Il PROSSIMO SPORTELLO D’ASCOLTO CI SARA’ MARTEDI’ 8 NOVEMBRE

  • October 30, 2022 9:20 pm

Vi informiamo che lo SPORTELLO D’ASCOLTO ANTIPSICHIATRICO previsto per martedì 1 novembre non sarà effettuato. Lo SPORTELLO si terrà regolarmente martedì 8 novembre allo stesso orario , dalle ore 15:30 alle 18:30 presso la nostra sede in via San Lorenzo 38 a Pisa.

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 3357002669

link su Radio BlackOut per ASCOLTARE la DIRETTA durante il presidio del 13 ottobre a Roma

  • October 27, 2022 10:07 pm

sotto il link su RADIO BLACKOUT per ascoltare la DIRETTA fatta durante il presidio
che si è svolto il 13 ottobre scorso in piazza del Risorgimento a Roma indetto
dall’Assemblea Antipsichiatrica per contestare il convegno
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla salute mentale.

MALApsichiatria

IL CAPITALISMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE
NON VOGLIONO CHE STIAMO BENE, VOGLIONO CHE STIAMO BUONE.
IN DIRETTA CON LA PIAZZA DEL RISORGIMENTO A ROMA giovedì 13 ottobre

https://radioblackout.org/podcast/malapsichiatria/

2 RESOCONTI RADIO SUL PRESIDIO del 13 Ottobre a Roma per CONTESTARE il CONVEGNO dell’OMS

  • October 24, 2022 10:17 pm

Sotto il link per ascoltare la puntata di Mezz’ora d’aria, trasmissione anticarceraria sulle frequenze di Radio Città Fujikp, andata in onda sabato 22 ottobre. Voci dal presidio del 13 ottobre chiamato dall’Assemblea Antipsichiatrica a Roma per contestare il convegno dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla salute mentale.

https://brughiere.noblogs.org/post/2022/10/22/il-capitalismo-nuoce-gravemente-alla-salute-voci-dal-presidio-del-13-ottobre-a-roma/

Questo il link per ascoltare il resoconto sul presidio contro l’OMS in collegamento telefonico con una compagna da Roma andato in onda su Zardins Magnetics, trasmissione radiofonica in onda ogni giovedì sera alle ore 20.00 su Radio Onde Furlane.

https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

sab 22 Ottobre a PONTE a ELSA (EMPOLI) presentazione di “HANNO LEGATO LA ZIA LIA” c/o CSOA INTIFADA

  • October 11, 2022 10:42 pm

SABATO 22 OTTOBRE alle ore 18
c/o il CENTRO SOCIALE INTIFADA
in via xxv aprile a PONTE A ELSA (EMPOLI)
il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud presenta:

“HANNO LEGATO LA ZIA LIA” di Sonia Ambroset Edizioni Sensibili Alle Foglie
sarà presente l’autrice

L’esperienza della contenzione fisica
Il dialogo con la zia Lia, legata al letto in un reparto di medicina in ospedale, costringe l’autrice a entrare in contatto con quanto vissuto nel corso della propria vita professionale e tenuto per molti anni sotto silenzio. L’esperienza della contenzione fisica viene infatti narrata attraverso gli incontri con esseri umani reali, pazienti, operatori, familiari e attraverso l’incursione nei saperi e nelle pratiche che sono state prodotte nel corso del tempo. La storia della zia Lia, al pari degli spunti autobiografici dell’autrice, si sviluppa tra le pagine a testimonianza dell’unicità, e al contempo dell’ordinarietà, delle vite di ciascuno di noi. Vite che chiedono di essere vissute e lasciate andare con la dignità che meritano.

A SEGUIRE DJ SET CON
ROZZAdjNia
WANAGANA GORILLA PROJECT

LINK INTERVISTA a Radio BLACKOUT in vista del 13 Ottobre

  • October 5, 2022 5:58 pm

Sotto il link per ascoltare l’intervista che abbiamo fatto, come collettivo Artaud,
su radio BlackOut per rilanciare la mobilitazione del 13 ottobre in P.zza Risorgimento alle ore 11
a Roma all’incontro internazionale sulla salute mentale organizzato dall’OMS

https://radioblackout.org/podcast/oms-coercizione-telehealth-contatori-e-smartcity/

IL CAPITALISMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE
Giovedì 13 ottobre 2022 si terrà una mobilitazione in occasione del Global Mental Health Summit, incontro internazionale sulla salute mentale organizzato dall’OMS.  Cerchiamo di analizzare il ruolo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nella gestione di questa fase di collasso ambientale e sociale, di pandemie tanto virali quanto inerenti la sofferenza psichica della popolazione mondiale, di coercizione e soluzionismo tecno-medicale.

ROMA: 13 OTTOBRE PRESIDIO DURANTE INCONTRO dell’OMS in P.zza RISORGIMENTO ore 11

  • October 2, 2022 4:23 pm

NON VOGLIONO CHE STIAMO BENE VOGLIONO CHE STIAMO BUONI!

MOBILITAZIONE durante l’incontro dell’OMS sulla Salute Mentale

PRESIDIO GIOVEDì 13 OTTOBRE ORE 11 P.zza Risorgimento – ROMA

IL CAPITALISMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE!

 

GIOVEDì 13 OTTOBRE PRESIDIO DURANTE INCONTRO dell’OMS a ROMA in P.zza RISORGIMENTO ore 11

  • September 16, 2022 8:46 pm

NON VOGLIONO CHE STIAMO BENE VOGLIONO CHE STIAMO BUONI!

MOBILITAZIONE durante l’incontro dell’OMS sulla Salute Mentale

PRESIDIO GIOVEDì 13 OTTOBRE ORE 11 P.zza Risorgimento – ROMA

IL CAPITALISMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE!

 

 

giovedì 13 ottobre: APPELLO MOBILITAZIONE a ROMA in OCCASIONE dell’INCONTRO dell’OMS sulla SALUTE MENTALE

  • September 12, 2022 9:53 pm

IL CAPITALISMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE

Una buona salute mentale consente alle persone di lavorare in modo produttivo e di realizzare appieno il proprio potenziale. Al contrario, una cattiva salute mentale interferisce con la capacità di lavorare, studiare e apprendere nuove competenze. Essa ostacola i risultati scolastici dei bambini e può avere un impatto sulle prospettive occupazionali future. I ricercatori stimano che solo a causa della depressione e dell’ansia si perdono ogni anno 12 miliardi di giorni lavorativi produttivi, per un costo di quasi 1.000 miliardi di dollari. Questo dato comprende i giorni persi per assenteismo, presenzialismo (quando si va al lavoro ma non si lavora) e turnover del personale.” (World mental Health report. Tranforming mental health for all; Cap. 4.3.2 Economic Benefits; OMS 2022).

Il 13 e 14 ottobre 2022 si terrà a Roma l’incontro internazionale promosso dall’OMS (Organizzazone Mondiale della Sanità) in cui si presenterà il World Mental Health Report.

È in questa occasione che nasce la chiamata a scendere in piazza a Roma Giovedì 13 Ottobre.

OCCUPARSI DELLE CAUSE NON GENERA PROFITTO

La gestione sanitaria dell’emergenza pandemica ha evidenziato una totale assenza di interventi diretti ad approfondire le cause che l’hanno determinata, occupandosi esclusivamente dei sintomi. Focalizzare l’attenzione sulla ricerca delle cause avrebbe significato inevitabilmente attuare una radicale trasformazione delle politiche sociali, economiche, ambientali, sanitarie, relazionali. Troppo costoso e quindi, poco produttivo. La psichiatria funziona con le stesse modalità: al presentarsi di una crisi non vengono prese in considerazione le cause che l’hanno determinata, la persona viene espropriata della possibilità di esprimere i propri significati e di autodeterminarsi attraverso un potere del tutto arbitrario il cui interesse non é affatto quello dichiarato della cura, ma piuttosto la progressiva medicalizzazione e cronicizzazione della crisi.
Lo Stato in questi due anni si è comportato allo stesso modo: in nome di una presunta irresponsabilità collettiva ha imposto le sue direttive dall’alto imponendosi come organo iper-razionale, una mente che ‘decide’ e sovradetermina il ‘corpo’ sociale, che in quanto ‘corpo’ è ad esso subordinato secondo un dualismo riduzionista para-psichiatrico appunto. Lo Stato e i suoi tecnici hanno valutato lo ‘stato di necessità’ secondo le leggi dell’economia, e gestito l’emergenza/crisi con la contenzione – l’esproprio della salute – esattamente come avviene in psichiatria. Allo stesso modo si è imposto un trattamento farmacologico col ricatto, impedendo alle persone di esprimere il proprio consenso, assicurando l’immediato introito per Big Pharma e lasciando solo chi ha subito le conseguenze sulla propria salute degli effetti collaterali del vaccino.

PER LA LIBERTÀ DI SCELTA CONTRO L’OBBLIGO DI CURA

L’attuale prassi nelle istituzioni psichiatriche prevede l’assunzione obbligatoria di psicofarmaci che a lungo termine risultano il più delle volte essere dannosi e invalidanti. La progressiva cronicizzazione della sofferenza è funzionale da un lato alla presa in carico a vita dall’altro al profitto delle multinazionali del farmaco.
La parola della persona non viene presa in considerazione o addirittura giudicata come sintomo della malattia, mentre vivere in una società fondata sulla prestazione e l’individualismo, la solitudine e l’assenza di una dimensione comunitaria sembra cosa del tutto normale. Si interviene sui sintomi categorizzandoli come espressione di “malattia mentale” ricorrendo ai TSO, alla contenzione fisica, meccanica e farmacologica. Nei CIM i colloqui sono troppo brevi e non c’è nessuna possibilità di essere ascoltatз o di esprimere dubbi e difficoltà.
Crediamo che rivendicare il diritto ad avere parola e ad autodeterminarsi significhi anche riappropriarsi delle proprie esperienze, delle difficoltà, della sofferenza e della molteplicità di modi per affrontarla. Siamo convintз che ci siano persone, tra coloro che operano all’interno delle strutture sanitarie, che si rifiutano di essere complici di questo sistema di oppressione e che preferiscono slegare piuttosto che contenere, ascoltare piuttosto che mettere a tacere con i farmaci, essere solidali con chi si sottrae alle logiche di competizione. Sono loro che vorremmo al nostro fianco.

TECNOLOGIE E DIGITALIZZAZIONE: LA RELAZIONE NEGATA

Si parla di “salute mentale digitale”, un processo che strumentalizza le retoriche dell’innovazione, dell’accessibilità e dell’inclusione, introducendo invece forme sempre più specializzate di controllo, disciplinamento ed esclusione. Una “salute” sempre più delegata al dispositivo tecnico, costruita intorno alle esigenze del mercato dell’industria tecnologica e all’inesorabile sottrazione di reali spazi di soggettivazione, autodeterminazione e solidarietà dal basso.

CONTRO IL PROIBIZIONISMO PER LA RIDUZIONE DEL DANNO

C’è un’evidente contraddizione nei proclami dell’OMS, da un lato si promuove il consumo di sostanze “psicotrope” legali con effetti disastrosi, dall’altro si criminalizza l’autoconsumo di sostanze psicoattive. Al mondo un detenuto su cinque è in carcere per violazioni delle leggi sulle droghe. In Italia circa un terzo della popolazione detenuta è in carcere per questo motivo. Il proibizionismo non solo ha fallito, ma è esclusivamente funzionale al controllo sociale e a finanziare narco-mafie e narco-stati utili al riciclo e alla riproduzione del Capitale. E’ fondamentale dare voce allз consumatorз, attivando politiche dal basso improntate alla riduzione del danno e al consumo consapevole.

PER L’ABOLIZIONE DELLA CONTENZIONE E DELL’ELETTROSHOCK

Nonostante le belle parole dell’OMS nei reparti psichiatrici si continua a morire legati nei letti di contenzione. Continuano ad essere praticati dispositivi manicomiali e coercitivi come l’uso dell’elettroshock, l’obbligo di cura, la contenzione farmacologica, le porte chiuse, le grate alle finestre, le limitazioni e il controllo della libertà personale.

Non c’è salute nei CPR, nelle carceri, negli SPDC, luoghi di tortura e annientamento delle persone. Non c’è salute dove c’è violenza e discriminazione di genere, senza diritto effettivo all’aborto e supporto alla genitorialità. Non c’è salute nelle politiche economiche che finanziano armamenti e guerre, sottraendo risorse alla collettività e ai bisogni delle persone.

La salute che vogliamo si basa su percorsi di solidarietà, autogestione e mutualismo dal basso. E’ il frutto dell’interdipendenza tra corpi, condizioni sociali e ambientali.

Non si può garantire salute per tuttз, senza lavoro, scuola e università, spazi comuni e di socialità liberati dalle logiche del profitto neoliberista. Crediamo che non ci sia bisogno di uno Stato né di un’organizzazione Mondiale che si proponga di riorganizzare e che sovradetermini la nostra salute e le nostre vite. Siamo convintз che ritrovarsi, ricostruire delle relazioni e delle comunità, riprendersi strade e spazi, possa essere un primo passo per aprire un orizzonte nel quale dar vita a luoghi liberi dalle dinamiche individualistiche, di sfruttamento e mercificazione.

PRESIDIO COMUNICATIVO

Giovedì 13 ottobre alle ore 11.00 – Piazza del Risorgimento – Roma

INVITIAMO TUTT3 A PARTECIPARE!

Assemblea Antipsichiatrica

COMUNICAZIONE PAUSA ESTIVA

  • August 9, 2022 10:56 pm

Le attività del Collettivo Artaud verranno sospese per la prossima settimana. Il telefono resta attivo (335 7002669). Lo sportello d’ascolto antipsichiatrico e le assemblee settimanali riprenderanno da martedì 23 agosto. Per eventuali urgenze e per fissare eventuali incontri telefonateci al 335 7002669 oppure contattateci via mail a antipsichiatriapisa@inventati.org

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 3357002669

INTERVISTA A ROSSELLA MALUNE AVVOCATA DI ALICE E ANTONIO DI VITA

  • July 19, 2022 9:54 pm

Pubblichiamo l’intervista a Rossella Malune, avvocata di Antonio e Alice di Vita. L’intervista, a cura dell’ associazione Informare un’H, ricostruisce la storia di Alice e di suo padre Antonio che hanno dovuto e devono ancora fare i conti con le degenerazioni dell’istituto di Amministrazione di Sostegno e con molte altre forme di discriminazione sistemica che incidono pesantemente sulle loro vite.

Storia di Alice, un altro caso di cattiva applicazione dell’amministrazione di sostegno:

Gentilissima avvocata Malune, vuole presentarci Alice e suo padre Antonio?
«Alice è una giovane donna di 28 anni nata con un lieve-moderato ritardo mentale a cui all’età di 11 anni è stata diagnosticata un’epilessia tipo assenze, senza cerebropatia. All’età di 12 anni è stata affidata ai servizi sociali dal Tribunale dei minori, presso i quali è rimasta sino all’età di 18 anni a causa dei conflitti, allora esistenti, tra i genitori, come spesso accade alle coppie separate che si rivolgono ai servizi sociali. Per alcuni anni, divenuta maggiorenne, ha rifiutato di assumere con regolarità farmaci per l’epilessia e ha fatto uso di sostanze stupefacenti a partire dal 2014. In seguito ad un eccesivo uso di droghe, nel 2017, ha riportato un presunto arresto cardiorespiratorio che ha determinato un coma post-anossico, a cui sono residuati diversi esiti tra cui una insufficienza respiratoria trattata con tracheostomia. Tale situazione doveva essere temporanea in quanto all’epoca è stato riferito al padre, il signor Antonio Di Vita, che la cannula poteva essere rimossa, ma di fatto Alice porta tutt’ora la cannula tracheostomica.
Antonio Di Vita è un padre che si prende cura della figlia, che nutre un amore incondizionato verso di lei, che vuole essere partecipe della sua vita e vuole essere informato delle decisioni che riguardano la stessa al fine di tutelarla. Inoltre non si rassegna ad una condizione patologica della figlia ma è disposto a fare tutto il possibile per rendere migliore e più autonoma la vita di Alice. Soprattutto si batte affinché venga rispettata la volontà di Alice

La vicenda di Alice inizia nel 2017, a seguito di un presunto arresto cardiaco che ha comportato il suo ricovero presso il Reparto di Rianimazione del Careggi a Firenze, ed un successivo trasferimento prima all’Istituto Don Gnocchi, poi in altre strutture. Alice come ha vissuto l’esperienza dell’istituzionalizzazione e quali conseguenze ha avuto sulla sua salute?
«Alice è stata sradicata dal proprio contesto sociale, dal suo paese, dalle sue amicizie, dalla sua vita e pertanto non può aver vissuto serenamente questa orribile esperienza durata anni. Infatti è stata trasferita da una struttura all’altra. Tali luoghi sono utilizzati, frequentati solo da persone disabili e spesso è negata ogni iterazione con l’esterno, infatti nel caso specifico di Alice sono state addirittura negate le visite del padre, per alcuni periodi, per non parlare del divieto di frequentazione da parte degli amici. Per cui Alice ora è traumatizzata dall’idea di ritornare in una struttura, che vive come un incubo. Inoltre non è stata sufficientemente assistita dal punto di vista della salute, non sono stata fatte le visite mediche e i doverosi controlli al fine di migliorare la sua condizione.»

Antonio ha raccontato che mentre era ospitata preso l’Istituto Don Gnocchi di Firenze, Alice veniva legata al letto o alla sedia, veniva imbottita di psicofarmaci, e presentava infezioni e piaghe conseguenti alle cattive condizioni igieniche. Ci sono state delle verifiche riguardo all’uso della contenzione ed agli aspetti igienico-sanitari?
«Purtroppo non è stato fatto niente e il padre non è stato ascoltato. Il signor Di Vita in quel periodo ha presentato degli esposti alla procura di Firenze, ma che io sappia non vi sono stati controlli negli istituti.»

Mentre Alice era istituzionalizzata il suo fratellastro ha proposto che le venisse affiancato un amministratore di sostegno. Da allora ne sono stati nominati diversi. In che misura è stata presa in considerazione la volontà di Alice e di suo padre riguardo a queste nomine?
«Occorre precisare che Alice Di Vita è una ragazza non in grado di provve­dere ai propri interessi perché versa in stato di disabilità, ma non è tout court inca­pace, nel senso che è in grado di esprimere i propri desideri, è in grado di riferire su quello che è accaduto nel suo passato, è in grado di comprendere le domande che le vengono poste e di dare risposte adeguate e opportune, e soprattutto è in grado di esprimere il  proprio dissenso per una collocazione in istituto mentre esprime il desiderio di abitare con il padre. Alice Di Vita ha il diritto di scegliere dove, come e con chi vivere nonostante la disabilità, di essere una persona attiva e decidere per la propria vita in quanto libero individuo. Il Giudice Tutelare dovrebbe tener conto dei desideri e delle preferenze di Alice, nel rispetto della nostra Costituzione e delle norme sovranazionali, in particolare della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Purtroppo però non viene ascoltata e nonostante abbia espresso chiaramente il suo disagio nei confronti dell’attuale amministratore di sostegno, nonché, tramite la sottoscritta, abbia espresso in un suo scritto tale disapprovazione, il Giudice ad oggi non ha disposto una sua audizione.
Il signor Di Vita è un padre che non si rassegna, esprime le proprie opinioni e contestazioni, ma tutto questo viene visto dalla Istituzioni come una “mancanza di collaborazione” o come “comportamento oppositivo”. Il padre, giustamente, vuole solo essere presente per la figlia e a suo modo tutelarla. Il padre da voce ad Alice e mette in risalto la sua volontà, vuole migliorare le condizioni di vita e di salute di Alice nel rispetto della sua volontà. Ma purtroppo nonostante ci siano state decine di istanze e richieste, abbiamo sempre avuto grosse difficoltà ad essere ascoltati.
Non mi risulta sia stato richiesto il parere di Alice e del Padre sulla nomina dei vari amministratori di sostegno.»

Come descriverebbe il rapporto di Alice con i diversi amministratori di sostegno che si sono succeduti? E le interazioni con i Giudici Tutelari?
«La funzione dell’amministratore di sostegno è sostanzialmente quella di supportare la beneficiaria, pertanto ha il dovere di prendersi cura dell’amministrata. Il dovere di supportare richiede che vengano ascoltati i bisogni e le aspirazioni dell’amministrato, come afferma il codice civile, nonché che l’amministratore informi l’amministrato delle iniziative che intende prendere e che provveda a comunicare al Giudice il suo eventuale dissenso. Tutto questo non c’è e non c’è mai stato. L’amministratore di sostegno non parla con Alice. Ed anche quando era collocata in istituto non vi era comunicazione con Alice. Ultimamente la giovane donna si agita e non vuole vederlo perché ha paura di Lui, teme che venga ricondotta in una struttura e per questo, nel suo modo di ragionare, vuole evitarlo.
L’amministratore di sostegno dovrebbe aiutare Alice a curarsi nel modo migliore ma non imporre il luogo in cui stare. Per quanto mi è stato riferito anche i precedenti amministratori non prendevano in considerazione la volontà di Alice.
Una o due volte da quando è stato aperto il procedimento è stata sentita dal Giudice Tutelare, tendenzialmente si prendono in esame le relazioni dei servizi sociali senza ascoltare la volontà diretta di Alice.»

Nonostante Antonio non abbia mai avuto precedenti penali, né problemi con la giustizia o perizie psichiatriche negative, e nonostante Alice abbia innumerevoli volte manifestato la volontà di vivere con lui, per un certo periodo gli è stato impedito di vedere sua figlia, e non è stato preso in considerazione nella nomina ad amministratore di sostegno. Sono state date delle spiegazioni in merito?
«Nessuna spiegazione reale ed esaustiva. In generale viene giustificato con la relazione dei servizi sociali riguardo alla conflittualità genitoriale, quando in realtà non è una situazione attuale e in ogni caso i genitori non vivono insieme, per cui non ha alcuna rilevanza, inoltre si dà credito al giudizio, sempre dei servizi sociali, di inadeguatezza in rapporto ai bisogni della ragazza (per entrambi i genitori). Purtroppo non vi è un buon rapporto con l’amministratore di sostegno per cui il signor Di Vita viene descritto diversamente da come è realmente. Sono state fatte tantissime illazioni senza prova alcuna, senza contradditorio e senza rispetto dei suoi diritti. Inoltre vi è stata alcuni anni fa una consulenza tecnica d’ufficio (CTU) su Alice in cui sul signor Di Vita è stato espresso un giudizio di “personalità paranoide e narcisistica” (un parere, tra l’altro, non richiesto nel quesito del Giudice) e questo viene utilizzato in negativo. In realtà le perizie psichiatriche che sono state fatte su Di Vita, per mia richiesta, negano tale condizione.»

Lei è riuscita a ottenere che da gennaio 2021 Alice fosse trasferita dapprima presso l’abitazione di sua madre a Montevarchi (Arezzo), con la quale però Alice non ha un buon rapporto, ed in seguito (nell’agosto 2021) presso l’abitazione di Antonio, nello stesso Comune. Può illustrarci brevemente questi passaggi e quali criticità persistono tuttora?
«Abbiamo fatto innumerevoli istanze e utilizzato il periodo emergenziale per porre il problema al Giudice, in quanto Alice, essendo una ragazza potatrice di cannula trachestomica, era soggetta ad un rischio maggiore nella struttura piuttosto che a casa. Con l’intervento anche del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale e del Difensore civico della Toscana, i quali hanno scritto più volte all’amministratore di sostegno per porre delle domande sui rischi concreti di Alice, siamo riusciti a ottenere una collocazione provvisoria nella casa materna. La madre aveva all’epoca preso una casa in affitto vicino al padre, a Montevarchi, e di comune accordo abbiamo proposto tale collocazione e l’abbiamo ottenuta. Successivamente la madre di Alice non ha potuto prendersi cura di lei e ha chiesto l’intervento del padre, anche perché Alice ripetutamente chiedeva di essere portata da lui; di fatto con l’accordo dell’amministratore di sostegno è stata trasferita a casa del padre. Ma purtroppo ad oggi non abbiamo un provvedimento ufficiale di collocazione presso il padre e persistono delle problematiche in quanto, come detto sopra, Alice rifiuta di vedere l’amministratore di sostegno. Alice è seguita dal padre che si prende cura di lei, la porta ai controlli medici, assume i farmaci prescritti (è migliorata notevolmente sia nell’aspetto estetico che nella postura), tutto a sue spese, senza ricevere alcun aiuto economico nonostante Alice percepisca una pensione di invalidità e un’indennità di accompagnamento, ovviamente amministrata dall’amministratore di sostegno. Per fare un esempio, quando era in struttura e dalla madre neppure camminava più, ora è in grado di andare in bicicletta da sola, mangia da sola, esegue dei compiti semplici in casa, etc.
In generale quando un figlio maggiorenne è portatore di handicap di particolare gravità ha bisogno (e diritto) di frequentazioni, visite e rapporti significativi con i parenti, ha diritto ad uno speciale accudimento e cure particolari, continuative e permanenti da parte dei genitori. Cure non sempre delegabili, sotto il profilo dell’impegno e dell’attenzione esternata, a soggetti terzi.  Nello specifico Alice ha bisogno di tali cure e frequentazioni e il signor Di Vita ha dimostrato che con il suo impegno e la sua assistenza Alice è migliorata.
Ora è necessario ottenere un provvedimento di collocazione presso la casa paterna e una sostituzione dell’amministratore di sostegno a favore del padre. Purtroppo l’attuale amministratore di sostegno non è dello stesso avviso e si oppone a tali richieste

Lei ha presentato una richiesta volta a far sostituire l’attuale amministrazione di sostegno con il padre di Alice. Finalmente il 23 giugno scorso il Giudice Tutelare ha preso in considerazione questa richiesta ed ha nominato un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) preposto a valutare le capacità genitoriali di Antonio. L’udienza per il conferimento dell’incarico è stata fissata per il prossimo ottobre. Siamo vicini alla soluzione della vicenda o ci sono altri aspetti da risolvere?
«La logica e la giustizia dovrebbero portare ad una soluzione con collocazione di Alice presso il padre e la sostituzione dell’amministratore di sostegno, ma purtroppo per esperienza non posso permettermi di pensare che tutto sia risolto in quanto ci sono i servizi sociali e l’attuale amministratore di sostegno che non sono dello stesso avviso e si oppongono a tale soluzione. Inoltre Alice essendo un soggetto fragile, portatrice di cannula tracheostomica, ha necessità di maggiori cure e tale condizione viene utilizzata per impedire la collocazione domiciliare. Tale problematica dovrebbe essere risolta dal fatto che in undici mesi il padre non ha avuto nessun problema con la cura di Alice, al contrario di quanto accaduto in struttura, però dobbiamo aspettare la consulenza tecnica d’ufficio e la decisione del Giudice. Inoltre un aspetto ancora più importante è quello di far fare ad Alice tutti i controlli per una possibile eliminazione della cannula trachestomica, in tanti anni di istituzionalizzazione non è stato fatto nulla per migliorare le condizioni di Alice, nonostante entrambi i genitori chiedessero interventi in tal senso.
Solo ultimamente vi è stato un intervento a Cesena, quando Alice era già fuori dalla struttura, ma non ha portato ad un esito positivo. È necessario continuare e non fermarsi come sostenuto dal direttore del reparto dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatra dell’Ospedale Bufalini di Cesena, il quale esorta a rivolgersi ad altri centri con diverse tipologie di intervento.»

Nella sua vicenda Alice si è vista negare molti dei diritti riconosciuti dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità (ratificata dall’Italia con la Legge 18/2009). Tra le violazioni più vistose vi è il fatto di non aver alcuna voce in capitolo nelle decisioni che riguardano la sua vita (art. 12), il non poter scegliere dove e con chi vivere (art. 19), una tracheotomia che doveva essere temporanea immotivatamente protratta per anni (art. 25). A suo giudizio, com’è stato possibile?
«Credo che la ragione sia da ricercare nel fatto che in gran parte la Convenzione ONU, nonostante la ratifica del 2009, in Italia non sia sufficientemente conosciuta. Inoltre le decisioni politiche troppo spesso non si occupano della disabilità, che di fatto viene trascurata. È necessario far comprendere che se la Convezione ONU venisse realmente attuata darebbe maggiore dignità e sosterrebbe i diritti delle persone disabili, che non sono diversi da quelli delle altre persone. Probabilmente la soluzione è proprio quella di fare informazione tramite le Associazioni che si occupano di queste problematiche, dare voce alle persone e alle loro testimonianze, nonché creare una rete tra queste Associazioni che pongono il problema e in tal modo farsi sentire e ottenere maggiori soluzioni.»