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LINK intervista a Radio ONDAROSSA sul presidio del 16/05 in SOLIDARIETA’ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI AVVENUTI ALLA STELLA MARIS!

  • May 11, 2023 10:05 am

http://www.ondarossa.info/newsredazione/2023/05/presidio-solidarieta-alle-vittime

Questo è il link per ascoltare l’intervista fatta a radio OndaRossa, come collettivo Artaud,
per parlare del presidio previsto martedì 16 maggio 2023 presso
il Tribunale di Pisa dalle ore 14 in solidarietà alle vittime dei maltrattamenti avvenuti
nella struttura di Montalto di Fauglia gestita dalla fondazione Stella Maris.

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 3357002669

PISA martedì 16 Maggio: PRESIDIO in SOLIDARIETA’ alle VITTIME dei MALTRATTAMENTI alla Stella Maris

  • April 27, 2023 11:00 pm

VERITA’ SUGLI ABUSI ALLA STELLA MARIS, SOLIDARIETA’ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI !

Il 16 maggio 2023 alle ore 14 presso il Tribunale di Pisa si terrà una nuova udienza per i maltrattamenti avvenuti nella struttura di Montalto di Fauglia gestita dalla Fondazione STELLA MARIS.

Nell’estate del 2016, in seguito alla denuncia dei genitori di un giovane ospite, la struttura è stata posta sotto controllo con l’installazione di microcamere e, dopo tre mesi di intercettazioni, la Procura di Pisa, avendo prove evidenti (segnalate anche da alcune lettere anonime di dipendenti che denunciavano abusi e insabbiamenti di prove), ha configurato l’ipotesi di reato per maltrattamenti.

Tra gli ospiti della struttura, ricordiamo Mattia, morto successivamente nel 2018 per soffocamento, in seguito al blocco della glottide dovuto a un prolungato e eccessivo uso di psicofarmaci; vicenda per la quale è in corso un altro processo penale.

Il processo per maltrattamenti sta andando avanti da più di 5 anni con estrema lentezza: le udienze sono troppo diradate se si considera l’elevatissimo numero di persone invitate a testimoniare. Si tratta, infatti, del più grande processo sulla disabilità in Italia che nel periodo della pandemia (caso unico nella storia della giustizia pisana) è stato ospitato nel Palazzo dei Congressi di Pisa. Tra le numerosissime parti civili si segnala la presenza di tre associazioni: ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) AGOSM (Associazione Genitori Ospiti Montalto) e Telefono Viola di Roma.

Al momento gli imputati sono 15, tra essi le due dottoresse che gestivano la struttura e il Direttore Sanitario della Stella Maris. Due imputati sono usciti di scena: un operatore che ha patteggiato la pena e il Direttore generale Roberto Cutajar che, avendo scelto il rito abbreviato, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Nonostante questo Cutajar in Toscana continua ad avere un ruolo di primo piano ed è ancora Direttore generale della struttura.

I genitori e i tutori e altri testimoni già ascoltati hanno riportato le violenze subite dai ragazzi di Montalto e documentate dalle videoregistrazioni che testimoniano 208 episodi di violenza in meno di quattro mesi, una violenza –quindi- non episodica ma strutturale.

Come ha scritto nella sua relazione il Consulente Tecnico, Professor Alfredo Verde, chiamato a relazionare sui fatti avvenuti: “Leggendo gli atti del presente procedimento abbiamo rinvenuto sicuramente la menzione di una lunga tradizione di abuso e violenza da parte degli operatori, radicata negli anni, e in parte tollerata, in parte ignorata della direzione delle strutture”. Ed ancora: “In queste situazioni si sviluppano degenerazioni in cui la violenza e la sopraffazione divengono gli strumenti usati ogni giorno, e l’istituzione perde le sue caratteristiche terapeutiche per divenire un luogo meramente coercitivo e afflittivo”.

Per questi motivi e per onorare tutte le vittime degli abusi psichiatrici che ancora vengono perpetrati ai danni di persone private della libertà personale, non in grado di difendersi da sole, riteniamo che sia opportuno che l’opinione pubblica segua con attenzione le vicende di questo processo. Invitiamo tutti e tutte a partecipare al

PRESIDIO in SOLIDARIETA’ alle VITTIME dei MALTRATTAMENTI

MARTEDI’ 16 MAGGIO ORE 14 presso il Tribunale di Pisa in Piazza della Repubblica

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
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LINK INTERVISTA a Radio ONDAROSSA: Medicalizzazione, controllo e profitto all’interno della scuola pubblica

  • April 10, 2023 8:49 pm

http://www.ondarossa.info/redazionali/2023/04/medicalizzazione-controllo-e-profitto

A partire da libro “Divieto d’infanzia. Psichiatria, controllo, profitto” di Chiara Gazzola e Sebastiano Ortu, come collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud, abbiamo parlato a Radio OndaRossa della tendenza all’interno della scuola pubblica di un aumento di certificazioni sancite per catalogare ogni difficoltà dell’età evolutiva che inducono alla prevaricazione dell’approccio clinico danneggiando la relazione educativa. Quali le possibilità di opposizione alla diffusione degli screening e a obiettivi formativi che limitano la libertà professionale degli insegnanti? Quali le alternative per i genitori?

BOTTE a una PAZIENTE nel REPARTO di PSICHIATRIA di PISA

  • March 23, 2023 9:43 pm

Apprendiamo dal quotidiano Il Tirreno che un infermiere del reparto di psichiatria dell’ospedale Santa Chiara di Pisa sarebbe stato condannato ad un anno per aver preso a botte una paziente nel gennaio 2017.

https://www.iltirreno.it/pisa/cronaca/2023/03/11/news/pisa-botte-a-una-paziente-psichiatrica-infermiere-condannato-a-un-anno-1.100258550

Addirittura nell’articolo, uscito in data 11 marzo 2023, si riporta la presunta diagnosi psichiatrica fatta in adolescenza alla signora etichettata come una persona disturbata, agitata e aggressiva.

Fra le motivazioni della condanna all’infermiere ci sono abuso di mezzi di correzione per aver picchiato la paziente; si legge: “Prima gli schiaffi in faccia, poi un calcio all’addome con tanto di capelli tirati in un corpo a corpo”. Dall’articolo si apprende anche che la donna era stata legata su una poltrona con una cinghia.

Sia l’infermiere sia l’azienda ospedaliera in sede processuale si sono giustificati dicendo che la donna era aggressiva.

Dal racconto della vittima : “Quando intervennero le infermiere ero a terra con l’infermiere che mi teneva per i capelli e loro sono sopraggiunte e gli dicevano “basta, basta”. Lui mi prese per i capelli e iniziò a strattonarmi, mi fece cadere a terra tenendomi sempre per i capelli e cominciò a darmi degli schiaffi molto forti…Era molto agitato, era in uno stato molto aggressivo e mi ha dato anche un calcio nello stomaco».

Vogliamo ricordare che quando si svolge un lavoro di cura non si dovrebbe perdere la pazienza, né soprattutto esercitare violenza verso le persone con cui lavori. Ci è difficile credere alla teoria delle mele marce, sappiamo che le prassi psichiatriche sono spesso coercitive piuttosto che rivolte all’ascolto della persona e il ricorso a dispositivi manicomiali (obbligo di cura, contenzione fisica, meccanica e chimica) è purtroppo sempre più diffuso.

Ad oggi in Italia abbiamo 329 reparti psichiatrici, gli SPDC (Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura) e circa 3200 strutture psichiatriche residenziali e centri diurni sul territorio dove in molti casi si sono conservati gli strumenti propri dei manicomi, quali il controllo del tempo, dei soldi, l’obbligo delle cure, il ricorso alla contenzione e l’elettroshock. Ci teniamo a ribadire che nonostante le vesti moderne l’elettroshock rimane una terapia invasiva, una violenza, un attacco all’integrità psicologica e culturale di chi lo subisce. Insieme ad altre pratiche psichiatriche come il TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), l’elettroshock è un esempio, se non l’icona, della coercizione e dell’arbitrio esercitato dalla psichiatria. Il percorso di superamento dell’elettroshock e di tutte le pratiche non terapeutiche (obbligo di cura, contenzione meccanica e farmacologica, internamento) deve essere portato avanti e difeso in tutti i servizi psichiatrici, in tutti i luoghi e gli spazi di cultura e formazione dove il soggetto principale è una persona, che insieme ai suoi cari, soffre una fragilità. Nei reparti psichiatrici italiani si continua a morire di contenzione meccanica, sia in regime di degenza che durante le procedure di TSO. La contenzione non è un atto medico e non ha alcuna valenza terapeutica: è un evento violento e dannoso per la salute mentale e fisica di chi la subisce; offende la dignità delle persone e compromette gravemente la relazione terapeutica. Ribadiamo la necessità di proibire, senza alcuna eccezione, la contenzione meccanica nelle istituzioni sanitarie, assistenziali e penitenziarie italiane.

Un altro inganno del sistema psichiatrico sta nel credere che un Trattamento Sanitario Obbligatorio duri in fondo solo sette giorni, o quattordici nel caso peggiore. La verità è che il TSO implica una coatta presa in carico della persona da parte dei Servizi di salute mentale del territorio che può durare per decenni. Una volta entrato in questo meccanismo infernale, una volta bollato con l’infamia della malattia mentale, il paziente vi rimane invischiato a vita, costretto a continue visite psichiatriche e soprattutto, a trattamenti con farmaci obbligatori pena un nuovo ricovero. Per i ricoverati in TSO e considerati “agitati” si ricorre ancora all’isolamento e alla contenzione fisica, mentre i cocktails di farmaci somministrati mirano ad annullare la coscienza di sé della persona, a renderla docile ai ritmi e alle regole ospedaliere. Il grado di spersonalizzazione ed alienazione che si può raggiungere durante una settimana di TSO ha pochi eguali, anche per il bombardamento chimico a cui si è sottoposti. Ecco come l’obbligo di cura oggi non significhi più necessariamente la reclusione in una struttura, ma si trasformi nell’impossibilità di modificare o sospendere il trattamento psichiatrico sotto costante minaccia di ricorso al ricovero coatto sfruttato come strumento di ricatto e repressione.

Continueremo a lottare con forza contro ogni forma di manicomio e di coercizione (obbligo di cura, trattamento sanitario obbligatorio, uso dell’elettroshock, contenzione meccanica, farmacologica e ambientale, ecc) e per il superamento e l’abolizione di ogni pratica lesiva della libertà personale. Uno concreto percorso di superamento delle pratiche psichiatriche passa necessariamente da uno sviluppo di una cultura non etichettante, senza pregiudizi e non segregazionista, largamente diffusa, capace di praticare principi di libertà, di solidarietà e di valorizzazione delle differenze umane contrapposti ai metodi repressivi e omologanti della psichiatria.

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
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Link intervista Radio BlackOut a Sebastiano Ortu e Chiara Gazzola sulla medicalizzazione nelle scuole

  • March 16, 2023 9:32 pm

Questo sotto è il link per ascoltare l’intervista fatta a Radio BlackOut
da Sebastiano Ortu e Chiara Gazzola sulla medicalizzazione nelle scuole.
Che le diagnosi siano in aumento nell’età evolutiva non è un mistero:
ma le comunità scientifiche ed educative si interrogano sulle cause,
le cure e le conseguenze di un fenomeno che caratterizza fortemente il nostro tempo...

https://radioblackout.org/podcast/medicalizzazione-nelle-scuole-del-14-03-2023/

Gazzola e Ortu sono autori di “Divieto d’infanzia. Psichiatria, controllo e profitto” BFS edizioni, 2018

Resoconto del presidio antipsichiatrico al carcere della Dozza del 28 gennaio 2023

  • February 18, 2023 10:30 pm

Resoconto del presidio antipsichiatrico al carcere della Dozza del 28 gennaio 2023

Sabato 28 gennaio a Bologna sotto la Dozza siamo arrivate in moltissime davanti le sezioni femminili per portare il nostro calore e la nostra solidarietà alle detenute, per contestare l’articolazione tutela salute mentale e la recente sezione “nido” costruita accanto. Non abbiamo ricevuto risposte dall’interno perché la posizione più vicina alle sezioni non permette di comunicare, ma abbiamo testimonianza che le nostre voci da fuori sono riuscite ad arrivare dentro. Abbiamo condiviso con le recluse la nostra ostilità verso la sezione psichiatrica – affinché nessuna mai finisca isolata in un repartino! Inoltre, nonostante gli Opg siano stati chiusi sulla carta i reparti psichiatrici in carcere oggi rischiano di estendersi. Proprio di recente la sezione psichiatrica alla Dozza è stata millantata sui giornali come modello da allargare a tutto il carcere per la “gestione degli eventi critici” e dei “comportamenti problema” e come addirittura tutto il femminile sia stato indicato come esempio di “come dovrebbe essere il carcere”, il “carcere che funziona”. Al contrario è un’istituzione totale dove chi non si adatta al contesto, esprime disagio, difficoltà emotive o squilibri a causa della stessa reclusione rischia trenta giorni di trattamento sanitario obbligatorio prorogabili, che possono tradursi in mesi di isolamento. Abbiamo ribadito la nostra ostilità ad ogni contenzione psicologica, fisica, farmacologica, al carcere, alla psichiatria e ad ogni gabbia! Per quanto istituzioni e media tentino di mistificare la realtà, sappiamo che la quotidianità in carcere rimane impossibilità ad accedere a misure alternative, isolamento e psichiatrizzazione. Lavori e progetti sono presso che assenti, ridotti a sfruttamento e a stereotipi di genere. C’è una concreta difficoltà ad accedere a cure, visite specialistiche e a scegliere i propri percorsi terapeutici.
Abbiamo condiviso la nostra avversità alla recente sezione “nido”, costruita accanto all’articolazione tutela salute mentale in piena emergenza sanitaria, quando la direzione del carcere di Bologna al posto di scoraggiare la detenzione ha investito nell’allestimento di una sezione per detenute madri con bambini fino a tre anni.
Abbiamo condiviso l’assoluta necessità che madri e bambini stiano insieme ma fuori dal carcere e che se persino il garante ha dichiarato di sentirsi preoccupato per la vicinanza con l’articolazione psichiatrica, da dove giorno e notte uscirebbero grida e lamenti, noi siamo sconvolte, allarmate, arrabbiate, che questa condizione venga normalizzata.
Sui media di recente è stato detto che “sembra di non essere in carcere”, come se qualche ninnolo appeso e le pareti dipinte di lillà possano cancellare l’oppressione dell’isolamento e della detenzione.
Abbiamo salutato le recluse con la promessa di tornare presto, dopo di che ci siamo spostate al maschile, dove la posizione permette di comunicare con i detenuti.

Appena sotto al maschile le grida di aiuto hanno iniziato ad esplodere. In moltissimi hanno subito segnalato il nome di un detenuto in protesta per l’impossibilità di accedere al lavoro “Si è cucito la bocca!! Aiutatelo!!”. Ci hanno raccontato di uno sciopero della fame e della sete di una settimana. Ci hanno detto che non solo è impossibile accedere al lavoro, ma anche allo studio e alle più elementari esigenze. Hanno denunciato l’assenza di acqua o che dai rubinetti ne esce pochissima. Hanno raccontato non solo del numero ridotto, ma anche della mancanza di fiducia verso quei pochissimi medici ed educatori presenti, letteralmente al servizio della penitenziaria.
Un recluso si è molto esposto, ha riportato che tantissimi non hanno nessuno da incontrare “Non vedono mai nessuno, non fanno colloqui con nessuno!”. Ha detto che sono letteralmente abbandonati dentro, che in moltissimi potrebbero uscire ma scontano pene oltre la detenzione perché i magistrati di sorveglianza sono in ferie, non ci sono e non scarcerano. “Non rispondono a nessuna richiesta!”, tanti hanno pene pari o inferiori a tre anni, ma a causa delle condizioni ostative non possono accedere a benefici o a misure alternative. Ha sottolineato come moltissimi rimangano dentro perché non hanno disponibilità economica per pagarsi la difesa, mentre chi ha soldi e potere riesce a ottenere sconti facilmente. Ha denunciato la presenza di persone in condizioni di fragilità psichica, disabili e gravemente malati senza cure o assistenza, che secondo lui non dovrebbero trovarsi in carcere. Gli abbiamo detto che esponendosi così tanto dalla cella avrebbe potuto avere ripercussioni, ci ha detto che erano passati, che aveva appena ricevuto un richiamo, gli avevano chiesto se era stato lui a chiamarci. Ci ha raccontato della figlia che non vede da un anno e mezzo e di aver provato anche lui “a fare la corda” (impiccarsi). Abbiamo interagito e portato tutto il calore e la solidarietà possibile.
E’ stato un presidio duro da portare a casa. Abbiamo lasciato alcuni indirizzi a cui scrivere e preso i riferimenti necessari per sostenere le gravi situazioni segnalate, con la promessa che saremmo tornate.
Continueremo a lottare contro il carcere, la psichiatria, la tortura del 41 bis e delle misure ostative, per il definitivo superamento di ogni forma di prigionia!

Assemblea Antipsichiatrica

LINK INTERVISTA a Radio OndaRossa IN DIRETTA da sotto il Carcere della Dozza a Bologna

  • January 29, 2023 9:29 pm

Questo è il link per ascoltare l’intervista fatta ieri, sabato 28 gennaio, in diretta dal presidio sotto il carcere la Dozza a Bologna.

http://www.ondarossa.info/newsredazione/2023/01/bologna-presidio-antipsichiatrico-e

Sabato 28 gennaio la rete di collettivi antipsichiatrici e singoli ha organizzato una giornata antipsichiatrica che è iniziata con un presidio sotto il carcere della Dozza a Bologna dal quale vi proponiamo una corrispondenza.
La giornata è proseguita poi a Imola, alla Brigata Prociona, con la presentazione del libro “Divieto di infanzia. Psichiatria, controllo e profitto” di Chiara Gazzola e Sebastiano Ortu.

LINK INTERVISTA a RADIO BLACKOUT: BOLOGNA e IMOLA: CONTRO IL CARCERE MANICOMIALE sab 28/01

  • January 25, 2023 10:16 pm

https://radioblackout.org/podcast/contro-il-41bis-a-palazzo-nuovo-manicomio-e-carcere/

BOLOGNA E IMOLA: CONTRO IL CARCERE MANICOMIALE

Dopo chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari nel 2014, l’apparato detentivo ha potenziato ulteriormente la sua dimensione manicomiale. Insieme a un compagno del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud approfondiamo alcuni aspetti della relazione tra carcere e psichiatria, rilanciando alcune iniziative in programma tra Bologna e Imola sabato 28 gennaio.

INTERVISTA a Radio OndaRossa su CARCERE e PSICHIATRIA

  • January 18, 2023 12:48 pm

http://www.ondarossa.info/newsredazione/2023/01/carcere-e-psichiatria

Questo è il link per sentire l’intervista fatta, come collettivo Artaud, a Radio OndaRossa su carcere e psichiatria
sabato 14 gennaio.

CARCERE e PSICHIATRIA
Con un compagno del collettivo antipsichiatrico parliamo di carcere e psichiatria a partire dall’iniziativa su “CARCERE e LIBERTA'” con Beppe Battaglia avvenuta nel pomeriggio di sabato 14 gennaio a Pisa c/o Spazio Antagonista NEWROZ in via Garibaldi 72. Quella della salute mentale sicuramente costituisce una delle questioni di maggior rilevanza, anche in termini di complessità, che interessano il mondo carcerario…

link su Radio BlackOut per ASCOLTARE la DIRETTA durante il presidio del 13 ottobre a Roma

  • October 27, 2022 10:07 pm

sotto il link su RADIO BLACKOUT per ascoltare la DIRETTA fatta durante il presidio
che si è svolto il 13 ottobre scorso in piazza del Risorgimento a Roma indetto
dall’Assemblea Antipsichiatrica per contestare il convegno
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla salute mentale.

MALApsichiatria

IL CAPITALISMO NUOCE GRAVEMENTE ALLA SALUTE
NON VOGLIONO CHE STIAMO BENE, VOGLIONO CHE STIAMO BUONE.
IN DIRETTA CON LA PIAZZA DEL RISORGIMENTO A ROMA giovedì 13 ottobre

https://radioblackout.org/podcast/malapsichiatria/