“SOCIALMENTE PERICOLOSO. La triste ma vera storia di un ergastolo bianco” di Luigi Gallini, Contrabbandiera Editrice, 2024, Firenze

  • June 29, 2024 10:59 pm

È uscito il libro “Socialmente Pericoloso. La triste ma vera storia di un ergastolo bianco” di Luigi Gallini, Edizioni Contrabbandiera.

Con i contributi di Nicola Valentino, del collettivo Informacarcere e del collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud. Sotto trovate la nostra postfazione “ Una pratica di parresia sull’ergastolo bianco”.

 

Potrebbe sembrare scontato che un collettivo, contrario agli abusi della psichiatria, esprima piena
solidarietà a questa nuova pubblicazione di Luigi Gallini. C’è qualcosa di più: la sintonia che si è
instaurata con l’autore che partecipa da tempo, a distanza e in modalità videochiamata, alle nostre
riunioni settimanali. Quando può, beninteso. Quando non gli viene impedito dal sonno indotto dal
cocktail di psicofarmaci a cui viene quotidianamente sottoposto. Quando non arriva, imposta
dall’alto, una qualche restrizione; una qualsiasi, spesso imperscrutabile, forma aggiuntiva di
controllo a contrastare o, a volte, impedire le nostre preziose occasioni di incontro, dialogo e
confronto.
Sì perché Luigi Gallini, nonostante tutto, trova l’energia per condividere idee, pensieri, punti di vista
e stralci di vita. Abbiamo imparato a conoscerlo, a solidarizzare con la sua causa, ad apprezzare le
sue scritture e la sua creatività grazie ai frammenti di tempo che riesce a strappare alla condizione
cui è sottoposto, grazie alla sua volontà di instaurare relazioni interpersonali, anche se mediate dal
vituperato mezzo delle videochiamate e dalla condizione di reclusione in cui si trova. Il suo
contributo arricchisce sempre le nostre riflessioni in quanto la sua testimonianza tocca temi che
sono assai vicini ad alcune delle nostre campagne più sentite.
Luigi è da lungo tempo in carico ai servizi psichiatrici del territorio di appartenenza, e più volte
nella vita è stato sottoposto a TSO. Dopo una breve esperienza carceraria è passato direttamente alla
custodia in una comunità forense ad alta sorveglianza psichiatrica, presso cui risulta in regime di
ergastolo bianco da tre anni e mezzo. Ergastolo bianco, cioè la condizione detentiva per la quale
non viene definita la data di fine pena: una permanenza forzata decisa, di volta in volta, da una
commissione di psichiatri che si riunisce a intervalli più o meno regolari e che ha la facoltà di
dichiarare se una persona sia “socialmente pericolosa” oppure no; di decidere inoltre se, e quando,
la reclusione possa terminare o debba proseguire ad oltranza avvalendosi soltanto di impressioni
momentanee ricevute dal comportamento, o dal tono delle risposte fornite da chi è sottoposto al
regime di sorveglianza. L’ergastolo bianco viene di fatto avallato da una delega affidata a medici e
operatori sanitari volta a sancire un giudizio che rimane comunque arbitrario e soggettivo: nulla a
che vedere con le garanzie del diritto che dovrebbero avvalersi di un collegio giudicante competente
e del supporto di un’assistenza di difesa strutturata.
Di ergastolo bianco, comunità forensi, Opg, Atsm e Rems, rei folli e folli rei ecc. e del contesto
generale che avvolge la quotidianità delle persone che, come Luigi, sono incappate nelle strette
maglie dei dispositivi psichiatrici giudiziari, se ne occupa in maniera esauriente la corposa
prefazione di Nicola Valentino e la testimonianza diretta di Gallini. Al nostro collettivo è piaciuto il
valore simbolico della sua vicenda umana, la sua storia esemplare all’interno di luoghi detentivi
atipici, nonché sconosciuti a quanti non se ne occupano direttamente, il racconto dei metodi
degradanti subiti dalle persone rinchiuse in strutture psichiatriche ad alta sorveglianza. Apprezziamo
il suo coraggio nel denunciare i trattamenti imposti nei luoghi detentivi che lui stesso ha
attraversato.
Rivendichiamo il suo diritto ad esprimersi liberamente soprattutto per la consapevolezza dimostrata
nell’assumersi tutte le responsabilità nel raccontare la verità di luoghi annichilenti e totalizzanti.
Per Foucault “La vera democrazia è guidata da due principi, isegoria e parresia. L’isegoria si
riferisce al diritto di esprimersi liberamente. La parresia, il parlar vero, presuppone l’isegoria, ma
va oltre il diritto costituzionale di parlare. Essa permette agli individui di dire ciò che pensano, ciò
che credono vero, ciò che credono veramente vero”. (Byung Chul Han, Infocrazia, Einaudi, Torino, 2023 pag.73)
Chi, come Luigi, parla con sincerità nonostante tutti i rischi che questo comporta, pratica la
parresia. “La parresia crea comunità. È essenziale per la democrazia. Dire la verità è un atto
politico. La democrazia è viva finché si pratica la parresia. La vera democrazia ha bisogno di quelle
persone che osano dire la verità nonostante tutti i rischi”. (Ibid, pag 74)
Stando a molti studi antropologici (G. Lapassade, E. de Martino ecc.) esistono società e culture
all’interno delle quali la crisi di un individuo o l’espressone di un malessere hanno il diritto a
manifestarsi e vengono superate trovando sfogo in una pratica rituale condivisa, la quale ha la
funzione di proteggere e ripristinare equilibrio nella comunità che ha dovuto superare una
situazione che avrebbe potuto minacciarne l’armonia: niente di punitivo, nulla di giudicante. Tutto
ciò che si rompe si potrà aggiustare se non si perdono pezzi, in questo caso preziosi pezzi di
umanità.
La modernità, soprattutto quella occidentale, ha optato a favore di logiche di potere, avvalendosi di
pratiche socialmente escludenti con l’ausilio della scienza più servile e dichiarando antichi, incivili e
irrazionali le metodologie popolari portatrici di un’esigenza di inclusione strettamente legata alla
sopravvivenza. Ecco che cosi viene negato il diritto alla follia, all’espressione – malessere, o forma
di libertà che la comunità non riesce a tollerare – di una componente importante della personalità
umana. Spesso circoscritta in un arco di tempo e di spazio limitati, ma all’interno della quale fa la
differenza l’atteggiamento di chi si incontra: se si pone in ascolto, o se propone, oppure impone, il
farmaco, la contenzione, la reclusione.
Il modello di società, tardo-capitalista o neoliberista che dir si voglia, non ammette alcuna condotta
che possa deviare dalla “norma”, da un sentire maggioritario, dall’utilità produttiva. Si formano
professionalità atte a giudicare e punire, a condannare socialmente e giuridicamente, a patologizzare
emozioni, comportamenti e scelte di vita creando stigmi, privazioni di diritti fondamentali e
contaminando il linguaggio comune con terminologie che evocano un distacco fra chi ritiene di
essere “normale” e chiunque esca dal sentiero predisposto delle convenzioni.
Il libro di Luigi, come le opere di molte persone in condizioni uguali o simili, rivendica un diritto
che apparirebbe semplice e naturale se non fosse minacciato da continue ingiustizie e pregiudizi: il
diritto universale alla libertà di pensiero, di parola, di espressione, di rappresentazione. Nel suo
scritto sono infatti presenti più forme artistiche: prosa, poesia, disegni, fotografie… Segni e
conferme di un bagaglio culturale ed esperienziale vasto, di una pluralità intellettuale e interiore che
arricchirà le riflessioni di chi avrà la sensibilità di ascoltare la sua voce.

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
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