Archives for July, 2025
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: UN’ESPERIENZA CON GLI PSICOFARMACI
Riceviamo e pubblichiamo la lettera anonima che trovate sotto.
Ciao. Ho scritto sul mio quaderno parte della mia esperienza psichiatrica.
Volevo condividerla con voi, nella speranza che prenda posto la voce della giustizia per quanto sta accadendo a me e a tanti altri.
Io sono una persona qualunque, che, come tante altre persone qualunque è stata maltrattata, abusata e torturata da una psichiatria che non da ascolto al malato in cura, e che pare si occupi solo di perseguire probabili interessi economici e di stato, a scapito di poveri malcapitati.
La psichiatria pubblica, per come io l’ ho conosciuta, non si è mai preposta di curarmi, ma solo di rendermi utile ad un sistema che prevede un prolungato uso di psicofarmaci a cui il paziente non può facilmente sottrarsi.. Farmaci, gli psicofarmaci, che creano forte dipendenza, logorano il fisico, e che in realtà non curano ma addirittura peggiorano i sintomi stessi per cui vengono prescritti. La mia esperienza ne è la prova: ho iniziato a ricevere ricoveri coatti a 22 anni che io ricordi, durante
una mia personale crisi interiore. Nel corso dei successivi 12 anni ho visto peggiorare non solo il mio stato emotivo e fisico, nonostante fossi seguito e sotto cure, ma ho visto peggiorare soprattutto il mio stato mentale e psicologico, con un susseguirsi di ricoveri in psichiatria di cui
ho perso il conto. Senza che mai venissero prese in considerazione le miei parole, con le quali dicevo ai miei curanti, ripetute e più volte nel corso degli anni, senza mai essere ascoltato, che coi farmaci prescrittimi non vedevo alcun miglioramento della mia condizione ma anzi un drastico aumento dei sintomi e del senso di colpa. Nessuno voleva notare che la mia collera era data da effetti collaterali dei farmaci. Non sono mai state prese in considerazione le miei parole, se non dopo 12 anni di cure deleterie e 2 segnalazioni all’ urp, allora completamente ignorate dal mio vecchio psichiatra curante, che per mia fortuna fu sostituito dall’ attuale dottoressa che cominciò un po’ a dare fiducia a quanto dicevo e al mio vissuto. Dopo innumerevoli battaglie per far valere i miei diritti, mi sento però ancora dire che io ho probabilmente bisogno dei farmaci, come un
diabetico dell’ insulina. Circa 10 anni fa dissi che non avrei più assunto i farmaci prescrittimi a
meno che non si fosse valutata una terapia alternativa. Mi obbligarono allora a curarmi in forma depot, rilascio prolungato, con la stessa classe di psicofarmaci che io tanto affermavo non avere effetti benefici sulla mia persona. Continuamente distrutto, reso infelice e misero, impotente e
arrabbiato per i loro trattamenti inumani, e drogato dai loro farmaci, eccedevo in intensi momenti d’ ira. Nessuno mi aveva mai detto che gli antipsicotici che mi prescrivevano causassero quella mia aggressività e irritabilità. I miei eccessivi stati di rabbia e angoscia venivano fatti passare per una mia patologia, come anche il mio non voler prendere i loro farmaci. Come dire che sei pazzo se ti rifiuti di stare male e farti maltrattare.. Ad oggi che ho iniziato a calare questi psicofarmaci e noto
come la mia irascibilità si stia attenuando, posso affermare e affermo con certezza quanto ho descritto sopra e insistito nel dire da tempo, a questi medici che mi seguono . Questa è la storia di molti, persone come me che con pochi istanti di colloqui ne è stato deciso il destino, ne è stata
rovinata la vita, grazie solo ad un opinione medica insindacabile, che però non si fonda su nessuna analisi chimica, ma sulla mera opinione di chi, è preso probabilmente da interessi personali ed economici, di prestigio e orgoglio personale, per motivi di carriera e quant’ altro,
Io ammetto di aver fatto degli errori, non ero certamente un esempio da seguire, mi drogavo e bevevo tutti i giorni, ma posso affermare come queste mie problematiche non siano state seguite correttamente e addirittura peggiorate dalla struttura e i medici che mi hanno preso in carico. Non è
possibile che in un paese civile, che persone come me e tanti altri bisognosi di aiuto, in condizioni di fragilità, debbano subire ulteriori danni e traumi psicologici da strutture che si propongono di curare e che invece peggiora solo un danno già esistente. Urge la necessità di regolamentare ulteriormente i trattamenti sanitari psichiatrici in Italia, in modo tale che si evitino abusi e inferni quali quelli protratti sulla mia persona. Urge la necessità di implementare trattamenti che non siano
solo quelli farmacologici, ma che diano spazio e ascolto ai bisogni di ogni paziente psichiatrico. Gli psicofarmaci non sono la soluzione al dilagare delle sempre più numerose forme di malattia mentali che vengono spesso proposte con entusiasmo e allarmismo dai media. Gli psicofarmaci devono
essere utilizzati in maniera limitata e se e solo se strettamente necessari nei casi più gravi e urgenti. Non devono assolutamente e non sono certamente la soluzione a disagi che hanno per il più delle volte solo bisogno di esserne esternati e accolti, e non repressi con mere persecuzioni come a me è capitato. Col barbaro metodo della violenza non si è mai risolto niente. Il disagio mentale o per meglio dire emozionale, deve essere accolto e non soppresso. Spero che qualcuno si stia muovendo in questo verso, verso una umanizzazione della psichiatria.
Nel mentre vi porgo i miei più cordiali e distinti saluti.
Questa è la mia esperienza, grazie per avermi dato modo di raccontarla.
da Sondra Cerrai: resoconto udienze del processo sui maltrattamenti alla Stella Maris dell’11 e 22 luglio 2025
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Sondra Cerrai il resoconto delle ultime due udienze del processo sui maltrattamenti alla Stella Maris, quelle dell’11 e del 22 luglio scorso, dove hanno parlato gli avvocati di alcuni imputati e della Stella Maris.
Le udienze dell’11 e 22 luglio sono state dedicate all’ascolto degli avvocati degli imputati e della Stella Maris in qualità di parte civile al processo.
E’ bene partire da quest’ultima circostanza. La Stella Maris gioca due ruoli in partita: è sotto accusa con i suoi operatori, i suoi medici, i suoi metodi e, contemporaneamente, si è costituita parte civile contro gli operatori sentendosi parte lesa (come Istituzione d’eccellenza) per le violenze perpetrate a Montalto. Quello che stona, tuttavia, è che la Fondazione Stella Maris con i suoi migliori avvocati si è costituita parte civile contro gli operatori ma non contro i dottori (anch’essi sul banco degli imputati) creando una kafkiana situazione che sarà difficile da districare da parte del giudice Messina. La descrizione dell’avvocata Boris ha dipinto una fondazione all’avanguardia in tutto: nella formazione, nelle strutture, nella fama costruita nel tempo per il suo impegno verso la disabilità.
E’ stato come ascoltare una narrazione al contrario di quella che è apparsa nei lunghi anni di udienze che hanno messo a fuoco carenze, scarsa formazione e impreparazione. E’ vero, tuttavia, che le “carte” sono sempre state in ordine e che formalmente ogni cosa funzionava ma la realtà era un’altra. Boris ha voluto distruggere il paradigma del perito della procura Alfredo Verde che aveva descritto la Stella Maris di Montalto di Fauglia come un’istituzione totale con tutte le dinamiche che ne conseguono. Verde è stato screditato anche da un punto di vista professionale in quanto non psichiatra. I reati sono tutti addebitabili a singole persone (secondo l’avvocata della Stella Maris) e quindi non esisterebbe alcun “sistema”. Boris ha difeso l’uso dei tappetti come sistema contenitivo mutuato da esperienze del Nord Europa. Ha addirittura asserito che erano gli stessi ragazzi a chiedere questo tipo di contenzione. Sul burnout degli imputati ha negato assolutamente che potesse esistere a Montalto una simile realtà.
L’avvocata Padovani (sempre della Stella Maris) ha parlato a favore del dr. De Vito, Direttore Sanitario della struttura, per il quale lo stesso PM ha chiesto l’assoluzione. Lo ha descritto come una vittima del meccanismo giudiziario, tenuto inutilmente e troppo a lungo sulla graticola. Va precisato che la Corte d’Appello di Firenze, che ha assolto Cutajar (dopo la condanna in primo grado) aveva, in realtà, stabilito che De Vito doveva stare a Montalto diversi giorni al mese e che questo di fatto non è mai avvenuto. Speriamo che il magistrato possa riprendere questo passaggio della sentenza di Firenze non considerato neppure dal PM Pelosi.
Hanno parlato poi gli avvocati difensori di VIVALDI, FRIGNANI, CASALINI e LUCCHESI.
La posizione degli avvocati difensori è stata simile anche per gli imputati del giorno 22 luglio: PARENTI, QUINTAVALLE, PARVENIUC, PASQUALETTI e CAROTI.
L’avvocato di VIVALDI, in particolare, ha messo in evidenza le condizioni fisiche della propria assistita, gravemente obesa e quindi non in grado di gestire ragazzi così difficoltosi e costretta, in qualche modo, ad usare le maniere forti per farsi rispettare. Ha accusato la dirigenza Stella Maris di non essersi resa conto che questa operatrice doveva essere assegnata ad altro incarico. In ogni caso ha negato l’applicabilità del reato di maltrattamento ed ha proposto l’abuso di mezzi di correzione, percosse e oltraggio, reati già ampiamente prescritti!!! Queste richiesta sono state il letitmotiv di tutti gli avvocati.
CASALINI e FRIGNANI (difesi dallo stesso avvocato) sono stati descritti come scarsamente formati e lasciati in balia di se stessi, vittime di bornout non certificato da chi avrebbe dovuto.
LUCCHESI (che è quello che per il quale il PM ha chiesto la pena più lieve), colui che prima di fare l’operatore alla Stella Maris lavorava al mercato del pesce di Livorno, è stato difeso dal proprio avvocato per aver utilizzato offese ed un linguaggio troppo colorito come effetto del suo essere livornese. L’avvocato, nell’argomentare questa difesa, si è riferito alla relazione del perito di parte PIETRINI che aveva svalutato i maltrattamenti vocali e le offese derubricandole a linguaggio colorito tipico dei toscani.
22 luglio
La giornata del 22 è stata, di fatto, la continuazione della precedente. Il primo avvocato ha preso le difese di PARENTI un giovanissimo operatore (allora di 23 anni) a suo dire buttato in un ambiente difficile senza alcuna preparazione. L’avvocato Guardavaccaro ha detto testualmente: “il mio assistito si è accorto che c’erano i tappeti, si è accorto che mancava l’acqua calda, si è accorto che molti pazienti aggredivano gli operatori e si è organizzato da solo”. Parenti ha imparato guardando i più anziani, ha aggiunto. Ha poi citato Basaglia e Tobino per dire che la teoria è bella ma la realtà è molto più complicata da gestire. “Si possono abolire i manicomi ma non i matti” ha detto Guardavaccaro e vi è un oggettivo vuoto legislativo che le strutture cercano di colmare come possono. Va precisato che in passato l’avvocato Guardavaccaro è stato presidente della Stella Maris.
L’avvocato di QUINTAVALLE ha fatto un lungo e argomentato intervento. Quintavalle è un caso a sé, non rientra tra gli operatori ripresi dalle videocamere, aveva avuto un passato violento nella struttura già dal 2006, era stato denunciato anche dalla dottoressa Masoni a Cutajar. E Cutajar (Direttore Generale) si era guardato bene dal denunciarlo alle forze dell’ordine o dal licenziarlo o dal punirlo, limitandosi a chiedergli le dimissioni per salvaguardare il buon nome della struttura. L’aggressività di un giovanissimo paziente con il braccio fratturato e si era macchiato di reati violenti descritti anche da ospiti della struttura in grado di parlare. Quintavalle potrebbe davvero farla franca perché nel suo caso sarebbe già prescritto anche il reato di maltrattamento (sono 14 anni). Il suo avvocato l’ha difeso dicendo che il proprio assistito non era qualificato per svolgere un ruolo così delicato e le sue risposte violente erano dettate dalla paura, erano delle “reazioni”. Ha detto che uno dei punti chiave attorno a cui ha ruotato questo processo è stato quello della mancata preparazione degli operatori ed ha aggiunto “la vera follia è aver consentito questo”. Anche lui ha rifiutato il reato di maltrattamento e l’abitualità di tale condotta (posta come aggravante dal PM) citando una serie di sentenze. Non c’era dolo in quello che faceva il suo assistito ma solo paura e reazione di difesa.
L’avvocato dell’operatrice PARVENIUC ha ripreso a suo favore la teoria dell’Effetto Lucifero citata dal perito Verde. La sua assistita, vivendo in un ambiente degradato in cui tutti operavano in quel modo, ha creduto che quella fosse la normalità e si è adeguata. Anche lui ha posto l’accento sulla discrasia tra teoria e realtà: una cosa sono le belle teorie di Basaglia, una cosa la realtà concreta.
L’avvocata di PASQUALETTI ha esordito dicendo che le immagini dei video non sono così crude come in altri casi. Ha criticato la relazione di Verde. Ha sostenuto che la professionalità non ha nulla a che vedere con i maltrattamenti. Ci ha tenuto a precisare che il suo assistito era molto formato (era il capo degli educatori) e che tutti avevano di lui una grandissima stima. Ha citato le parole di una dottoressa che avrebbe messo le mani sul fuoco a sua difesa. Pasqualetti, peraltro era anche RSU della struttura ed aveva voce in capitolo sui corsi di formazione. Le condizioni di lavoro non erano idonee e mancava una guida effettiva della struttura, ha detto la sua avvocata. Anche lei ha negato che il suo assistito possa essere associato al reato di maltrattamento. Ha chiesto l’applicazione dell’art. 581del codice penale (percosse).
Infine è stata la volta di CAROTI uno degli imputati (dopo il Salvadori) più citato nel processo, con molti episodi al suo attivo, con un passato in cui era già stato attenzionato dai medici per le sue condotte poco ortodosse, che aveva già avuto dei richiami disciplinari.
La sua avvocata lo ha dipinto come ligio al dovere, sempre pronto a portare a casa sua i pazienti, come uno che si faceva ben volere e rispettare: un operatore che per scelta ha lavorato oltre 40 anni a Montalto. A volte si sentiva un “surrogato delle famiglie”, si comportava quasi da padre. Non si meritava tutto il fango che gli è stato gettato addosso. I video. per essere letti bene, vanno interpretati e contestualizzati nel clima di convivialità e di familiarità di Montalto. L’avvocata ha ripreso molte argomentazioni del perito Pietrini ed ha contestato una ad una tutte le condotte illecite addebitate al suo assistito. Anche lei ha negato l’ipotesi dei maltrattamenti adeguandosi alle richieste degli altri avvocati.
Prossima udienza ci sarà il 23 settembre alle ore 9.30 con il resto degli imputati e le due dottoresse.
Sondra Cerrai
LINK per ascoltare intervista in DIRETTA dal presidio al processo Stella Maris di martedì 22 luglio
https://www.ondarossa.info/newsredazione/2025/07/presidio-stella-maris-pisa
A questo link potete ascoltare l’intervista che abbiamo fatto, come collettivo Artaud, a Radio Ondarossa in diretta dal presidio sotto il tribunale per il processo sui maltrattamenti alla Stella Maris durante l’udienza di martedì 22 luglio.
PISA: martedì 22/07 PRESIDIO di SOLIDARIETÀ BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!

MARTEDÌ 22 LUGLIO 2025ORE 10:30 c/o il Tribunale di Pisa in Piazza della Repubblica
PRESIDIO di SOLIDARIETÀ – BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!
VERITÀ SULLE VIOLENZE ALLA STELLA MARIS! SOLIDARIETÀ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI!
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD
LINK per ascoltare intervista a radio Ondarossa sulla prossima udienza, di martedì 22 luglio, del processo sui maltrattamenti alla Stella Maris
https://www.ondarossa.info/newsredazione/2025/07/22-luglio-presidio-verita-sulle-violenze
questo è il link per ascoltare l’intervista che abbiamo fatto, come collettivo Artaud, a radio Ondarossa per parlare della prossima udienza del processo sui maltrattamenti alla Stella Maris che si terrà martedì 22 luglio. Trovate anche un resoconto dell’ultima udienza quella dello scorso 11 luglio.
PISA: martedì 22 luglio PRESIDIO di SOLIDARIETÀ – VERITÀ SULLE VIOLENZE ALLA STELLA MARIS!
VERITÀ SULLE VIOLENZE ALLA STELLA MARIS, SOLIDARIETÀ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI ! BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!
Martedì 22 luglio 2025 ore 10:30 diciannovesimo presidio sotto il Tribunale di Pisa per una nuova udienza sui maltrattamenti nella struttura di Montalto di Fauglia destinata a ospitare persone autistiche, gestita dalla Fondazione STELLA MARIS. In questa udienza verranno ascoltati gli avvocati di altri imputati .
Nell’estate del 2016, in seguito alla denuncia dei genitori di un giovane, la struttura è stata posta sotto controllo con l’installazione di microcamere e, dopo tre mesi di intercettazioni, la Procura di Pisa ha configurato l’ipotesi di reato per maltrattamenti. Tra gli ospiti Mattia, morto nel 2018 per soffocamento, dovuto probabilmente al prolungato ed eccessivo uso di psicofarmaci. I continui cambi di terapia avevano comportato disfunzionalità e rischi al momento dei pasti di cui la famiglia afferma di non essere mai stata informata. Per questa vicenda vi è un altro procedimento penale, il processo in primo grado si è chiuso con nessuna responsabilità da parte dei medici e della struttura. È iniziato il processo d’Appello presso il Tribunale di Firenze, rinviato addirittura a novembre 2025.
Il processo per maltrattamenti va avanti lentamente da oltre 6 anni: le udienze sono diradate considerando l’elevato numero di testimoni. Si tratta del più grande processo sulla disabilità in Italia. Nel periodo della pandemia è stato ospitato nel Palazzo dei Congressi di Pisa.
Gli imputati sono 15, di cui due dottoresse che gestivano la struttura e il Direttore Sanitario della Stella Maris. Due imputati sono usciti di scena: un operatore che ha patteggiato la pena e il Direttore generale che, dopo il rito abbreviato, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi, poi assolto nel processo d’Appello.
I genitori, i tutori e altri testimoni ascoltati hanno riportato le violenze subite dai ragazzi di Montalto e documentate dalle videoregistrazioni che testimoniano gli oltre 280 episodi di violenza in meno di 4 mesi; violenza non episodica ma strutturale. In una delle ultime udienze una delle dottoresse ha dichiarato che a Montalto di Fauglia venivano usati, in caso di crisi, i “tappeti contenitivi” dove il paziente veniva immobilizzato, contenuto e arrotolato.
Come riporta la relazione del consulente tecnico, professor Alfredo Verde: “Leggendo gli atti del presente procedimento abbiamo rinvenuto sicuramente la menzione di una lunga tradizione di abuso e violenza da parte degli operatori, radicata negli anni, e in parte tollerata, in parte ignorata della direzione delle strutture”. E ancora: “In queste situazioni si sviluppano degenerazioni in cui la violenza e la sopraffazione divengono strumenti usati ogni giorno, e l’istituzione perde le sue caratteristiche terapeutiche per divenire un luogo meramente coercitivo e afflittivo. Il comportamento degli operatori è apparso tipico delle istituzioni totali”.
Per questi motivi e per ricordare le vittime degli abusi psichiatrici che ancora vengono perpetrati ai danni di persone private della libertà personale non in grado di difendersi da sole, è un dovere seguire le vicende del processo nell’interesse di tutte/i.
Partecipiamo al PRESIDIO in SOLIDARIETÀ alle VITTIMEMARTEDÌ 22 LUGLIO ore 10.30 c/o il Tribunale di Pisa in Piazza della Repubblica.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
Comitato Sanità Pubblica Versilia-Massa Carrara
Coordinamento Regionale Toscano Salute Ambiente Sanità
per info:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa 3357002669
antipsichiatriapisa@inventati.org artaudpisa.noblogs.org
TORINO: sabato 19 luglio COSTRUIAMO COMUNITÀ NON GABBIE

TORINO SABATO 19 LUGLIO c/o Csoa Gabrio dalle ore 16 l’Assemblea cura comunitaria Torino organizza: COSTRUIAMO COMUNITÀ NON GABBIE
ore 16 costruzione collettiva di uno spazio Chill
ore 17 DDL Zaffini e condivisioni pratiche con:
Brigata Basaglia
Critical Psychology
Riccardo Girolimetto – ricercatore
Psicologia Anticarceraria
Neuroqueer
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud (online)
Luoghi di cura non di paura
ore 20:30 socialità e live di Carenza 503
LINK per ascoltare intervista a radio Ondarossa sulla prossima udienza, di venerdì 11 luglio, del processo sui maltrattamenti alla Stella Maris
https://www.ondarossa.info/newsredazione/2025/07/presidio-solidarieta-vittime-del-caso
questo è il link per sentire l’intervista a radio OndaRossa che abbiamo fatto venerdì scorso come del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud. Abbiamo parlato del presidio di solidarietà che si terrà il venerdì 11 luglio alle ore 10:30 presso il Tribunale di Pisa per chiedere verità per le vittime delle violenze nella struttura di Montalto di Fauglia destinata a ospitare persone autistiche, gestita dalla Fondazione STELLA MARIS.
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org
3357002669
https://www.youtube.com/@CollettivoArtaud
PISA: venerdì 11/07 PRESIDIO di SOLIDARIETÀ BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!

VENERDÌ 11 LUGLIO 2025 ORE 10:30 c/o il Tribunale di Pisa in Piazza della Repubblica
PRESIDIO di SOLIDARIETÀ BASTA ABUSI! BASTA USO del TAPPETO CONTENITIVO!
VERITÀ SULLE VIOLENZE ALLA STELLA MARIS!
SOLIDARIETÀ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI!
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD
antipsichiatriapisa@inventati.org
47 ANNI di TSO ILLEGITTIMI: la Corte Costituzionale svela le omissioni che hanno negato i diritti fondamentali
47 anni di TSO illegittimi: la Corte Costituzionale svela le omissioni che hanno negato i diritti fondamentali
La Corte costituzionale, con la sentenza n. 76 del 2025, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale parziale dell’articolo 35 (Trattamento Sanitario Obbligatorio) della legge 833/1978, che istituisce il servizio sanitario nazionale (ex articolo 3 delle legge 180/78 cosiddetta “legge Basaglia ”).
La sentenza ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 35 in relazione alla mancata previsione di tre garanzie fondamentali:
il diritto all’informazione e comunicazione del provvedimento alla persona interessata o al suo legale rappresentante (avvocato, amministratore di sostegno, tutore o curatore); il diritto della persona a essere sentita prima della convalida;
la notifica del provvedimento di TSO alla persona interessata o al suo legale rappresentante.
Il giudizio di legittimità costituzionale era stato sollevato dalla Corte di Cassazione nel settembre 2024 nel corso di una controversia promossa da una donna sottoposta a TSO a Caltanissetta. La donna, tramite il suo avvocato, aveva presentato opposizione lamentando di non aver ricevuto alcuna notifica, di non essere stata ascoltata dal giudice e di non avere avuto strumenti effettivi per difendersi. La Cassazione, valutando il ricorso, aveva posto in evidenza una serie di gravi lacune nel procedimento, affermando che «la mancata audizione della persona da parte del giudice tutelare prima della convalida rende il controllo giudiziale meramente formale». I giudici della Corte costituzionale, in seguito al ricorso presentato dalla donna in Cassazione, hanno rilevato come l’articolo 35 della legge 833 non garantisca adeguate tutele, evidenziando che «il sindaco e il giudice tutelare comunicherebbero tra loro, ma nessuno dei due comunicherebbe con il paziente».
Cosa succederà da adesso in poi?
In teoria la sentenza della Corte Costituzionale dovrebbe avere effetto immediato su tutti i procedimenti in corso e su quelli futuri. I sindaci, in qualità di autorità sanitarie locali, dovranno garantire quindi, ai sensi del pronunciamento, che il provvedimento sia notificato alla persona o al suo legale rappresentante. I giudici tutelari saranno obbligati quindi ad ascoltare l’interessato prima di convalidare il trattamento. La mancata osservanza di tali garanzie potrà determinare l’illegittimità del TSO. Di prassi, il legislatore dovrebbe inoltre intervenire per adeguare il testo normativo al nuovo orientamento costituzionale.
Abbiamo ritenuto opportuno approfondire i meccanismi interni della Sentenza.
Secondo la Corte costituzionale l’assenza della tempestiva informazione sulle modalità di opposizione, costituisce «un ostacolo rilevante all’esercizio del diritto a un ricorso effettivo alla difesa e, in ultima istanza, a un giusto processo», anche se la 833 prevede la possibilità di chiedere la revoca del provvedimento di TSO e di proporre successiva opposizione di fatto. La Corte Costituzionale ha sostenuto quindi che la non comunicazione, la mancata audizione del giudice tutelare e la mancata convalida del provvedimento del TSO rappresentino «una violazione del diritto al contraddittorio, e alla difesa, dunque un deficit costituzionalmente rilevante». Ha fatto appello in particolare ad articoli fondamentali della Costituzione: il 13, sulla libertà personale, il 24, sul diritto di difesa in giudizio, e il 111, sul giusto processo.
La Consulta ha stabilito che la persona sottoposta a Tso deve essere messa a conoscenza del provvedimento restrittivo della libertà personale e deve partecipare al procedimento di convalida, in quanto titolare del diritto costituzionale di agire e di difendersi in giudizio, anche nel caso in cui si trovi in stato di «incapacità naturale».
Nella sentenza è scritto inoltre che l’audizione della persona sottoposta a TSO da parte del giudice tutelare debba avvenire prima della convalida «presso il luogo in cui la persona si trova – normalmente un reparto del servizio psichiatrico di diagnosi e cura”, perché questo incontro tra paziente e giudice «è garanzia che il trattamento venga eseguito nel rispetto del divieto di violenza fisica e morale sulle persone sottoposte a restrizioni della libertà personale (articolo 13, quarto comma, della Costituzione) e nei limiti imposti dal rispetto della persona umana (articolo 32, secondo comma, della Costituzione)». L’audizione per la convalida – che deve avvenire entro quarantotto ore – rappresenta un primo contatto che consente al giudice tutelare di conoscere le condizioni della persona, compresa «l’esistenza di una rete di sostegno familiare e sociale».
La sentenza della Corte Costituzionale ha fatto anche riferimento al rapporto del CPT (Comitato europeo per la Prevenzione della Tortura) che nel 2023 ha segnalato che il TSO in Italia segue un «formato standardizzato e ripetitivo» in cui il giudice tutelare «non incontra mai i pazienti che che rimangono disinformati sul loro status legale». La Corte non si è limitata solamente alla questione TSO, mettendo giustamente in discussione l’analogo dispositivo amministrativo restrittivo della libertà personale che riguarda i migranti senza documenti: «l’accompagnamento coattivo alla frontiera e il trattenimento dello straniero nei centri di permanenza per il rimpatrio devono essere assistiti dal diritto di essere ascoltati dal giudice in sede di convalida, sicché sarebbe irragionevole e lesiva del principio di eguaglianza l’omessa previsione di analogo adempimento nel trattamento sanitario coattivo».
Il primo dato di fatto: è stata applicata una procedura carente di garanzie costituzionali per quarantasette anni.
Se il TSO è stato costituzionalmente illegittimo fino ad ora chi ci garantisce che le cose cambieranno?
Con che modalità queste persone saranno ascoltate? Tuteleranno la libertà e il diritto di difesa della persona che la sentenza della Corte Costituzionale, in maniera precisa, definisce? Malgrado la sentenza abbia riportato a chiare lettere che l’audizione debba avvenire nello stesso luogo in cui la persona si trova, il tribunale di Milano ha già chiesto l’attivazione di un numero per fare le audizioni in videochiamata. Il rischio è dunque che questa nuova procedura venga risolta aggirando i dispositivi più tutelanti, in barba alla stessa sentenza. Quale tutela, quale salvaguardia di diritti potrebbe assicurare una videochiamata, magari in presenza di personale sanitario, con un paziente già sedato? In queste condizioni immaginiamo i giudici tutelari convalidare i TSO come un atto meramente burocratico: tutt’altro che come garanzia di controllo sul divieto di violenza fisica e morale indicato nella sentenza.
Se -in teoria- la legge prevede il ricovero coatto solo in casi limitati e nel rispetto rigoroso di alcune condizioni, la realtà testimoniata da chi la psichiatria la subisce è ben diversa. Sappiamo bene, come Collettivo Artaud, in venti anni di esperienze accumulate con le nostre lotte contro le pratiche manicomiali, che il preciso protocollo della procedura di imposizione di TSO molto spesso non è applicato, e che il TSO non è affatto un provvedimento usato come extrema ratio. Troppo spesso le procedure giuridiche e mediche durante il TSO vengono aggirate: nella maggior parte dei casi i ricoveri coatti sono eseguiti senza rispettare le norme che li regolano e seguono il loro corso semplicemente per il fatto che quasi nessuno è a conoscenza delle normative e dei diritti della persona.
L’inganno del sistema psichiatrico sta nel credere che un TSO duri in fondo solo sette giorni, o quattordici nel caso peggiore. La verità è che il TSO implica una coatta presa in carico della persona da parte dei Servizi di salute mentale del territorio che può durare per decenni. Una volta entrato in questo meccanismo infernale, una volta bollato con lo stigma della “malattia mentale”, il paziente vi rimane invischiato a vita, costretto a continue visite psichiatriche e soprattutto, alla somministrazione obbligatoria di psicofarmaci, pena un nuovo ricovero coatto. Per i ricoverati in TSO si ricorre ancora spesso all’isolamento e alla contenzione fisica, mentre i cocktails di farmaci somministrati mirano ad annullare la coscienza di sé della persona, a renderla docile ai ritmi e alle regole ospedaliere. Il grado di spersonalizzazione ed alienazione che si può raggiungere durante una settimana di TSO ha pochi eguali, anche per il bombardamento chimico a cui si è sottoposti.
Ecco come l’obbligo di cura oggi non significhi più necessariamente e solamente la reclusione in una struttura, ma si trasformi nell’impossibilità di modificare o sospendere il trattamento psichiatrico sotto costante minaccia di ricorso al ricovero coatto sfruttato come strumento di ricatto, punizione e repressione.
Ma in realtà come Collettivo riteniamo che ci sia una seconda, ulteriore, considerazione di cui tenere conto.
La Sentenza n. 76 del 2025, pur non menzionando esplicitamente la contenzione meccanica offre, a nostro avviso, un forte potenziale interpretativo critico. Il nucleo della pronuncia è il rafforzamento del controllo giurisdizionale sul TSO, tramite l’ audizione preventiva e in loco della persona da parte del giudice tutelare. La Corte esplicita, ed è questo l’elemento che vorremmo sottolineare, che tale audizione è « garanzia che il trattamento venga eseguito nel rispetto del divieto di violenza fisica e morale sulle persone sottoposte a restrizioni della libertà personale»(Art. 13, comma 4 Cost.) e «nei limiti imposti dal rispetto della persona umana» (Art. 32, comma 2 Cost.). Inoltre, la sentenza parla di «audizione» , quindi di ascolto.
Deducendo da ciò: La contenzione meccanica , essendo una limitazione fisica diretta e potenzialmente lesiva della dignità, rientra a pieno titolo nelle « violazioni fisiche e morali» e nel mancato «rispetto della persona umana» . Difficilmente si può pensare che, ascoltando la persona in stato di malessere si possa poi procedere a legarne gli arti o a limitarne la mobilità in modo pesantemente coercitivo.
La sentenza, esigendo un controllo giudiziale non più formale ma sostanziale sulla concreta esecuzione del trattamento, rende ogni ricorso alla contenzione immediatamente sindacabile e, riteniamo, censurabile sotto il profilo di questi inderogabili principi costituzionali. La sua applicazione, pertanto, è ora direttamente e immediatamente riconducibile a una possibile violazione dei diritti fondamentali della persona, richiedendo una strettissima aderenza ai criteri di necessità ed eccezionalità per sfuggire alla qualificazione di violenza costituzionalmente illegittima
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
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Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org
3357002669
https://www.youtube.com/@CollettivoArtaud