RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

  • May 14, 2023 2:50 pm

Riceviamo e pubblichiamo la lettera anonima che trovate sotto.

Ciao. Ho tra i 20 e i 30 anni e vi scrivo da una cittadina dell’Emilia-Romagna. Mi sono imbattuta nella vostra esistenza
navigando nel web alla ricerca di tematiche relative alla violenza psichiatrica. Ciò che mi ha spinta é stato il fatto di averla subita sulla mia pelle, alcuni anni fa, anche se a me sembra passato un mese. Perché la mia vita si é fermata a quel momento, da allora non é più stata la stessa, io non sono più stata la stessa, e il mondo come lo conoscevo non é più stato lo stesso. Ho toccato gli abissi più profondi della sofferenza, conosciuto la cattiveria umana e di Stato, il sadismo e il delirio di onnipotenza di certi detentori del potere, il potere psichiatrico, e ancora mi chiedo come sia possibile che tutto questo sia di questo mondo. Mi posso ritenere fortunata, rispetto ad altri, perché la stessa persona che mi ha “consegnata” agli aguzzini col camice ha poi fatto uno straordinario dietrofront, risvegliandosi dal sonno dell’animo e realizzando cosa aveva fino ad ora consentito senza protestare. Mia madre infatti, che ha preso la decisione di sottopormi alle cure di quelli che lei aveva sempre considerato specialisti che aiutano le persone, alleviano le loro sofferenze, ha sollecitato il loro intervento, che si é tradotto in un ricovero “volontario” in cui volontario sta per “se non vieni tu ti facciamo un TSO con l’ambulanza e i carabinieri”. Nessuna esperienza che abbia mai vissuto é stata cosí terribile. La sensazione di essere una preda braccata da tutti i lati, senza possibilità di scampo, senza potersi difendere (chiamando chi, i carabinieri, quelli che sarebbero venuti insieme all’ambulanza? Bella battuta!), il terrore di quello che mi avrebbero fatto ingoiare, la sensazione stuprante di non avere più la facoltà di decidere del proprio corpo, della propria esistenza, la degradazione di essere trattata come un subumano mentre piangevo e supplicavo di poter stare a casa mia, di non essere rinchiusa in un carcere ospedaliero, per un disturbo che, sapevo e ne ero lucidamente convinta, non avevo, perché era stato tutto un grande gigantesco equivoco, un granchio enorme che avrei voluto spiegare, se solo me ne avessero dato la possibilità. Ma ovviamente il matto, quando prova a spiegare che non é matto, non fa altro che provare ancora di più la sua pazzia. Così mi sono avviata “volontariamente” al macello come farebbe un bue spinto a suon di percosse verso la morte. Tante persone, la maggior parte, una volta entrate in questo girone dell’inferno sulla Terra, non ne escono più. Sarà stato per la mia ferma determinazione, la fortissima convinzione del supremo diritto alla libertà e all’inviolabilità sacra del corpo, il mio carattere battagliero e la mia eloquenza, sarà stato per lo spirito reconditamente ribelle e sensibile di mia madre, sono riuscita a farle capire quello che dovevo. Abbiamo tagliato i rapporti con il CSM, Centro Sevizie Medicali, della mia città. Insieme ad un avvocato molto sensibile e “non inquadrato” ho sporto denuncia. Uno psichiatra fuori regione ha redatto una perizia dopo avermi convocata nel suo studio varie volte e avermi somministrato diversi test. Risultato: nessun problema psichiatrico. Come avevo sempre sostenuto, semplicemente aspetti del carattere che, sollecitati dalla situazione familiare per me difficoltosa, si traducevano in un disagio psicologico adolescenziale. Sono stata convocata al Palazzo di Giustizia per esporre i fatti a un’ispettrice di Polizia. Il fascicolo é stato rubricato come notizia di reato, nello specifico sequestro di persona. Sto aspettando avanzamenti nell’indagine. Non ho fiducia alcuna nella giustizia, nella magistratura, che altre non sono che i compagni di merende di pubblici ufficiali e della casta dei medici criminali, ma sforzarmi di sperare nella giustizia é l’unico modo che ho per andare avanti. Vorrei fare qualcosa di utile e concreto per aiutare i malcapitati ingabbiati in questa tortura di Stato, ma non riesco a fare i conti con la mia sconfinata sofferenza e il coinvolgimento emotivo: dopo aver spulciato le storie degli sfortunati riportati dal vostro sito non ho fatto che piangere e maledire questo mondo. Non ho nemmeno le forze per pensarci eppure non riesco a fare a meno di farlo. Ammiro tantissimo il vostro operato, il vostro pensiero, la vostra tenacia, il vostro coraggio.