da Sondra Cerrai: resoconto udienze del processo sui maltrattamenti alla Stella Maris dell’11 e 22 luglio 2025
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Sondra Cerrai il resoconto delle ultime due udienze del processo sui maltrattamenti alla Stella Maris, quelle dell’11 e del 22 luglio scorso, dove hanno parlato gli avvocati di alcuni imputati e della Stella Maris.
Le udienze dell’11 e 22 luglio sono state dedicate all’ascolto degli avvocati degli imputati e della Stella Maris in qualità di parte civile al processo.
E’ bene partire da quest’ultima circostanza. La Stella Maris gioca due ruoli in partita: è sotto accusa con i suoi operatori, i suoi medici, i suoi metodi e, contemporaneamente, si è costituita parte civile contro gli operatori sentendosi parte lesa (come Istituzione d’eccellenza) per le violenze perpetrate a Montalto. Quello che stona, tuttavia, è che la Fondazione Stella Maris con i suoi migliori avvocati si è costituita parte civile contro gli operatori ma non contro i dottori (anch’essi sul banco degli imputati) creando una kafkiana situazione che sarà difficile da districare da parte del giudice Messina. La descrizione dell’avvocata Boris ha dipinto una fondazione all’avanguardia in tutto: nella formazione, nelle strutture, nella fama costruita nel tempo per il suo impegno verso la disabilità.
E’ stato come ascoltare una narrazione al contrario di quella che è apparsa nei lunghi anni di udienze che hanno messo a fuoco carenze, scarsa formazione e impreparazione. E’ vero, tuttavia, che le “carte” sono sempre state in ordine e che formalmente ogni cosa funzionava ma la realtà era un’altra. Boris ha voluto distruggere il paradigma del perito della procura Alfredo Verde che aveva descritto la Stella Maris di Montalto di Fauglia come un’istituzione totale con tutte le dinamiche che ne conseguono. Verde è stato screditato anche da un punto di vista professionale in quanto non psichiatra. I reati sono tutti addebitabili a singole persone (secondo l’avvocata della Stella Maris) e quindi non esisterebbe alcun “sistema”. Boris ha difeso l’uso dei tappetti come sistema contenitivo mutuato da esperienze del Nord Europa. Ha addirittura asserito che erano gli stessi ragazzi a chiedere questo tipo di contenzione. Sul burnout degli imputati ha negato assolutamente che potesse esistere a Montalto una simile realtà.
L’avvocata Padovani (sempre della Stella Maris) ha parlato a favore del dr. De Vito, Direttore Sanitario della struttura, per il quale lo stesso PM ha chiesto l’assoluzione. Lo ha descritto come una vittima del meccanismo giudiziario, tenuto inutilmente e troppo a lungo sulla graticola. Va precisato che la Corte d’Appello di Firenze, che ha assolto Cutajar (dopo la condanna in primo grado) aveva, in realtà, stabilito che De Vito doveva stare a Montalto diversi giorni al mese e che questo di fatto non è mai avvenuto. Speriamo che il magistrato possa riprendere questo passaggio della sentenza di Firenze non considerato neppure dal PM Pelosi.
Hanno parlato poi gli avvocati difensori di VIVALDI, FRIGNANI, CASALINI e LUCCHESI.
La posizione degli avvocati difensori è stata simile anche per gli imputati del giorno 22 luglio: PARENTI, QUINTAVALLE, PARVENIUC, PASQUALETTI e CAROTI.
L’avvocato di VIVALDI, in particolare, ha messo in evidenza le condizioni fisiche della propria assistita, gravemente obesa e quindi non in grado di gestire ragazzi così difficoltosi e costretta, in qualche modo, ad usare le maniere forti per farsi rispettare. Ha accusato la dirigenza Stella Maris di non essersi resa conto che questa operatrice doveva essere assegnata ad altro incarico. In ogni caso ha negato l’applicabilità del reato di maltrattamento ed ha proposto l’abuso di mezzi di correzione, percosse e oltraggio, reati già ampiamente prescritti!!! Queste richiesta sono state il letitmotiv di tutti gli avvocati.
CASALINI e FRIGNANI (difesi dallo stesso avvocato) sono stati descritti come scarsamente formati e lasciati in balia di se stessi, vittime di bornout non certificato da chi avrebbe dovuto.
LUCCHESI (che è quello che per il quale il PM ha chiesto la pena più lieve), colui che prima di fare l’operatore alla Stella Maris lavorava al mercato del pesce di Livorno, è stato difeso dal proprio avvocato per aver utilizzato offese ed un linguaggio troppo colorito come effetto del suo essere livornese. L’avvocato, nell’argomentare questa difesa, si è riferito alla relazione del perito di parte PIETRINI che aveva svalutato i maltrattamenti vocali e le offese derubricandole a linguaggio colorito tipico dei toscani.
22 luglio
La giornata del 22 è stata, di fatto, la continuazione della precedente. Il primo avvocato ha preso le difese di PARENTI un giovanissimo operatore (allora di 23 anni) a suo dire buttato in un ambiente difficile senza alcuna preparazione. L’avvocato Guardavaccaro ha detto testualmente: “il mio assistito si è accorto che c’erano i tappeti, si è accorto che mancava l’acqua calda, si è accorto che molti pazienti aggredivano gli operatori e si è organizzato da solo”. Parenti ha imparato guardando i più anziani, ha aggiunto. Ha poi citato Basaglia e Tobino per dire che la teoria è bella ma la realtà è molto più complicata da gestire. “Si possono abolire i manicomi ma non i matti” ha detto Guardavaccaro e vi è un oggettivo vuoto legislativo che le strutture cercano di colmare come possono. Va precisato che in passato l’avvocato Guardavaccaro è stato presidente della Stella Maris.
L’avvocato di QUINTAVALLE ha fatto un lungo e argomentato intervento. Quintavalle è un caso a sé, non rientra tra gli operatori ripresi dalle videocamere, aveva avuto un passato violento nella struttura già dal 2006, era stato denunciato anche dalla dottoressa Masoni a Cutajar. E Cutajar (Direttore Generale) si era guardato bene dal denunciarlo alle forze dell’ordine o dal licenziarlo o dal punirlo, limitandosi a chiedergli le dimissioni per salvaguardare il buon nome della struttura. L’aggressività di un giovanissimo paziente con il braccio fratturato e si era macchiato di reati violenti descritti anche da ospiti della struttura in grado di parlare. Quintavalle potrebbe davvero farla franca perché nel suo caso sarebbe già prescritto anche il reato di maltrattamento (sono 14 anni). Il suo avvocato l’ha difeso dicendo che il proprio assistito non era qualificato per svolgere un ruolo così delicato e le sue risposte violente erano dettate dalla paura, erano delle “reazioni”. Ha detto che uno dei punti chiave attorno a cui ha ruotato questo processo è stato quello della mancata preparazione degli operatori ed ha aggiunto “la vera follia è aver consentito questo”. Anche lui ha rifiutato il reato di maltrattamento e l’abitualità di tale condotta (posta come aggravante dal PM) citando una serie di sentenze. Non c’era dolo in quello che faceva il suo assistito ma solo paura e reazione di difesa.
L’avvocato dell’operatrice PARVENIUC ha ripreso a suo favore la teoria dell’Effetto Lucifero citata dal perito Verde. La sua assistita, vivendo in un ambiente degradato in cui tutti operavano in quel modo, ha creduto che quella fosse la normalità e si è adeguata. Anche lui ha posto l’accento sulla discrasia tra teoria e realtà: una cosa sono le belle teorie di Basaglia, una cosa la realtà concreta.
L’avvocata di PASQUALETTI ha esordito dicendo che le immagini dei video non sono così crude come in altri casi. Ha criticato la relazione di Verde. Ha sostenuto che la professionalità non ha nulla a che vedere con i maltrattamenti. Ci ha tenuto a precisare che il suo assistito era molto formato (era il capo degli educatori) e che tutti avevano di lui una grandissima stima. Ha citato le parole di una dottoressa che avrebbe messo le mani sul fuoco a sua difesa. Pasqualetti, peraltro era anche RSU della struttura ed aveva voce in capitolo sui corsi di formazione. Le condizioni di lavoro non erano idonee e mancava una guida effettiva della struttura, ha detto la sua avvocata. Anche lei ha negato che il suo assistito possa essere associato al reato di maltrattamento. Ha chiesto l’applicazione dell’art. 581del codice penale (percosse).
Infine è stata la volta di CAROTI uno degli imputati (dopo il Salvadori) più citato nel processo, con molti episodi al suo attivo, con un passato in cui era già stato attenzionato dai medici per le sue condotte poco ortodosse, che aveva già avuto dei richiami disciplinari.
La sua avvocata lo ha dipinto come ligio al dovere, sempre pronto a portare a casa sua i pazienti, come uno che si faceva ben volere e rispettare: un operatore che per scelta ha lavorato oltre 40 anni a Montalto. A volte si sentiva un “surrogato delle famiglie”, si comportava quasi da padre. Non si meritava tutto il fango che gli è stato gettato addosso. I video. per essere letti bene, vanno interpretati e contestualizzati nel clima di convivialità e di familiarità di Montalto. L’avvocata ha ripreso molte argomentazioni del perito Pietrini ed ha contestato una ad una tutte le condotte illecite addebitate al suo assistito. Anche lei ha negato l’ipotesi dei maltrattamenti adeguandosi alle richieste degli altri avvocati.
Prossima udienza ci sarà il 23 settembre alle ore 9.30 con il resto degli imputati e le due dottoresse.
Sondra Cerrai
- RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: UN’ESPERIENZA CON GLI PSICOFARMACI
- LINK per ascoltare intervista in DIRETTA dal presidio al processo Stella Maris di martedì 22 luglio
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