PERUGIA: 28/6 DIBATTITO sull’ANTIPSICHIATRIA c/o csoa Turba

Nell’ambito della due giorni sull’antipsichiatria C’HO LE TURBE 28 e 29 giugno
a PERUGIA SABATO 28 GIUGNO c/o il CSOA TURBA alle ore 17 dibattito sull’antipsichiatria con il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
a seguire cena sociale e concerto punk/metal
Sarà che il caldo ci dà già i nervi.
Sarà che il governo sta portando avanti il ddl Zaffini, come si trascina una sedia sul pavimento spoglio di una celletta squallida: per logorare, per fare male.
Nel testo, oltre al raddoppio dei termini per i TSO (da 7 a 15 giorni), si introduce il ricorso a «trattamenti coattivi fisici, farmacologici e ambientali» che, come se non fossero già la norma, ora riposeranno su un’ulteriore codifica legale. L’istituzione getta la maschera: con buona pace di Basaglia, che il crimine di pace diventi legge. Il ddl Zaffini è la prova, se mai ce ne fosse bisogno, che seppur chiusi i manicomi, la matrice manicomiale è sopravvissuta. Ha continuato a vivere e prosperare, nelle forme di contenzione meccaniche, chimiche e ambientali, negli elettroshock, nella stigmatizzazione, nella segregazione. Non ha mai smesso di produrre sofferenza, al riparo della facciata di cura e custodia – senza nemmeno sforzarsi troppo nel mantenerla. Lo dimostra il caso Stella Maris, di cui parleremo diffusamente con lx compagnx del collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud, che stanno seguendo il processo per i maltrattamenti e le sevizie che nella struttura di Montalto di Fauglia erano pane quotidiano.
Sarà che a due passi da dove abitiamo è stata dichiarata la Zona di Vigilanza Rafforzata, aka Zona Rossa, dalla quale l’allontanamento è arbitrio di polizia. Da un lato l’internamento, dall’altro la zona rossa. In una non puoi entrare, dall’altro non puoi uscire. Espulsione e contenzione: due movimenti speculari, ma armonici, dello stesso tempo repressivo.
Sarà che il muro è sempre da entrambi i lati. Uno dà l’illusione di essere aperto, per l’altro non è necessario.
Sarà quel che sarà, sta di fatto che c’abbiamo le turbe. Due giornate di antipsichiatria.
GALLERIA DEGLI ORRORI – La banalità del male al processo Stella Maris.
GALLERIA DEGLI ORRORI
La banalità del male al processo Stella Maris.
Un’operatrice prende alle spalle un ragazzo e gli stringe il collo da dietro con il braccio serrato intorno alla gola. Il ragazzo ha in mano un oggetto. «Lascialo! Lascialo! Lascialo!…» ripete in maniera monotona l’operatrice in tuta viola. Il ragazzo emette qualcosa di simile a un rantolo, «basta…». Intorno altri ragazzi a testa bassa assistono alla scena. Un altro operatore assiste impassibile.
Cambio scena.
Un operatore in camice con il braccio alzato e un dito imperioso puntato verso l’alto scaccia in malo modo un ragazzo che, evidentemente impaurito, sembra eseguire l’ordine. Mentre si allontana dando le spalle, lo stesso operatore allunga una gamba e da dietro con il più classico degli sgambetti gli causa una rovinosa caduta in terra.
Cambio scena.
Un operatore parte da un angolo della sala, in tre falcate arriva al cospetto di un ragazzo e gli assesta un colpo alla testa. Il ragazzo solleva un braccio inutilmente per parare il colpo.
Cambio scena.
Un operatore ben piazzato afferra da dietro per la collottola un ragazzo e lo tira con forza. Il ragazzo prova a fare qualche passo all’indietro ma perde l’equilibrio, rovina a terra e finisce contro la parete. Si rialza subito tenendo una mano sulla testa, e prova a scappare…
Cambio scena.
Un operatore colpisce alla nuca un ragazzo mentre mangia a testa china. Va a finire con la faccia nel cibo, rimbalzando sul duro fondo del piatto.
Cambio scena.
Un operatore afferra un lembo della t-shirt di un ragazzo e tira con forza fino a quando la maglia va in pezzi. Il ragazzo rimane a torso nudo.
Cambio scena.
Un’operatrice è seduta, un operatore si rivolge a un ragazzo con disabilità: «faglielo vedere, così torna a casa contenta!». Il ragazzo si abbassa i calzoni, l’operatore si avvicina e gli solleva la maglia sul davanti. Il ragazzo rimane nudo davanti e dietro. Ambedue gli operatori guardano e scoppiano in una sonora risata.
Cambio scena.
Un operatore stringe i polsi di un ragazzo, che si lamenta. Gli gira intorno fino a quando trova il momento giusto per assestargli una testata sul naso. «Pensi che io abbia paura di te?». Intorno, ragazzi impauriti e altri operatori che passano e guardano distratti.
Cambio scena.
Sequela di insulti: «sei un maiale!», «rimbambito!», «sei un finocchione!».
«Quando meno te lo aspetti, eh! Guardati sempre alle spalle, mi raccomando!».
«Pensi che abbia paura? Pensi che abbia paura di te? Testa di cazzo!».
«Io sono peggio del duce!».
«Le cose che vedete qua dentro, fuori è meglio non dirle!».
Abbiamo provato a rendere con le parole il contenuto di un video di pochi minuti ancora visibile online.
Una galleria degli orrori.
Ma non è che una parte infinitesimale rispetto alla mole di registrazioni effettuate in tre mesi – da agosto a novembre 2016 – dalle microcamere dei carabinieri piazzate di nascosto all’interno della struttura di Montalto di Fauglia, che accoglieva persone con disabilità e con autismo, appartenente alla Fondazione Stella Maris di Pisa. Risultano agli atti del processo attualmente in corso 284 episodi di maltrattamenti fisici e verbali, catalogati dal perito del pubblico ministero, prof. Alfredo Verde, per livello crescente di gravità. 284 episodi in 90 giorni: in media, più di tre al giorno. Nelle sole due stanze del refettorio, le uniche in cui erano presenti le telecamere, all’interno di una vasta struttura. Ma tanto basta, per chi abbia una sensibilità, per chi sia dotato di un minimo di capacità empatica. I pochi video resi accessibili rappresentano già di per sé un atto di accusa incontrovertibile. Colpiscono come un pugno allo stomaco chiunque abbia avuto la forza di guardarli. Raccontano di inaccettabili violenze al fisico e alla persona nella sua totalità, che segnano duramente l’esistenza di 23 ospiti della struttura e delle loro famiglie. Nel corso di alcune udienze i video delle violenze sono anche stati proiettati interamente nell’aula del tribunale di Pisa. «Sevizie alla Stella Maris: in aula i video choc. Indignazione e dolore», titolava in cronaca il quotidiano La nazione il 19 ottobre 2022.
Da qualche tempo le famiglie, le attiviste e gli attivisti, il pubblico che segue le tormentate fasi del processo arrivano al termine delle udienze con la sensazione di aver toccato il fondo. Le immagini dei pestaggi arbitrari, l’eco del turpiloquio e degli insulti gratuiti, l’arroganza sterile di chi fa il forte contro persone indifese fanno da contesto ineludibile e sfondo essenziale a ogni parola pronunciata dagli scranni del tribunale. E troppe volte l’indignazione e il dolore di chi da quell’aula cerca giustizia è messa a dura prova. Ci è toccato sentire di tutto dai testimoni della difesa, dagli operatori e dalle operatrici che si riconoscevano nei video proiettati, dalle dottoresse responsabili della struttura. Che hanno di contro descritto un posto idilliaco, dove l’educazione si insegnava a nocchini e qualche buffetto, dove ci si arrabbiava e si scherzava come in ogni famiglia. È vero, a volte si utilizzava qualche metodo contenitivo e – che ci vuoi fare – ogni tanto qualcuno, legato al letto con le cinghie di contenzione, si spezzava un arto; tanto che era meglio arrotolarli in un tappeto portato da casa o comprato all’Ikea e poi mettercisi seduti sopra con una sedia, almeno si calmavano prima e senza troppi danni. Ma non se ne poteva fare a meno, vienici tu a lavorare con queste persone che necessitano di carota ma alla bisogna anche del bastone. Dalle panche in legno riservate agli astanti scorrono frequenti brividi di indignazione, qualche lacrima scende in silenzio, a volte scappa qualche commento indirizzato all’altra parte della balaustra, ma nulla più. I familiari hanno sempre mostrato un’enorme compostezza. Anche troppa.
Qualcosa ha tracimato nel corso dell’udienza di martedì 27 maggio.
C’era molta attesa per la testimonianza del prof. Pietro Pietrini, perito di parte di alcuni imputati. Pietrini è uno psichiatra, un luminare della materia, ex direttore, tra l’altro, della Scuola IMT Alti Studi di Lucca, e fra i consulenti «di indiscusso e indiscutibile spessore scientifico e accademico che, per convinzione, per amore di verità e per spirito di servizio, e, dettaglio non irrilevante, pro bono*» (ma con un ritorno mediatico non indifferente, aggiungiamo noi), hanno contribuito al recente tentativo, naufragato nel nulla, di ribaltamento della condanna di Rosa e Olindo, autori della cosiddetta “strage di Erba”.
Durante l’udienza del 27 maggio il prof. Pietrini ha risposto alle domande di avvocati e giudice per più di due ore e mezzo. Il suo ragionamento si è incentrato soprattutto nel tentativo di controbattere le conclusioni della sua controparte, il prof. Alfredo Verde, criminologo dell’Università di Genova e perito del pubblico ministero. Alle articolate deduzioni di Verde, assai insidiose per la sua linea difensiva, ha dunque provato a contrapporre una lettura – dall’alto della sua posizione di dotto, sapiente, autorità, maestro, scienziato di prestigio – tesa a minimizzare, a relativizzare quelle che non sarebbero altro che esuberanze ed eccessi nei comportamenti di operatori e operatrici. I quali si sarebbero ritrovati, loro malgrado, in prima linea nel difficile terreno dell’agire quotidiano in un struttura psichiatrica. Secondo il suo punto di vista dunque, l’uso disinvolto delle parole e le reiterate offese verbali («mangi come un maiale», «sei una fogna a cielo aperto», «levati dai coglioni», «handicappato di merda», agli atti del processo) andavano inserite in un clima informale che era tipico della struttura. «In quel contesto amicale anche il turpiloquio e l’offesa assumeva un altro valore», citiamo direttamente. D’altronde anche sua madre quando era piccolo, ci ha spiegato,se si arrabbiava gli diceva: “se ti prendo ti strozzo”, ma mica pensava davvero di strozzarlo! Ogni cosa, secondo il perito, andrebbe collocata nel giusto spazio. E nella specificità dello spazio informale di Montalto gli insulti di operatrici e operatori sarebbero da intendere come un mero «effetto del linguaggio colorito livornese».
Al di là di un giudizio di merito sulla pretestuosità, sull’interessata dabbenaggine, sulla tronfia altezzosità, supponenza, alterigia e spocchia che trasuda da una constatazione di questo genere, andrebbe segnalato all’Esimio (cosa che il pubblico educatissimo e soprattutto le famiglie, ammutolite di fronte al variegato spettacolo di arroganza al quale sono state costrette ad assistere per due ore e mezzo, hanno evitato di fare) che Montalto di Fauglia si trova in provincia di Pisa, altro che a Livorno.
Fin qui l’introduzione, l’antipasto di quello che si stava preparando.
La parte più dolorosa, soprattutto per i genitori, è arrivata quando lo psichiatra più volte, sollecitato dalle domande degli avvocati, ha voluto precisare che ai ragazzi di Montalto erano state diagnosticate patologie talmente gravi che non si sarebbero nemmeno resi conto delle offese. E, quel che è ancora peggio, ha voluto estendere tale giudizio anche ai maltrattamenti fisici subiti. Anche in questo caso ha parlato di impossibilità di guarigione e di un livello di percezione quasi assente. Quando gli è stato chiesto se un ragazzo che ha subito maltrattamenti fisici (un avvocato gli ha posto l’esempio di un operatore che aveva torto più volte il braccio a un giovane ragazzo con autismo) fosse in condizione di subire questi maltrattamenti senza conseguenze di lungo termine, Pietrini ha affermato di non essere in grado di rispondere. Non sapeva cioè se il ragazzo, in virtù della sua disabilità, fosse stato in grado di percepire il dolore e subirne le conseguenze come qualunque altro essere umano.
Percepivano o non percepivano questi ragazzi il dolore? Per Pietrini non percepivano. Per lui tirare un ragazzo per le orecchie nel refettorio non implicava alcuna volontà lesiva ma solo l’intenzione di fare un gioco mal gestito. Quando l’avvocato gli ha fatto presente che, anche se fosse stato vero che i ragazzi non percepivano il dolore, erano comunque da considerare come soggetti deboli, posti non su un piano di parità, e quindi il gesto violento nei loro confronti sarebbe stato addirittura più grave, il perito ha evitato risposte dirette, limitandosi a definire i maltrattamenti con queste parole: gesti sgradevoli. Ha tenuto a precisare che dai video da lui visionati non è emersa alcuna volontà di fare del male. A suo avviso non si poteva parlare di volontarietà ma di «strumento inadeguato di relazione».
Noi non vorremmo mai ritrovarci nei panni di una persona come Pietrini.
Certo, deve essere stato difficile per lui trovare le parole giuste per portare argomentazioni plausibili a difesa e a discolpa di una manica di sciagurati inquadrati, ripresi e immortalati loro malgrado e a loro insaputa con le mani nella marmellata.
Abbiamo provato per un attimo però a metterci al suo posto.
Difendere l’indifendibile, per un professionista del suo rango, può essere apparsa – chissà – una sfida allettante. Magari ha trovato ancora più interessante il compenso, l’onorario a lui riservato. O magari ha agito, anche qui, “pro bono”, puntando al ritorno mediatico (e al prestigio conseguente) per aver presenziato con un ruolo centrale al “più grande processo per maltrattamenti ai disabili in Italia”**. Eravamo sinceramente curiosi, e glielo abbiamo anche chiesto, assai educatamente come è nostro stile, all’uscita dall’udienza, sulle scale del tribunale. Ma lui non ci ha risposto, e in verità non ci ha nemmeno degnato di uno sguardo: se ne è andato guardando in basso, lasciandoci più di un dubbio.
Non ci stupiamo di quello che abbiamo visto e sentito. Siamo arrabbiate e arrabbiati, questo sì, e abbiamo faticato non poco a trasformare in parole il confuso sentimento di sconcerto e risentimento accumulato in quell’aula. Ma, come collettivo impegnato da ormai venti anni a contrastare gli abusi della psichiatria, sappiamo bene che persone come Pietrini non rappresentano il frutto malato, ma il figlio sano, la diretta conseguenza del fallimento etico, scientifico, epistemologico delle pratiche psichiatriche.
Non conosciamo a fondo le tortuose strade attraverso le quali passa l’emissione di una sentenza. Anzi, per dirla tutta non abbiamo particolare fiducia nelle sentenze di un tribunale. Immaginiamo però che, come deve essere per un ruolo di altissima responsabilità, prima ancora che sentimenti di pietà e comprensione per la sofferenza umana, nella decisione di un giudice debba agire perlomeno il dovuto riguardo per la consequenzialità logica delle parole proferite, il rispetto per i rapporti causa-effetto tra gli eventi, la considerazione per la ragionevolezza delle argomentazioni.
Non il linguaggio della discriminazione, del luogo comune, del pregiudizio.
El sueño de la razón produce monstruos (Francisco Goya)
Invitiamo a partecipare al PRESIDIO in SOLIDARIETÀ alle VITTIME dei MALTRATTAMENTI alla Stella Maris MARTEDÌ 24 GIUGNO ore 10.30 c/o il Tribunale di Pisa in Piazza della Repubblica.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 3357002669
https://www.youtube.com/@CollettivoArtaud
* https://www.penaledp.it/wp-content/uploads/2023/04/ERBA-Final-solo-firma.pdf
** https://www.raiplay.it/video/2023/09/Spotlight-Storia-di-Mattia-Il-piu-grande-processo-per-maltrattamenti-ai-disabili-in-Italia-b5372d41-d112-4d88-afee-6545decb78fb.html
PISA martedì 24/6 PRESIDIO di SOLIDARIETÀ – BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO! VERITÀ sui MALTRATTAMENTI alla Stella Maris!

MARTEDÌ24 GIUGNO 2025ORE 10:30 c/o il Tribunale di Pisa in Piazza della Repubblica
PRESIDIO di SOLIDARIETÀ – BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!
VERITÀ SULLE VIOLENZE ALLA STELLA MARIS!
SOLIDARIETÀ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI!
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD
antipsichiatriapisa@inventati.org
MILANO: sabato 21/06 INCONTRO ANTIPSICHIATRICO c/o Villa Occupata

MILANO SABATO 21 GIUGNO c/o VILLA OCCUPATA in via A. Litta Modignani 66
MATA EL MADERO INTERIOR
ore 15 “TSO e altre forme di reclusione psichiatrica”
ore 18 “come ho smesso gli psicofarmaci”
con la partecipazione del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artuad
a seguire Pizza nel forno a legna e torneo di scopone scientifico
PISA: martedì 24 giugno PRESIDIO in SOLIDARIETÀ alle VITTIME dei MALTRATTAMENTI alla Stella Maris
VERITÀ SULLE VIOLENZE ALLA STELLA MARIS, SOLIDARIETÀ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI ! BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!
Martedì 24 giugno 2025 ore 10:30 diciassettesimo presidio sotto il Tribunale di Pisa per una nuova udienza sui maltrattamenti nella struttura di Montalto di Fauglia destinata a ospitare persone autistiche, gestita dalla Fondazione STELLA MARIS. In questa udienza il Pubblico Ministero presenterà la sua relazione.
Nell’estate del 2016, in seguito alla denuncia dei genitori di un giovane, la struttura è stata posta sotto controllo con l’installazione di microcamere e, dopo tre mesi di intercettazioni, la Procura di Pisa ha configurato l’ipotesi di reato per maltrattamenti. Tra gli ospiti Mattia, morto nel 2018 per soffocamento, dovuto probabilmente al prolungato ed eccessivo uso di psicofarmaci. I continui cambi di terapia avevano comportato disfunzionalità e rischi al momento dei pasti di cui la famiglia afferma di non essere mai stata informata. Per questa vicenda vi è un altro procedimento penale, il processo in primo grado si è chiuso con nessuna responsabilità da parte dei medici e della struttura. È iniziato il processo d’Appello presso il Tribunale di Firenze, rinviato addirittura a novembre 2025.
Il processo per maltrattamenti va avanti lentamente da oltre 6 anni: le udienze sono diradate considerando l’elevato numero di testimoni. Si tratta del più grande processo sulla disabilità in Italia. Nel periodo della pandemia è stato ospitato nel Palazzo dei Congressi di Pisa.
Gli imputati sono 15, di cui due dottoresse che gestivano la struttura e il Direttore Sanitario della Stella Maris. Due imputati sono usciti di scena: un operatore che ha patteggiato la pena e il Direttore generale che, dopo il rito abbreviato, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi, poi assolto nel processo d’Appello.
I genitori, i tutori e altri testimoni ascoltati hanno riportato le violenze subite dai ragazzi di Montalto e documentate dalle videoregistrazioni che testimoniano gli oltre 280 episodi di violenza in meno di 4 mesi; violenza non episodica ma strutturale. In una delle ultime udienze una delle dottoresse ha dichiarato che a Montalto di Fauglia venivano usati, in caso di crisi, i “tappeti contenitivi” dove il paziente veniva immobilizzato, contenuto e arrotolato.
Come riporta la relazione del consulente tecnico, professor Alfredo Verde: “Leggendo gli atti del presente procedimento abbiamo rinvenuto sicuramente la menzione di una lunga tradizione di abuso e violenza da parte degli operatori, radicata negli anni, e in parte tollerata, in parte ignorata della direzione delle strutture”. E ancora: “In queste situazioni si sviluppano degenerazioni in cui la violenza e la sopraffazione divengono strumenti usati ogni giorno, e l’istituzione perde le sue caratteristiche terapeutiche per divenire un luogo meramente coercitivo e afflittivo. Il comportamento degli operatori è apparso tipico delle istituzioni totali”.
Per questi motivi e per ricordare le vittime degli abusi psichiatrici che ancora vengono perpetrati ai danni di persone private della libertà personale non in grado di difendersi da sole, è un dovere seguire le vicende del processo nell’interesse di tutte/i.
Partecipiamo al PRESIDIO in SOLIDARIETÀ alle VITTIME MARTEDÌ 24 GIUGNO ore 10.30 c/o il Tribunale di Pisa in Piazza della Repubblica.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
Comitato Sanità Pubblica Versilia-Massa Carrara
Coordinamento Regionale Toscano Salute Ambiente Sanità
per info:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa 3357002669
antipsichiatriapisa@inventati.org artaudpisa.noblogs.org
CAMPAGNA “DATE I NUMERI” sulle CONTENZIONI in Toscana

CAMPAGNA “DATE I NUMERI” sulle CONTENZIONI in Toscana
Nel 95% dei 329 reparti psichiatrici ospedalieri legare i pazienti è ancora un’attività abituale. In Italia continuano a essere legati a un letto anche i minorenni. Secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità la contenzione meccanica provoca danni fisici e psicologici. Ogni reparto dovrebbe custodire un registro delle contenzioni meccaniche. Ma a oggi non è possibile una raccolta completa delle statistiche. A un monitoraggio del 2024 quasi metà delle regioni non ha risposto o ha comunicato di non detenere dati sulle contenzione meccanica a livello regionale.
Tra queste, la Regione Toscana.
EPPURE
– nel 2010 la conferenza delle regioni ha raccomandato di «monitorare a livello regionale il fenomeno delle contenzione attraverso la raccolta sistematica di dati di qualità tale da consentire di predisporre azioni migliorative».
– Nel 2022 l’intesa tra Stato, Regioni e Province autonome si è posto l’obiettivo di superare la contenzione meccanica entro il 2023; ha stanziato 60 milioni di euro destinati, tra l’altro, a «conoscere e monitorare la contenzione».
DATE I NUMERI!
Quanto si lega nei reparti psichiatrici? Per quante ore? O giorni? O settimane? Quanti adulti vengono legati? Quanti bambini?
Chiunque deve sapere cosa succede nell’inferno dei reparti psichiatrici.
Affinché questa pratica disumana venga abolita!
Per Francesco Mastrogiovanni, Elena Casetto, Wissem Abdel Latif e tanti altri.
Morti perché legati in un reparto psichiatrico.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
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Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
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LINK per ASCOLTARE INTERVISTA a Radio OndaRossa su ULTIMA UDIENZA DEL processo alla Stella Maris
Questo è il link per ascoltare l’intervista che abbiamo fatto, come Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud, a Radio OndaRossa con il resoconto dell’ultima udienza di martedì scorso 27 maggio del processo per i maltrattamenti avvenuti nella struttura di Montalto di Fauglia, in provincia di Pisa, gestita dalla fondazione Stella Maris. La prossima udienza si terrà martedì 24 giugno ed è prevista la relazione del Pubblico Ministero.
PISA: martedì 27/05 presidio di solidarietà VERITÀ SULLE VIOLENZE ALLA STELLA MARIS!

MARTEDÌ27 MAGGIO 2025ORE 10:30 c/o il Tribunale di Pisa in Piazza della Repubblica
PRESIDIO di SOLIDARIETÀ – BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!
VERITÀ SULLE VIOLENZE ALLA STELLA MARIS! SOLIDARIETÀ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI!
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD antipsichiatriapisa@inventati.org
PISA: martedì 27/5 PRESIDIO di SOLIDARIETà alle VITTIME dei MALTRATTAMENTI alla Stella Maris c/o il tribunale
VERITÀ SULLE VIOLENZE ALLA STELLA MARIS, SOLIDARIETÀ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI ! BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!
Martedì 27 maggio 2025 ore 10:30 sedicesimo presidio sotto il Tribunale di Pisa per una nuova udienza sui maltrattamenti nella struttura di Montalto di Fauglia destinata a ospitare persone autistiche, gestita dalla Fondazione STELLA MARIS. In questa udienza dovrebbe essere ascoltato il nuovo consulente tecnico della difesa e il Pubblico Ministero presenterà la sua relazione.
Nell’estate del 2016, in seguito alla denuncia dei genitori di un giovane, la struttura è stata posta sotto controllo con l’installazione di microcamere e, dopo tre mesi di intercettazioni, la Procura di Pisa ha configurato l’ipotesi di reato per maltrattamenti. Tra gli ospiti Mattia, morto nel 2018 per soffocamento, dovuto probabilmente al prolungato ed eccessivo uso di psicofarmaci. I continui cambi di terapia avevano comportato disfunzionalità e rischi al momento dei pasti di cui la famiglia afferma di non essere mai stata informata. Per questa vicenda vi è un altro procedimento penale, il processo in primo grado si è chiuso con nessuna responsabilità da parte dei medici e della struttura. È iniziato il processo d’Appello presso il Tribunale di Firenze, rinviato addirittura a novembre 2025.
Il processo per maltrattamenti va avanti lentamente da oltre 6 anni: le udienze sono diradate considerando l’elevato numero di testimoni. Si tratta del più grande processo sulla disabilità in Italia. Nel periodo della pandemia è stato ospitato nel Palazzo dei Congressi di Pisa.
Gli imputati sono 15, di cui due dottoresse che gestivano la struttura e il Direttore Sanitario della Stella Maris. Due imputati sono usciti di scena: un operatore che ha patteggiato la pena e il Direttore generale che, dopo il rito abbreviato, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi, poi assolto nel processo d’Appello.
I genitori, i tutori e altri testimoni ascoltati hanno riportato le violenze subite dai ragazzi di Montalto e documentate dalle videoregistrazioni che testimoniano gli oltre 280 episodi di violenza in meno di 4 mesi; violenza non episodica ma strutturale. In una delle ultime udienze una delle dottoresse ha dichiarato che a Montalto di Fauglia venivano usati, in caso di crisi, i “tappeti contenitivi” dove il paziente veniva immobilizzato, contenuto e arrotolato.
Come riporta la relazione del consulente tecnico, professor Alfredo Verde: “Leggendo gli atti del presente procedimento abbiamo rinvenuto sicuramente la menzione di una lunga tradizione di abuso e violenza da parte degli operatori, radicata negli anni, e in parte tollerata, in parte ignorata della direzione delle strutture”. E ancora: “In queste situazioni si sviluppano degenerazioni in cui la violenza e la sopraffazione divengono strumenti usati ogni giorno, e l’istituzione perde le sue caratteristiche terapeutiche per divenire un luogo meramente coercitivo e afflittivo. Il comportamento degli operatori è apparso tipico delle istituzioni totali”.
Per questi motivi e per ricordare le vittime degli abusi psichiatrici che ancora vengono perpetrati ai danni di persone private della libertà personale non in grado di difendersi da sole, è un dovere seguire le vicende del processo nell’interesse di tutte/i.
Partecipiamo al PRESIDIO in SOLIDARIETÀ alle VITTIMEMARTEDÌ27 MAGGIO ore 10.30 c/o il Tribunale di Pisa in Piazza della Repubblica.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
Comitato Sanità Pubblica Versilia-Massa Carrara
Coordinamento Regionale Toscano Salute Ambiente Sanità
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PAVIA: 25/05 presentazione di SOCIALMENTE PERICOLOSO a CONTATTO 2025 c/o Circolo arci Radioaut

Come collettivo Artaud parteciperemo a Contatto 2025
PAVIA DOMENICA 25 MAGGIO alle ore 11
presentazione del libro Socialmente pericoloso, la triste ma vera storia di un ergastolo bianco di Luigi Gallini edizioni Contrabbandiera a cura del collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud
Dal 23 al 25 maggio 2025 torna Contatto, il Festival della Brigata Basaglia, giunto alla sua quarta edizione. Quest’anno ci ritroveremo dal 23 al 25 maggio a Pavia e a ospitarci sarà circolo arci radioaut in via Faruffini 4 per tre giornate di laboratori, discussioni, incontri, arte, musica, lotta. A questo link il programma completo: https://www.brigatabasaglia.org/2025/04/01/contatto-2025-pavia/