NexT
EMERSON in via di bellagio

(zona castello)

ORE 13 PRANZO

ORE 15:30 INCONTRO
/DIBATTITO

 

 

COME E PERCHE’ FARE A MENO DELLA PSICHIATRIA

  • October 21, 2008 7:37 pm

il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

presenta

COME E PERCHE’ FARE A MENO DELLA PSICHIATRIA

MERCOLEDì 22 ottobre a PISA

al POLO CARMIGNANI OCCUPATO in piazza dei Cavalieri

(dietro
la Normale)

alle ORE 18:30

INCONTRO/DIBATTITO con il Collettivo Antipsichiatrico
Antonin Artaud

+ PROIEZIONE DI VIDEO ANTIPSICHIATRICI

 a seguire Aperitivo
Musicato

 

PERCHE’ NON RESTI “COME SE NULLA FOSSE ACCADUTO”

  • July 31, 2008 5:53 pm

riceviamo e volentieri pubblichiamo la testimonianza di Arianna
che ci scrive che spera tanto che almeno attraverso il nostro sito
la sua storia possa non passare sotto silenzio; perchè tutto non
resti’ "come se nulla fosse accaduto"

collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa

 

 

Ho
35 anni e da circa 25 sono affetta da un disturbo psichiatrico cronico e non
trattabile (Disturbo ossessivo compulsivo).
Tale
disturbo comporta di per sé la coazione a lunghissimi rituali di pulizia e
lavaggio con i quali ormai convivo da anni e pur avendo pesantemente
influenzato la mia vita pratica e di relazione mi permette comunque di vivere
da sola da alcuni anni e non ha mai costituito fonte di pericolo o
preoccupazione per me o altri.
Nel
2004 per una lunga e complessa situazione che non sto a dettagliare  ma fondamentalmente di vessazioni e
intimidazioni subite da parte di una famiglia di condomini del palazzo in cui
vivo e scaturita unicamente dal loro pregiudizio e dalla loro intolleranza nei
confronti della mia persona – che per mia stessa ammissione sapevano sofferente
di una patologia mentale – mi sono trovata a perdere il mio equilibrio ma
soprattutto in situazioni esistenziali totalmente compromesse, tali da indurmi
a minacciare un gesto anticonservativo nel giugno 2005.
Ho subito allora un TSO perfettamente giustificato e legittimo, ma questo e’
stata per me (che mai avevo dovuto subire ricoveri, mai tentato il suicidio in
tanti di malattia) l’inizio di una spirale allucinante di soprusi, violenze
psicologiche e ricatti da parte dei medici curanti (parte al Centro Salute
Mentale cui mi ero rivolta ed ero seguita da qualche tempo poi e da quel
momento in reparto).
Per riassumere ho subito da allora tre TSO successivi, di cui uno di 30 giorni,
senza che vi fossero i requisiti legali prescritti dalla legge 180 e con
evidenti vizi anche formali nell’ultimo.
Questo perché la drammatica situazione che vivevo e che raccontai sin dal primo
ricovero e che da un anno non riuscivo a denunciare alle autorità causa la
perdita di credibilità dovuta alla mia condizione patologica certificata,non e’
stata mai minimamente creduta ne’ appurata, bensì da subito e definitivamente
bollata come sintomo di un disturbo paranoide del pensiero, in comorbilità con
il mio disturbo ossessivo (per lunghi anni diagnosticato invariabilmente e
trattata da professionisti privati.) E inoltre, avendo io stessa
insistentemente sollecitato i medici a tentare un colloquio di mediazione con i
miei vicini di casa, ho ottenuto il risultato di subire un TSO con la sola motivazione
di essere stata "troppo insistente e fastidiosa" nel
telefonare al CSM per spiegare tale esigenza, preoccupata per il mio equilibri
psicofisico e il reale rischio per la mia incolumità che da un anno correvo nel
mio appartamento.
Poi il colloquio di mediazione in effetti ci fu, io non venni ammessa ad esso
per volere del Primario; per qualche tempo i vicini cambiarono atteggiamento,
ma dopo 6 mesi tutto ricominciò e questa volta i vicini cominciarono a recarsi
da quel Primario adducendo come da sempre pretesti calunniosi e irreali per
paventare una presunta mia pericolosità sociale e farmi rinchiudere
temporaneamente in reparto.
Questo nell’aprile 2006, quando venni attirata con un pretesto
in reparto e pur avendo constatato tutti, Primario compreso, le mie buone
condizioni in quel frangente, il Primario richiese con false dichiarazioni un
TSO immediato, chiudendo semplicemente le porte. E tra lo sbigottimento e
l’impotenza di tutto il personale infermieristico e dei pazienti, che mi
espressero solidarietà e cercarono di trovare delle soluzioni per tutelarmi se
non liberarmi.
Infine dopo le dimissioni i vicini di casa mi aggredirono fisicamente con
minaccia di morte, ma prima che potessi denunciarli chiamarono il Servizio
Psichiatrico Urgente e i carabinieri sostenendo che io ero l’autrice
dell’aggressione.
Il medico del Servizio Psichiatrico dopo aver a lungo parlato con me non
ritenne di dover prendere provvedimenti sanitari, ma consigliò ai miei
familiari di starmi vicino e cercare di risolvere la situazione con i vicini.
Ma 3 giorni dopo, ancora sotto shock, vidi la mia psichiatra del CSM
presentarsi senza preavviso al mio domicilio per eseguire un TSO,senza sapere
lei stessa motivarlo a me o ai miei familiari, se non con il fatto che aveva
ricevuto un ordine dal solito Primario del reparto.
Peraltro la Dottoressa rientrava quella mattina in servizio dopo un periodo di
ferie e non era quindi al corrente – così io pensavo – ne’ di quanto mi era
accaduto,  tanto meno delle mie reali
condizioni in quei giorni, poiché non vi era stato alcun contatto tra me e lei
o con il CSM da parecchi giorni.
Eppure si presentò con una richiesta di TSO già firmata, riportante una
condizione psichiatrica del tutto falsa atta a legittimare l’intervento. E il
rifiuto di accettare le terapie, sebbene in quel frangente nessuno mi propose
alcun farmaco o colloquio terapeutico, nemmeno se ne parlò e ve ne fu il tempo.
Mio padre, medico internista, era presente e testimone di tutti i fatti, ma non
ha saputo opporsi o tentare di reagire per il forte shock.
Quando poi giunsi in ospedale e chiesi spiegazioni, il Primario in termini
denigratori e accusatori mi disse che la mia vicina di casa si era recata da
lui per descrivere l’aggressione (nei termini invertiti) e aveva chiesto di
prendere un provvedimento restrittivo. Io non avevo testimoni al momento
dell’aggressione, ma di nuovo spiegai come erano  andate le cose, peraltro sconvolta dal fatto
che avessero da 2 anni ignorato le mie richieste di tutela fino al rischio
verificatosi di perdere la vita per mano di queste persone. Il Primario, sempre
con un atteggiamento di palese sostegno, giustificazione e solidarietà con i
miei vicini, ribattè in quell’occasione che "se mi avessero
effettivamente uccisa avrebbero fatto bene, lui sarebbe stato contento".
Questa fu solo una delle tante esternazioni pesanti e spesso illogiche (di
fronte al personale che ne prese atto) che subii da lui durante tutti i
ricoveri eccetto il primo. La sua 
condotta da un punto di vista umano e deontologico fu così marcatamente
scorretta da creare imbarazzo al personale e alla fine, per fortuna, indusse un
medico del suo staff a prendere posizione e esautoralo dallo seguire in
specifico il mio caso, che venne passato al collega ("Ci siamo resi
conto che c’e’ un problema con il Dott.X, temiamo che questo possa
compromettere il suo equilibrio”)

Inutile
dire che nell’eventualità’ di un procedimento legale a parte mio padre e un
infermiere non più n servizio in quel reparto e distante anche geograficamente,
nessuno di queste persone informate dei fatti sarà disposta a parlare; sono
piuttosto certa riguardo agli infermieri, che me l’ hanno già in parte
comunicato, esprimendo anche timore nell’essere coinvolti (anche se lo saranno
d’ufficio, come presumo).
Durante i ricoveri ovviamente ho dovuto sottostare a una terapia diversa come
dosaggi dalla mia abituale e soprattutto mi venne prescritto un neurolettico
indicato per le patologie deliranti a dosaggi altissimi e per via
intramuscolare a rilascio lento (depot). Questo creava effetti collaterali
fisici molto penosi ed evidenti.
Ma dopo le dimissioni dovevo ogni 15 giorni presentarmi al CSM per ricevere
l’iniezione e una volta che credetti di poter contrattare con i medici almeno
una somministrazione per via orale, meno dannosa, fui letteralmente sequestrata
all’interno del CSM, presa con la forza e sottoposta all’iniezione, mentre un
medico sbarrava le porte.e mi parlava in toni derisori, come a un bambino. Io
peraltro sapevo da tutte le esperienze precedenti che era del tutto inutile
chiamare le forze dell’ordine, acriticamente esecutrici di qualsiasi decisione,
legale o non, dei servizi sanitari pubblici.
All’atto delle dimissioni dall’ultimo ricovero nuovamente il Primario volle
prescrivere quella terapia rivelatasi dannosa oltre che non efficace per il mio
disturbo e lo fece contro il parere di mio padre medico e della collega
psichiatra del CSM che erano presenti. Alle richieste di spiegazione di mio
padre, soprattutto sull’effettiva utilità e meccanismo scientifico del farmaco
suddetto, il Primario dimostrò con risposte vaghe di non conoscerne neppure
l’emivita. Eppure ribadì che l’unica condizione a cui potevo essere dimessa era
di nuovo questa terapia ogni 15 giorni, perché " Bisogna fare braccio
di ferro con la paziente e qui decido io".

Però se non altro dopo quelle dimissioni il farmaco creò effetti più gravi,
tali da portarmi a rischiare lo scompenso cardiaco; così mio padre prese
finalmente coraggio e informalmente diffidò tanto il CSM quanto il reparto dal continuare
ad occuparsi del mio caso, pena il ricorso a vie legali.
Immediatamente tutte le interferenze nella mia vita, i controlli  che subivo da parte del CSM al mio domicilio
(preciso che dal punto di vista legale non ho mai infranto alcuna legge e sono
incensurata) e soprattutto le violazioni di domicilio ingiustificate (ogni
volta che i vicini chiamavano il SUP) cessarono e io ritornai ad essere un
cittadino in possesso dei suoi diritti, soprattutto quelli costituzionali e
della persona.
Purtroppo il danno che ho riportato sul piano biologico, ma
ancor più morale ed esistenziale e’ immane. A tutt’oggi persistono i sintomi di
un Disturbo da stress post traumatico non risolto del tutto (incubi, terrori,
ansia continua, crisi di panico e depressione). Per dare l’idea del progressivo
deteriorarsi delle mie condizioni di vita posso dire, con vergogna, che non
sono in grado di lavare il mio corpo dal 2005 a causa delle coercizioni subite
qui in casa e in ospedale verso la mia abitudine al lavaggio compulsivo, che mi
hanno prodotto idrofobia e altre fobie (soprattutto essere invasa in casa da
ulteriori interventi) e comportano chiaramente un’invalidazione assai più grave
di quella già grave che vivevo dopo anni di cronicità.
Gli effetti si sono ripercossi a macchia d’olio sui miei familiari, ormai
anziani, sui loro ritmi di vita alterati dall’esigenza costante di farsi carico
non solo delle mie esigenze materiali ma della mia tutela, legale e fisica. E
per questo sono sorte incomprensioni e problemi nell’ambito allargato delle
loro famiglie d’origine.
Peraltro i vicini (sentendosi legittimati dai medici e probabilmente sapendo
che sarei stata da loro intimidita con lo stesso TSO a non sporgere denuncia,
cosa che in effetti non sono poi riuscita a fare) mi hanno poi querelata con la
falsa accusa dell’aggressione, anche se ora dopo il loro trasloco hanno rimesso
la querela. E l’onere economico per la mia difesa legale è andato ovviamente a
carico della famiglia, giacché sono da sempre inabile al lavoro.
Aggiungo che alla mia richiesta delle cartelle cliniche
effettuata alcuni mesi fa,quella dell’ultimo e più visibilmente illegale
ricovero , è stata dal Primario dichiarata smarrita (all’interno del reparto:
secondo l’archivio non e’ mai giunta a distanza di due anni nella preposta sede
di archiviazione!).Egli ha sposto regolare denuncia di smarrimento e la
Direzione Sanitaria dell’Ospedale mi ha dato notizia ufficiale  per iscritto.
Senza contare che solo alla consegna delle altre cartelle
relative ai TSO precedenti ebbi modo di scoprire la diagnosi che egli aveva
formulato…a quanto pare anche all’insaputa della mia psichiatra curante al CSM
che si dichiara tuttora discorde. Del resto gli estenuanti accertamenti che ho
poi eseguito privatamente a me spese 
ripetutamente disconfermano tale diagnosi, rilevando sempre solo il mio
Disturbo ossessivo compulsivo (purtroppo con sintomatologia aggravata dalle
“cure” subite!)
Oggi,
a distanza di 2 anni, essendo effettivamente cessata anche la minaccia dei
vicini, recentemente trasferitisi altrove, io sento il bisogno di informare le
autorità di quanto accaduto; e non solo quale riconoscimento a me stessa,
veramente terapeutico,della reintegrazione del mio diritto civile ma perché
oggi lo considero un dovere morale, nonostante l’irrimediabilità del danno
subito, nei confronti di altri pazienti presenti e futuri. E non soltanto
ovviamente di quel reparto nello specifico.
Eppure
il muro di omertà (anche da parte del personale allora in servizio), i giochi
di potere politici che sottendono alle cariche sanitarie, la difficoltà e la
fatica di sottopormi a innumerevoli perizie, il fatto che nessuno psichiatra
oggi è veramente disposto a pronunciarsi, ben sapendo che questo andrebbe a
mettere a rischio la credibilita’ di un collega, mi svuotano ogni giorno di più
di fiducia e speranza e perpetuano il dolore e la difficolta’ di convivere ogni
giorno con i danni subiti.

 
Arianna

 

 

 

 

UN MESSAGGIO DI SPERANZA AI SOPRAVISSUTI DELLA PSICHIATRIA

  • July 23, 2008 1:02 pm

Riceviamo e
volentieri pubblichiamo
questo messaggio di
una persona che è risucita a uscire dalla morsa della psichiatria.. Abbiamo deciso di
rendere pubblica  questa lettera con l’intento di mettere in luc
e i veri meccanismi con
cui opera la psichiatria
e nella speranza che sempre più persone trovino il coraggio di denunciare gli abusi subiti.

collettivo antipsichiatrico
a.artaud-pisa

UN MESSAGGIO DI
SPERANZA AI SOPRAVISSUTI DELLA PSICHIATRIA

se potete pubblicare
sul sito antipsichiatrico il mio messaggio alle persone
che ancora sono
dentro a questo orribile tunnel…un metodo per fuggire
c’è ….
sembra ridicolo ma io
racconto la mia storia personale
mi sono dovuta
nascondere per anni , scappando da una città all’altra, pur di non essere
braccata dalle siringhe e dalle pillole misteriose dei medici mi sono improvissata
un giorno barista, un mese impiegata, un altro anno commessa , pur di
fuggire e stare al riparo anche con sconosciuti , che sono
sempre meglio di
questi infami medici che dicono di conoscerti da anni
sono scomparsa,, ho
chiuso i contatti anche con i miei famigliari , perchè i
parenti purtroppo sono
la prima scorciatoia che i medici usano per farti rientrare nel loro
giro vizioso giocando sull ignoranza ,e sul posto appunto che
conservano di lavoro,
basta una semplice
telefonata a casa tua da uno di questi mercenari , anche mentre tu sei fuori a
comperarti in quel momento un cd o fare la spesa,che ti ritrovi nel abisso
degli psicofarmaci.
rischiare è l’unica
cosa , ma è un rischio che ne vale la pena ,,, se sismettono i farmaci di
colpo , non abbiate timore…
non c’ è tortura
peggiore che una convulsione da farmaco ogni 10 giorni e bava alla bocca
piuttosto che alzarsi
alla notte e sognare ancora questi vampiri che ti tengono con la forza
per infilarti aghi nelle braccia….
non è importante se
nessuno sa dove siete, non lo sapevano comunque nemmeno prima…….
qua fuori non siamo
soli, in verità ci sono tanti di quei sopravissuti che
girano che nemmeno ce
lo possiamo immaginare, ma questo non importa,
la cosa che importa è
che piu lottiamo per combattere la psichiatria più lei vince….
il buio l’abbiamo già
visto per tanti anni , non resta che ritrovare la luce…
qualunque cosa vi
inventiate , andrà sicuramente bene, perchè lontano dagli psichiatri tutto
torna a profumare di muschio bianco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

R.F.

SCHEDA TRATTAMENTO SANITARIO OBBLIGATORIO

  • June 26, 2008 1:08 pm

TRATTAMENTO
SANITARIO OBBLIGATORIO

 

COSA E’

ricovero psichiatrico coatto (contro la
nostra volontà)

 

 

CHI LO DISPONE

il Sindaco del comune di residenza o presso
cui ci si trova

 

 

CHI LO PROPONE

un medico (non importa se psichiatra o
meno, appartenente alla struttura pubblica o privato)

 

 

CHI LO CONVALIDA

un medico operante nella struttura
sanitaria pubblica (spesso l’Ufficiale Sanitario)

 

 

QUANDO PUO’ ESSERE FATTO

quando i due medici di cui sopra
dichiarano:

che la
persona affetta da alterazioni
psichiche tali da doversi attivare urgenti interventi terapeutici;

che la stessa
rifiuta tali interventi;

che non esistano
alternative extraospedaliere al ricovero.

 

 

CHI VIGILA

Il Giudice Tutelare competente nel
territorio del Comune che ha disposto il TSO (generalmente operante presso le
preture). A lui il Sindaco deve inviare, entro 48 ore dalla firma, il
provvedimento corredato dalle certificazioni mediche. Il Giudice Tutelare
assunte le informazioni del caso può convalidare o non convalidare il
ricovero

 

 

DOVE PUO ESSERE EFFETTUATO IL RICOVERO

solo presso i reparti psichiatrici
istituiti presso gli ospedali civili

 

QUANTO DURA

7 (sette) giorni; rinnovabili con
provvedimento del Sindaco su proposta del Primario del reparti psichiatrico

 

CHI VIGILA SUL RINNOVO DEL TSO

il Giudice Tutelare. A
lui Sindaco manda il provvedimento di proroga del TSO per la convalida

 

CHE DIRITTI ABBIAMO

1. abbiamo diritto alla
notifica del provvedimento di TSO. In assenza di questa notifica nessuno pUò

obbligarci a seguirlo o ad assumere terapie (esclusi i casi di comportamenti
penalmente rilevanti e i casi in cui si ravvisano gli es
tremi dello stato di necessità);

2. abbiamo
diritto di presentare ricorso avverso al TSO al Sindaco che lo ha
disposto. Questo ricorso pu
ò essere proposto anche da chi ne ha
interesse (familiari, amici,
associazioni…). Per ridurre i tempi conviene inviarne copia al
Giudice Tutelare, specie se il ricorso parte entro le prime 48 ore dal
ricovero (quando presumibilmente lo stesso non ha ancora convalidato il
provvedimento);

3. abbiamo diritto di
avanzare richiesta di revoca al Tribunale, chiedendo la sospensione immediata
del TSO e delegando, se vogliamo, una persona di nostra fiducia a
rappresentarci al processo;

4. abbiamo diritto di
scegliere, ove possibile, il reparto presso cui essere ricoverati;

5. abbiamo diritto di
conoscere le terapie che ci vengono somministrate e di poter scegliere fra
una serie di alternative;

6. abbiamo diritto di
comunicare con chi riteniamo opportuno;

7. abbiamo diritto di
essere rispettati nella nostra dignit
à psichica e fisica. Anche se sottoposti a TSO
nessuna contenzione fisica pu
ò esserci applicata, se non in via
eccezionale e per il tempo strettamente necessario alla somministrazione
della terapia. Gli atti di contenzione di natura punitiva sono reati
penalmente perseguib
ili;

8. abbiamo diritto di
dettare nella nostra cartella clinica ogni informazione riguardante il nostro
stato di salute e i trattamenti che riceviamo;

9. abbiamo diritto di
conoscere i nomi e la qualifica degli operatori del reparto (essi devono
indossare cartellini di riconoscimento)

 

 

 

CHI SIAMO

  • June 24, 2008 5:04 pm

immagine dello psichiatra e dei bambini...

A Pisa è nato il collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud contro gli usi ed abusi della psichiatria.
Nessuno di noi è psichiatra, psicologo o uno "specialista " della mente ma siamo tutte persone
interessate a contrastare gli effetti nefasti che questa scienza del controllo produce sull’intero corpo sociale.

Ci sembra necessario mettere in discussione le pratiche di esclusione e segregazione indirizzate
a tutti quelli che non accettano il sistema di valori imposto dalla società.

E’ arrivato il momento di rompere il silenzio che permette il brutale perpetuarsi di tutte le
pratiche psichiatriche e di smascherare l’interesse economico che si cela dietro
l’invenzione di nuove malattie per promuovere la vendita di nuovi farmaci.

Ci proponiamo di fornire:
– un aiuto legale
– informazione sui farmaci e sui loro effetti
collaterali
– denunciare le violenze e gli abusi della psichiatria.


Chiunque è interessato può intervenire alle nostre assemblee che si svolgano
tutti i martedì alle 21:30 c/o lo Spazio Antagonista Newroz in via Garibaldi 72 a PISA
per info : antipsichiatriapisa@inventati.org
3357002669

  visita anche il nostro blog

www.artaudpisa.blogspot.com

sabato 21 giugno iniziativa antipsichiatrica c/o il circolo arci agorà di pisa

  • June 18, 2008 11:31 am
SABATO 21 GIUGNO 2008

il Collettivo Antipsichiatrico A.Artaud-Pisa
Parteciperà all’iniziativa
"A 30 anni dall’entrata in vigore della riforma psichiatrica"
(Legge 180)

"E ti chiamaron matta" di Gianni Nebbiosi

c/o il cirolo arci agorà VIA BOVIO 48/50 Pisa

Un piccolo – urgente disco/capolavoro torna disponibile dopo 37 anni
nella nuova incisione di
Alessio Lega e Rocco Marchi

Ore 20 cena sociale
Menù: fusilli al tonno – filetto di cappone alle verdure – sorbetto –
vino, acqua.

Ore 22 presentazione del CD “E ti chiamaron matta” con il CONCERTO di
Alessio Lega e Rocco Marchi

Ingresso alla presentazione del CD gratuito

Serata promossa dal circolo agorà di Pisa
www.agorapisa.it info@agorapisa.it

Parteciperà il Collettivo Antipsichiatrico A.Artaud-Pisa
http://artaudpisa.noblogs.org/

Le nuove catene della psichiatria a 30 anni dalla Legge 180

  • June 12, 2008 3:26 pm


 

Il
collettivo Antonin Artaud è formato da un gruppo di persone che si propongono
di sviluppare e di diffondere una cultura di critica e di contrasto agli usi e
agli abusi  della psichiatria, attraverso
attività di ricerca e di divulgazione,  e
offrendo ascolto, solidarietà e supporto legale alle vittime della psichiatria.

Oggi,
a 30 anni dall’entrata in vigore della riforma psichiatrica, che ha visto
l’abolizione dei manicomi, ci troviamo ancora di fronte alla necessità di
mettere in discussione i meccanismi coercitivi e di reclusione dell’istituzione
psichiatrica.

La
riforma legislativa si concretizza con la legge 180, chiamata legge Basaglia,
nonostante lui stesso l’abbia in seguito criticata. Il contesto politico e
culturale di quegli anni era vivace e in continuo fermento, i movimenti
politici dal basso lottavano per la liberazione dell’individuo da catene e
sbarre, da poteri istituzionali e dal controllo poliziesco e medico. Cresceva
dunque il bisogno istituzionale di mettere un freno a queste spinte libertarie,
necessità concretizzata con una legge che solo apparentemente ha abolito i
meccanismi manicomiali e che
si
è rivelata più verbale che materiale, riguardando solo i luoghi della psichiatria,
non i trattamenti e le logiche sottostanti.

Con la chiusura degli Ospedali
Psichiatrici si è verificata una trasformazione che ha visto sorgere capillarmente
sul territorio tutta una serie di piccole strutture preposte all’accoglienza
dei vecchi e nuovi utenti della psichiatria, quali case famiglia, Centri di
Salute Mentale (CSM), centri diurni, reparti ospedalieri, comunità
terapeutiche, ecc, all’interno dei quali continuano a perpetuarsi sia
l’etichetta di “malato mentale” sia i metodi coercitivi e violenti della
psichiatria. Si sono dunque conservati dispositivi e strumenti propri dei
manicomi, quali la gestione del tempo quotidiano, dei soldi, l’obbligo delle
cure e il ricorso alla contenzione fisica.

La legge Basaglia non ha
intaccato il fenomeno dell’internamento, mantenendo inalterato il principio di
manicomialità in base al quale chiunque può essere arbitrariamente etichettato
co
me “malato mentale” e rinchiuso. Viene infatti
definita la pratica del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) ossia la
possibilità di veri e propri ricoveri coatti, 
atti di violenza che rappresentano un grande trauma per chi li subisce.
Insieme al bombardamento farmacologico, che mira ad annullare la coscienza
della persona e a renderla docile ai ritmi e alle regole ospedaliere, per i
pazienti considerati “agitati” si ricorre ancora all’isolamento e alla
contenzione fisica.

Con
la chiusura dei manicomi la psichiatria ha raggiunto più potere ed una migliore
visibilità come scienza medica: essa è riuscita a sbarazzarsi di camicie di
forza, sbarre, e letti di contenzione (quest’ultimi sono comunque tuttora
presenti!) sostituendoli con cure massicce di psicofarmaci,
di
durata indeterminata e rese obbligatorie sotto
il ricatto di un internamento attraverso il TSO.

Vogliamo infine manifestare il
nostro dissenso verso coloro che in questi giorni hanno tro
vato il pretesto del
trentennale della legge 180 per tesserne le lodi di “democraticità” e farsi
belli agli occhi della comunità, ma che nel quotidiano non fanno altro che
rafforzare il modello psichiatrico “manicomiale” vigente: coordinatori di Distretti
di Salute Mentale, nei cui reparti chiusi i pazienti non possono uscire benché
ne abbiano tutto il diritto o muoiono a vent’anni in circostanze del tutto
sospette; associazioni e cooperative sociali che svolgono il proprio lavoro a
fianco della psichiatria; insigni professori che esercitano pratiche disumane
quali l’elettroshock, e che ultimamente ne promuovono una maggiore diffusione
nel territorio.

Vogliamo invitare tutti alla nostra
iniziativa per confrontarsi su questi argomenti.

 

COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD – PISA

www.artaudpisa.noblogs.org

antipsichiatriapisa@inventati.org

LE NUOVE CATENE DELLA PSICHIATRIA A 30 anni dalla riforma psichiatrica

  • June 12, 2008 12:07 am