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articolo su RISCATTO – Pisa- Continua la lotta per la verità sugli abusi alla Stella Maris: aggiornamenti dall’ultima udienza di martedì 29 ottobre
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Continua la lotta per la verità sugli abusi alla Stella Maris: aggiornamenti dall’ultima udienza di martedì 29 ottobre
Ieri, in data 29 ottobre, si è tenuta una nuova udienza del processo per gli abusi commessi nella struttura della Stella Maris a Montalto di Fauglia, in cui sono stati ascoltatə lə testimoni della difesa. La vicenda giudiziaria va avanti dal 2016 con lentezza, nonostante la gravità di fatti che contano in pochi mesi di videosorveglianza e intercettazioni più di 280 episodi di violenza, ignorati o tollerati dalla direzione delle strutture.
Nel corso di questi anni un ragazzo, Mattia, ha perso la vita per soffocamento nel 2018, dovuto probabilmente all’eccesso di psicofarmaci ricevuti. Su questa ulteriore violenza è in corso un processo, concluso in I grado e rinviato in Appello, che avrà la prossima udienza nel novembre 2025 e in cui ancora non è stata riconosciuta la responsabilità del personale sanitario.
Un partecipato presidio, che ha visto la presenza di attivistə del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud, del Coordinamento Regionale Toscano Salute Ambiente Sanità e del Comitato Sanità Pubblica Versilia-Massa Carrara, insieme a cittadinə e a familiari delləpazienti maltrattatə, ha accompagnato nel piazzale del Tribunale tutta la seduta, durata dalla mattina alle 15.30 del pomeriggio.
Nel corso dell’udienza sono statə ascoltatə quattro operatrici e un medico neuropsichiatra responsabile della struttura, a favore dellə imputatə: nel corso di queste testimonianze, le famiglie dellə pazienti sono state costrette ad assistere alla negazione delle violenze o alla loro legittimazione come “necessità” per contenere pazienti “esuberanti”, o ancora come forme di “scherzo” nei loro confronti. Tali sono stati qualificati comportamenti come insulti, strizzate di capezzoli, schiaffi e sgambetti, in alcune testimonianze definiti come comportamenti di carattere “educativo” rispetto allə pazienti.
Ancora una volta si è assistito in sede di Tribunale alla colpevolizzazione di chi ha subito violenza, tacciatə tutta la seduta di essere responsabile di manifestare ostilità e pericolo per lə operatorə e medici, tale da legittimare l’uso di forme di coercizione come il tappeto contenitivo e maltrattamenti. Queste misure, che hanno per anni costituito un abuso nei confronti delle persone ricoverate nella struttura, sono state giustificate con la volontà di normalizzare questo tipo di pratiche.
Altrettanto grave è stata l’ammissione da parte di alcune operatrici di aver ricevuto richiami disciplinari e sospensioni per aver assistito ad episodi di questo tipo senza essere intervenute.
La prossima udienza si terrà il 10 dicembre, con l’ascolto di altri dieci testimoni, e sarà nuovamente accompagnata dal presidio delle associazioni, delle famiglie e dellə solidali. La lotta per pretendere verità e giustizia sugli abusi alla Stella Maris non si ferma!
LINK per ASCOLTARE l’INTERVISTA a Radio Onda d’Urto sulla NUOVA UDIENZA del PROCESSO per i MALTRATTAMENTI alla Stella Maris
Domani martedì 29 ottobre, alle ore 11, presso il Tribunale di Pisa si svolgerà un nuovo presidio solidale.
L’iniziativa si terrà in concomitanza della nuova udienza del processo alla Fondazione Stella Maris per i maltrattamenti e gli abusi subiti dagli utenti ospitati nella sua struttura per persone autistiche a Montalto di Fauglia (PI). Utenti a cui il collettivo vuole portare solidarietà e supporto, soprattutto dato il carattere strutturale delle violenze che sta emergendo dagli atti.
L’obiettivo del collettivo è anche cercare di mantenere alta l’attenzione sia sui meccanismi e le dinamiche che regolano queste strutture psichiatriche – vere e proprie “istituzioni totali“, finanziate da fondi pubblici – sia sul fenomeno della “psichiatrizzazione sociale“, che avanza un po’ ovunque nel silenzio generale.
PISA: martedì 29/10 PRESIDIO di SOLIDARIETÀ – VERITÀ SUGLI ABUSI ALLA STELLA MARIS!
presso il Tribunale di Pisa in Piazza della Repubblica
PRESIDIO di SOLIDARIETÀ
VERITÀ SUGLI ABUSI ALLA STELLA MARIS!
SOLIDARIETÀ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI!
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO ANTONIN ARTAUD
antipsichiatriapisa@inventati.org
DOPO GLI ABUSI E I MALTRATTAMENTI QUANTO TEMPO DOBBIAMO ASPETTARE? PISA MARTEDÌ 29 OTTOBRE PRESIDIO davanti al Tribunale alle ore 11 durante il processo per i MALTRATTAMENTI alla Stella Maris
VERITÀ SUGLI ABUSI ALLA STELLA MARIS, SOLIDARIETÀ ALLE VITTIME DEI MALTRATTAMENTI !
Martedì 29 ottobre ore 11 appuntamento al Tribunale di Pisa per una nuova udienza sui maltrattamenti nella struttura di Montalto di Fauglia destinata a ospitare persone autistiche, gestita dalla Fondazione STELLA MARIS. In questa udienza dovrebbero essere ascoltati altri testimoni della difesa.
Nell’estate del 2016, in seguito alla denuncia dei genitori di un giovane, la struttura è stata posta sotto controllo con l’installazione di microcamere e, dopo tre mesi di intercettazioni, la Procura di Pisa ha configurato l’ipotesi di reato per maltrattamenti. Tra gli ospiti Mattia, morto nel 2018 per soffocamento, dovuto probabilmente al prolungato ed eccessivo uso di psicofarmaci. I continui cambi di terapia avevano comportato disfunzionalità e rischi al momento dei pasti di cui la famiglia afferma di non essere mai stata informata. Per questa vicenda vi è un altro procedimento penale, il processo in primo grado si è chiuso con nessuna responsabilità da parte dei medici e della struttura. È iniziato il processo d’Appello presso il Tribunale di Firenze, rinviato addirittura a novembre 2025.
Il processo per maltrattamenti va avanti lentamente da oltre 6 anni: le udienze sono diradate considerando l’elevato numero di testimoni. Si tratta del più grande processo sulla disabilità in Italia. Nel periodo della pandemia è stato ospitato nel Palazzo dei Congressi di Pisa.
Gli imputati sono 15, di cui due dottoresse che gestivano la struttura e il Direttore Sanitario della Stella Maris. Due imputati sono usciti di scena: un operatore che ha patteggiato la pena e il Direttore generale che, dopo il rito abbreviato, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi, poi assolto nel processo d’Appello.
I genitori, i tutori e altri testimoni ascoltati hanno riportato le violenze subite dai ragazzi di Montalto e documentate dalle videoregistrazioni che testimoniano gli oltre 280 episodi di violenza in meno di 4 mesi; violenza non episodica ma strutturale. Nell’ultima udienza una delle dottoresse ha dichiarato che a Montalto di Fauglia venivano usati, in caso di crisi, i “tappeti contenitivi” dove il paziente veniva immobilizzato, contenuto e arrotolato.
Come riporta la relazione del consulente tecnico, professor Alfredo Verde: “Leggendo gli atti del presente procedimento abbiamo rinvenuto sicuramente la menzione di una lunga tradizione di abuso e violenza da parte degli operatori, radicata negli anni, e in parte tollerata, in parte ignorata della direzione delle strutture”. E ancora: “In queste situazioni si sviluppano degenerazioni in cui la violenza e la sopraffazione divengono strumenti usati ogni giorno, e l’istituzione perde le sue caratteristiche terapeutiche per divenire un luogo meramente coercitivo e afflittivo. Il comportamento degli operatori è apparso tipico delle istituzioni totali”.
Per questi motivi e per ricordare le vittime degli abusi psichiatrici che ancora vengono perpetrati ai danni di persone private della libertà personale non in grado di difendersi da sole, è un dovere seguire le vicende del processo nell’interesse di tutte/i.
Partecipiamo al PRESIDIO in SOLIDARIETÀ alle VITTIME
MARTEDÌ 29 OTTOBRE ore 11.00 c/o il Tribunale di Pisa, Piazza della Repubblica
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
Comitato Sanità Pubblica Versilia-Massa Carrara
Coordinamento Regionale Toscano Salute Ambiente Sanità
per info:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa 3357002669
antipsichiatriapisa@inventati.org artaudpisa.noblogs.org
VOLANTINO DISTRIBUITO al CORTEO in DIFESA della SANITÀ PUBBLICA del 19/10 a Firenze
Mohamed Khaira Cisse (2003), Giacomo Zotti (2011), Riccardo Magherini (2014), Vincenzo Sapia (2014), Bruno Combetto (2014), Mauro Guerra (2015), Andrea Soldi (2015), Jefferson Jesus Garcia Tomalà (2018), Simone Di Gregorio (2023).
Morti durante l’esecuzioni di TSO.
Luigi Salvi (2005), Giuseppe Casu (2006), Renata Laghi (2008), Francesco Mastrogiovanni (2009), Paolo Agri (2018), Elena Casetto (2019), Wissem Abdel Latif (2021), Guglielmo Antonio Grassi (2021), Marco Crea (2024).
Morti legati a un letto di contenzione.
E tanti e tante altre ancora, che omettiamo solamente per motivi di spazio.
Di psichiatria si muore. Di psichiatria si soffre, anche duramente.
Dal 2005 come Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud abbiamo messo a disposizione un numero telefonico di accoglienza e ascolto. Le storie che sentiamo ogni giorno ci parlano di sofferenza, di impossibilità a aprirsi un varco tra le reti dello psicofarmaco, di controllo capillare, di ricovero coatto. Di obbligo di cura, porte chiuse, grate alle finestre, sequestro dei beni personali, limitazione e controllo delle telefonate, delle relazioni e delle abitudini. Di contenzione fisica, di elettroshock. Di abuso psichiatrico.
La psichiatria rappresenta lo specchio del fallimento di almeno trent’anni di politiche sanitarie, che hanno reso i pronto soccorsi e gli altri reparti ospedalieri sempre più simili a catene di montaggio: tempi stretti, ricette e farmaci, questi ultimi obbligatori nei reparti e in tutte le strutture psichiatriche. Sempre di più a scapito di empatia e attenzione alle relazioni.
Mentre indiscriminatamente si taglia la sanità, la Regione Toscana prevede lo stanziamento di 5 milioni di euro per ampliare la già esistente REMS di Volterra, e ne apre una nuova a Empoli (2020). Tagli alla sanità ma più soldi per le REMS1 dunque, dove la figura dello psichiatra rappresenta un misto tra cura e custodia, responsabile della permanenza e della detenzione. Dove il reinserimento sociale infinito, promesso ma mai raggiunto, è legato indissolubilmente a pratiche e percorsi coercitivi, obbligatori e contenitivi.
Mentre indiscriminatamente si taglia la sanità la Regione Toscana continua a foraggiare con milioni di euro l’anno strutture come la fondazione Stella Maris, diffusa fra Pisa e provincia: presunto fiore all’occhiello della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza; sotto processo da anni per maltrattamenti ai giovani ospiti di una delle sue strutture (tra cui l’uso di “tappeti contenitivi”). Centinaia di gravissimi episodi registrati dalle telecamere in soli tre mesi che, comunque si concluda il processo, rimarranno nelle coscienze di chi li ha subiti e delle loro famiglie. E la Regione Toscana non si è neanche degnata di costituirsi parte civile.
Anzi: continua a foraggiare la fondazione come e più di prima.
Anzi: ha assegnato alla Stella Maris (nel 2021, in piena bufera processuale) la sua più alta onorificenza, il Gonfalone d’argento.
Mentre la sanità italiana tutta ha sì bisogno di più soldi, di più investimenti, di maggiore attenzione per garantire il diritto alle cure per tutti e tutte, aldilà dello status sociale ed economico, la psichiatria italiana ha bisogno di tutt’altro.
Innanzitutto di un cambio di paradigma.
Perché non è possibile che, a quasi cinquant’anni dalla legge 180 (cosiddetta Basaglia), non abbia nemmeno provato a superare il modello fondato su meccanismi e dispositivi manicomiali: obbligo di cura, isolamento, elettroshock, contenzione fisica, meccanica, farmacologica e ambientale. Perché almeno dal 1980 ha abbandonato le sperimentazioni di figure come Giorgio Antonucci e Franco Basaglia, che attuavano la chiusura dei manicomi, l’abolizione della coercizione fisica, la liberazione dei “pazienti”, il superamento della psichiatria. E ha abbracciato il paradigma bio-organicista aprendo la strada alla medicalizzazione e alla farmacologizzazione di massa.
Perché si basa ancora sulla logica dell’istituzione totale e del manicomio, che si riproduce e si diffonde fino ai reparti e alle strutture.
In nessun caso la carenza di fondi, di personale e di strutture può giustificare il ricorso a pratiche violente e coercitive, né il silenzio con cui vengono accettate.
Un concreto percorso di superamento delle pratiche psichiatriche passa necessariamente da uno sviluppo di una cultura non segregazionista, largamente diffusa, capace di praticare principi di libertà, di solidarietà e di valorizzazione delle differenze umane, contrapposte ai metodi repressivi e omologanti della psichiatria.
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
Telefono e punto di ascolto: 335 7002669
antipsichiatriapisa@inventati.org
https://www.youtube.com/@CollettivoArtaud
1 Le REMS (Residenze per l’ Esecuzione delle Misure di Sicurezza) ereditano i criteri delle strutture manicomiali che sembravano superate dalla legge Basaglia. Sono state istituite nel 2014 dopo la chiusura degli OPG, Ospedali Psichiatrici Giudiziari.
FIRENZE: sabato 19/10 MANIFESTAZIONE REGIONALE in DIFESA della SANITÀ PUBBLICA
MANIFESTAZIONE REGIONALE IN DIFESA DELLA SANITÀ PUBBLICA SABATO 19 OTTOBRE 2024 a FIRENZE alle ORE 15 in VIA CAVOUR, sotto la sede della REGIONE TOSCANA
Il Coordinamento Regionale Toscano – Salute Ambiente Sanità ha promosso dal mese di maggio una Campagna di informazione e di denuncia rispetto alla gravità della situazione sulle “liste di attesa” e per le assunzioni. ASSUNZIONI e prestazioni di PREVENZIONE e di CURA sono in simbiosi, convivono l’uno con l’altro, l’uno PER l’altro.
I tempi estenuanti delle liste d’attesa, oltre ai tempi delle risposte e dei relativi costi (ticket), la mancanza di continuità delle visite di controllo costituiscono un incentivo a rivolgersi alla sanità privata, mentre insopportabile è diventata anche la distanza delle prestazioni offerte (spesso a molti km), quando la stessa Costituzione all’art.32 tutela la salute come diritto fondamentale e garantisce cure gratuite.
Nella legge di bilancio 2019 era inserito il P.N.G.L.A. (Piano Nazionale Governativo Liste d’Attesa) per il triennio 2019-2021 in cui erano dettate linee guida per la gestione e la funzionalità delle prenotazioni, con tempi massimi di attesa e lo stanziamento di un investimento di 350 milioni di €.
Risorse impiegate in buona parte, per finanziare strutture private convenzionate, soluzioni tappabuchi rispetto alle gravi mancanze del Servizio Sanitario Nazionale, e per la riorganizzazione dei Cup esternalizzati on-line, senza venire invece finalizzate al reale miglioramento della sanità che necessita di urgenti assunzioni stabili, posti letto e investimenti nella sanità territoriale e preventiva.
Attraverso la campagna in questi mesi, abbiamo cercato di dare la più ampia visibilità alla problematica “liste di attesa” fornendo strumenti utili per muoversi e contrastare questo perverso meccanismo di attesa infinita, mantenuto anche grazie alla disinformazione, al disorientamento e allo scoraggiamento di utenti e pazienti.
I cittadini da un lato, avvertono quotidianamente sulla propria pelle i cambiamenti negativi di questo sistema, giustamente si lamentano, si irritano, esigendo risposte da chi non riesce più a soddisfarle e i modi di difendersi si manifestano nelle forme più diverse, incalzati dai media e da campagne denigratorie.
Gli operatori dall’altra, hanno il diritto di pretendere di lavorare con organici adeguati, in condizioni più umane e di non essere di fronte al malato il capro espiatorio verso il quale riversare rabbia e sofferenza per un’assistenza sempre più inadeguata alle esigenze del cittadino.
Gli ultimi episodi sulle violenze e le aggressioni ai sanitari, stanno a dimostrare che nessuna soluzione proposta a livello locale, regionale o nazionale sull’abbattimento delle liste d’attesa e sullo scempio in corso nel sistema sanitario pubblico può essere considerata “seria” senza assumere personale sanitario. La carenza di professionisti sanitari, più volte denunciata in questi anni è la CAUSA principale di quanto sta succedendo, ma ancora una volta le soluzioni passano attraverso leggi, decreti e proposte repressive e intimidatorie, militarizzando gli ospedali fino ad arrivare ad una specie di daspo con la sospensione delle cure per tre anni per chi aggredisce medici e infermieri. Legittimando con un atto legislativo la negazione del diritto alla cura analogamente con quanto è stato fatto con il diritto al lavoro.
Non dobbiamo cadere in queste trappole che servono a mettere gli uni contro gli altri, alimentando odio e aggressività ma dobbiamo recuperare la solidarietà che fino ad ora esisteva tra i sanitari ed i pazienti. Quel forte legame da cui non si può prescindere per portare avanti la lotta di difesa della sanità pubblica, universale e garantita contrastando l’attuale processo di privatizzazione.
Solo da un’azione collettiva può nascere la forza in grado di trovare le giuste soluzioni.
PER la difesa della salute e della sanità pubblica, di un ambiente salubre,
PER garantire prevenzione e diritto alla cura,
PER una sanità universale, solidale e unica sul territorio nazionale contro scellerati progetti di autonomia differenziata,
PER assunzioni in difesa delle condizioni di vita e di lavoro degli operatori sanitari.
MANIFESTAZIONE REGIONALE IN DIFESA DELLA SANITÀ PUBBLICA SABATO 19 OTTOBRE 2024 ORE 15 VIA CAVOUR, sotto la sede della REGIONE TOSCANA
Coordinamento Regionale Toscano -SAS (Salute-Ambiente-Sanità)
CONTATTI: coordinamentotoscanosas@gmail.com
A PROPOSITO DI “SALUTE MENTALE”… volantino a cura della Assemblea Rete Antipsichiatrica
A proposito di “Salute mentale”…
Il malessere è una questione politica di enorme portata: sofferenza e disagio, nelle loro molteplici manifestazioni, hanno raggiunto caratteristiche epidemiche nei Paesi occidentali.
L’attuale fase del capitalismo e la rottura dei suoi vecchi assetti imperialisti ha reso necessario il proliferare di nuovi scenari di guerra e, sul fronte interno, di nuove politiche di austerity e di repressione. Sono decenni, inoltre, che l’ideologia neoliberista dominante ha imposto modi di vivere all’insegna di un individualismo e di una competitività sfrenati, ha normalizzato e consegnato un mondo sempre più definito da enormi diseguaglianze sociali ed economiche e in cui il dissenso e la solidarietà sono criminalizzati: un mondo abitato da una popolazione precaria e impoverita, disgregata e alienata.
Il malessere dilaga.
Questo, in breve, il risultato degli ultimi 50 anni di storia e il contesto in cui un sistema di sfruttamento senza limiti ha goduto del supporto di una nuova psichiatria.
L’intervento psichiatrico, benché riposi su basi eziologiche deboli se non palesemente arbitrarie, è l’unico all’interno della medicina che prevede l’obbligatorietà della cura tramite il Trattamento Sanitario Obbligatorio (5118 TSO praticati in Italia nel 2022, 14 al giorno), la contenzione meccanica, l’elettroshock ancora largamente usato, l’imposizione dell’assunzione di psicofarmaci che genera cronicizzazione dei sintomi e stigmatizzazione escludente della persona.
Su questa linea si pone l’attuale disegno di legge cosiddetto Zaffini (“Disposizioni in materia di tutela della salute mentale”) elaborato dall’attuale governo Meloni e in via di approvazione alle Camere, in uno spirito che ripresenta dispositivi manicomiali di inizi ‘900, considera la sofferenza interiore un mero problema di ordine pubblico e quindi, tra le altre cose, prolunga da 7 a 15 giorni rinnovabili il TSO e ripropone (“in caso di necessità”) l’attuazione di misure e trattamenti coattivi fisici, farmacologici e ambientali.
La psichiatria organicista, ristabilendo un paradigma biologico alla base della sofferenza psichica, ha di fatto cancellato il quadro del vissuto personale, sociale e storico dal suo ambito d’interesse, promuovendo come unica soluzione l’uso massiccio e sconsiderato di psicofarmaci.
Appare esplicito il suo ruolo di repressione e controllo all’interno del sistema carcerario e dei CPR. In queste strutture la somministrazione di psicofarmaci – che concorre tra l’altro ad aggravare la patogenicità di questi luoghi di detenzione – è troppo spesso arbitraria, ingente e quindi non focalizzata sulla presa in carico e sulla cura degli individui trattenuti, quanto piuttosto incentrata sulla sua funzione anestetizzante, finalizzata all’accettazione delle condizioni degradanti in cui le persone ristrette sono costrette a vivere. Inoltre avviene senza acquisizione di consenso informato o addirittura profusa di nascosto nel cibo, con pesanti effetti sedativi. Questi strumenti affiancano sistematicamente il manganello nella gestione delle persone detenute, producendo conseguenze a lungo termine e in alcuni casi anche letali. Le statistiche sull’utilizzo degli psicofarmaci all’interno delle carceri e dei CPR, elaborate da inchieste indipendenti (rapporto Antigone, Altraeconomia) indicano chiaramente quanto la contenzione chimica rappresenti un dispositivo ormai diffusissimo e strutturale.
Il manuale diagnostico statistico della psichiatria -il DSM- nel corso delle sue varie edizioni è riuscito a produrre diagnosi per ogni manifestazione di malessere o di tipicità degli individui, medicalizzando di fatto ogni aspetto delle espressioni e dei comportamenti non conformi ai diktat del vivere sociale. In seguito all’introduzione, ad esempio, di nuove patologie infantili all’interno dell’ultima versione (il DSM-5 del 2013), la fascia di età nella quale in Italia, negli ultimi anni, si è registrato il maggiore aumento di diagnosi psichiatriche e prescrizioni di psicofarmaci è quella dell’infanzia e dell’adolescenza.
Oggi a scuola sono sempre di più lə bambinə e lə ragazzə che hanno diagnosi psichiatriche, in particolare di disturbo dell’adattamento, dell’attenzione, iperattività̀, depressione, disturbo bipolare. Il paradigma organicista ci porta a trascurare il quadro sociale (scuola, famiglia, ecc…) a favore di un presunto malfunzionamento biologico e individuale, avallando l’assunzione di psicofarmaci in età evolutiva. Questi, oltre ad agire solo sui sintomi e non sulle cause della sofferenza della persona, alterano il metabolismo e le percezioni; rallentano i percorsi cognitivi e ideativi contrastando la possibilità di fare scelte autonome; generano fenomeni di dipendenza e assuefazione del tutto pari, se non superiori, a quelli delle sostanze illegali classificate come droghe pesanti. Dalle quali gli psicofarmaci si distinguono non per le loro proprietà chimiche o per gli effetti, bensì solamente per il fatto di essere “legali”, prescritti da un medico e commercializzati in farmacia. Presi a lungo termine molto spesso, e soprattutto in età pre-adolescenziale e adolescenziale, hanno come conseguenza la cronicizzazione delle difficoltà e la creazione di veri e propri squilibri chimici nel cervello. Ed è forse anche per questo che, dalla loro massiccia immissione sul mercato, il numero dei casi di “disturbi psichici” piuttosto che diminuire sembra aver raggiunto una cifra epidemica.
Secondo l’Agenzia Italiana del Farmaco, sono 12 milioni lə italianə che oggi assumono psicofarmaci. Da un punto di vista commerciale, questa categoria di sostanze rappresenta la più importante fonte di entrate per le case farmaceutiche (si stima un giro d’affari mondiale di 900 miliardi di dollari l’anno).
Sin dai primi anni Duemila il decreto Fini-Giovanardi ha rafforzato il legame proibizionismo-psichiatria. La cosiddetta “doppia diagnosi” ha trasformato in merce per le multinazionali farmaceutiche e per l’industria del recupero e della riabilitazione le consumatrici e i consumatori di sostanze illegali, consideratə “malatə mentali” in quanto drogatə e “drogatə” a causa della loro “malattia mentale”. Nonostante si dimostri proibizionista nei confronti di chi consuma volontariamente sostanze, la psichiatria diffonde sul mercato molecole psicoattive e somministra trattamenti farmacologici che sono spesso introdotti coercitivamente nel corpo delle persone.
Non siamo a priori proibizionistə rispetto all’utilizzo di psicofarmaci, ma siamo contro una psichiatria che sembra aver rinunciato, a favore dell’obbligo di cura, a un approccio dialogante che porti alla conoscenza dell’influenza sulla persona dei fattori ambientali, relazionali, sociali e culturali in cui vive o con cui è costretta a vivere.
Riteniamo che spetti unicamente all’individuo la possibilità di decidere in libertà e consapevolezza la propria cura.
Assemblea Rete Antipsichiatrica
https://assembleareteantipsichiatrica.noblogs.org
assembleaantipsichiatrica@inventati.org
ANCONA: sabato 12/10 alle ore 13 c/o Tavernelle ASSEMBLEA ANTIPSICHIATRICA
TAVERNELLE (ANCONA ) SABATO 12 OTTOBRE
Scolasticamente Sani organizza: SCUOLA
COME PRENDERSI CURA della PROPRIA SALUTE PSICOLOGICA SENZA IMPOSIZIONI O TRATTAMENTI OBBLIGATORI
13 inizio assemblea con la rete nazionale antipsichiatrica
In collaborazione con la rete antipsichiatrica nazionale svolgeremo un’ assemblea aperta discutendo di quali sono i nostri strumenti per tutelarci e riuscire a comprenderci senza dover ricorrere ai metodi repressivi applicati dal sistema sanitario nazionale come abuso di farmaci o TSO.
Le assemblee saranno anche uno spazio di ascolto per chi vorrà, parliamone assieme.
14.45 fine assemblea e inizio street! Andiamo alla street insieme!
CIAO COMPAGNO ROCCO…
Apprendiamo con dolore che ci ha lasciato Rocco Morra.
Rocco, impegnato prima nel telefono viola Palermo e poi nel telefono viola Sicilia,
era un compagno con cui, negli anni passati, abbiamo condiviso molte battaglie antipsichiatriche.
Ci stringiamo con affetto alla compagna e al figlio.
Rocco da sempre spirito libero e battagliero ci mancherai!
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 3357002669
https://www.youtube.com/@CollettivoArtaud
LINK alla trasmissione di RI-CONGIUNZIONI Radio BlackOut: APPUNTI per un’ANTIPSICHIATRIA del PRESENTE
Sotto il link per ascoltare la trasmissione di RI-CONGIUNZIONI Radio BlackOut di martedì 1 ottobre:
APPUNTI per un’ANTIPSICHIATRIA del PRESENTE
Quali domande deve farsi l’antipsichiatria del presente?
Quali sfide pratiche, teoriche e relazionali ci sono richieste?
Come raccogliere il testimone dell’antipsichiatria classica, restando in ascolto di un mondo che cambia?
Ne parliamo con un compagno detenuto in una residenza psichiatrica.