Archives for November, 2015
SPORTELLO D’ASCOLTO ANTIPSICHIATRICO
SPORTELLO d’ASCOLTO ANTIPSICHIATRICO
informazioni e/o consigli sui TSO, gli psicofarmaci e
sulla psichiatria in generale.
da Gennaio 2016 lo Sportello è APERTO OGNI 1° e 3° MARTEDI’ DEL MESE dalle ore 15:30 alle 18:30 c/o la nostra Sede in via San Lorenzo 38 a Pisa.
Per permetterci di organizzarci al meglio vi chiediamo di contattarci prima telefonicamente al 335 7002669 oppure di mandare una mail a antipsichiatriapisa@inventati.org
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
PISA GIOVEDì 3 DICEMBRE: “LA GUERRA CON LA DROGA” ore 18 c/o EXPLOIT
GIOVEDÌ 3 DICEMBRE 2015
ore 18 c/o eXploit via Buonarroti Pisa
OSSERVATORIO ANTIPRO CANAPISA CREW
COLLETTIVO ANTIPSICHIATRICO “A. ARTAUD”
EXPLOIT
presentano:
“LA GUERRA CON LA DROGA”
di Alessandro De Pascale
Un viaggio fatto di storie, immagini e testimonianze che hanno legato narcotraffico mondiale a conflitti vecchi e nuovi. Dai traffici oppiacei dei militari in Afghanistan a quelli dell’UCK in Kossovo protetto dalla NATO, dall’anfetamina usata dai Top Gun statunitensi alle droghe sintetiche prodotte dallo Stato Islamico. Dai i due conflitti mondiali alla così detta “eroina di Stato”, il rapporto tra stupefacenti e conflitti e vecchio quasi quanto la guerra stessa.
link per una veloce carrellata degli argomenti trattati: https://vimeo.com/145200490
IL RICATTO ECONOMICO DELLA PSICHIATRIA…
“con il breve scritto che trovate sotto intendiamo aprire e stimolare una discussione sulla
necessità di sostenere a livello economico, legale, politico e sociale le persone che denunciano gli abusi subiti dalla psichiatria.”
IL RICATTO ECONOMICO DELLA PSICHIATRIA
Richiesta di supporto economico a chi ha deciso di liberarsi dalla morsa psichiatrica.
Nel dibattito interno ai telefoni viola, da tempo si profila la necessità di affrontare con spirito critico i limiti oggettivi che il nostro intervento sul campo evidenzia. L’aspetto spinoso, del quale vorremmo parlare in questo documento, è un deficit strutturale di risorse utili ad affrontare con strumenti efficaci l’isolamento di chi è istituzionalizzato/a.
Talvolta, la solitudine è una condizione che funge da sintomo per un certo interventismo psichiatrico, spesso ne è tuttavia un effetto collaterale. Riteniamo dunque, un passaggio fondamentale poter sostenere concretamente quanti/e intendano intraprendere un percorso di emancipazione dal giogo psichiatrico, attraverso la piena affermazione dei propri diritti.
Possibilità che sfuma in quei contesti in cui l’accessibilità ad un adeguato supporto legale diventa una chimera.
Il dispositivo di cui si servono i servizi territoriali, per scoraggiare questi percorsi di liberazione, è il ricatto economico.
Alla loro famigerata e parassitaria avidità, ben sintetizzata dalla figura dell’amministratore di sostegno, si somma il legame di dipendenza finanziario che intercorre tra servizi e pazienti, conseguenza concreta e diretta dei piani terapeutici approntati dai vari distretti.
In tempo di crisi la psichiatria sembra offrire un lavoro e un’opportunità di reinserimento sociale. Peccato però che lavoratori e lavoratrici di questo committente non percepiscano un salario utile a sostenere il proprio percorso di autonomia, bensì un rimborso per comprarsi un pacchetto di sigarette…Trattasi evidentemente di sfruttamento lavorativo.
Alla luce di quanto sopra, occorre intraprendere battaglie legali orientate a: favorire delle ricadute positive nella quotidianità di chi sostiene e resiste alla pressione dei servizi psichiatrici; delegittimare la letteratura clinica quale strumento persecutorio rivolto a chi vive una quotidianità condizionata da uno stato d’eccezione permanente; promuovere una discussione pubblica che affronti l’argomento con un approccio multidisciplinare, capace di ispirare pensieri e prassi critiche nei confronti della cultura psichiatrica, da un punto di vista tecnico/professionale, quanto da un punto di vista politico e popolare.
Crediamo inoltre che per corrodere l’architrave psichiatrica sia necessaria una “proliferazione batterica” della lotta, frutto di una consapevolezza diffusa a tutti i livelli del panorama sociale.
E’ necessario creare dei precedenti in ambito normativo, per aprire la strada ad altri percorsi di emancipazione ed accedere con più facilità a condizioni di vita migliori. La lotta contro la psichiatria riguarda tutte quelle persone che immaginano una società migliore, ma evidentemente per qualcuno/a il contenzioso è più stringente e dall’esito spietato. Diventa dunque un imperativo non lasciarli/e soli/e.
Non è una questione di visibilità, ma di concretezza.
La cultura psichiatrica è molto più presente nel nostro immaginario di quanto si possa credere. Spesso sono i comportamenti, le scelte, le parole che ne intensificano la sua operatività. Possiamo anche elaborarne una narrazione critica o farne la demonizzazione, ma per liberarcene definitivamente occorre pensare come soggetti politici attivi quanti/e continuano ad essere definiti matti, psicopatici, utenti piuttosto che vittime. La psichiatria non è una minaccia che incombe su tutti/e, ma solo su coloro che quotidianamente ne sperimentano l’ingerenza nella propria quotidianità. Non essere indifferenti verso la psichiatria, vuol dire saperne intravedere l’insidia nelle singole esperienze personali e non su un piano astratto.
Con questo testo vorremmo lanciare, attraverso la rete informatica ed il passaparola, un appello rivolto a quelle realtà o singolarità politiche, volontaristiche e associative che affrontano il tema, affinché si possa condividere quanto fin qui trattato. Nello specifico, invitiamo ogni singolo destinatario di questo testo a collaborare come meglio crede per reperire competenze tecniche e artistiche, risorse materiali, economiche e organizzative utili ad invertire la tendenza registrata.
In calce, pubblichiamo uno stralcio della dichiarazione scritta di un amica e compagna che chiede esplicitamente un aiuto per i motivi sopracitati.
La persona in oggetto, ha recentemente intentato causa all’ospedale Niguarda di Milano, impugnando i ripetuti trattamenti sanitari obbligatori che vennero disposti a suo carico, allo scopo di piegarne la resistenza. Si rammenta che nel 2011 il Telefono Viola di Milano presentò al procuratore della repubblica un esposto di denuncia riguardo a 18 casi di persone morte o gravemente danneggiate a seguito di ricovero presso il reparto psichiatrico di Niguarda.
“Un percorso di lotta intende realizzare le condizioni utili ad incidere socialmente e politicamente ad un mutamento collettivo e radicale di un determinato modo di operare delle istituzioni e della visione rispetto al modo di concepirle.
La battaglia non psichiatrica comprende intervenire sull’operato istituzionale e sulle pratiche di violenza, detenzione, tortura e omicidio, come sulla realtà attuale di controllo sociale e stato di polizia, che ha assegnato alle istituzioni psichiatriche un potere enorme esercitato attraverso attività illegali, talune negate dai più e dalle istituzioni stesse, patrimonio dell’informazione scientifica e della stessa ricerca.
Intervenire in tale direzione comprende intentare causa alle strutture psichiatriche sgretolando tali istituzioni, le loro pratiche violente ed assassine ed al contempo modificare la visione collettiva e dello stesso detenuto di psichiatria rispetto al pregiudizio ed alla possibilità concreta di realizzare un percorso di lotta volta all’emancipazione individuale e collettiva. Intervenire sulle istituzioni per condizionarne l’operato di abuso, violenza inquisizione e tortura, nel senso di un’inversione dei rapporti di forza, al fine di una reale presa di coscienza rispetto al proprio stato, diventando da soggetto passivo a soggetto attivo.(…) Chiedo un sostegno economico, dato che in seguito ai T.S.O. subiti ho perso il posto di lavoro e di recente ho dovuto sostenere una nuova causa perché intendevano sfrattarmi, servendosi delle cattive condizioni economiche delle quali si sono resi causa.”
Infine, vorremmo specificare la richiesta di aiuto a tutti/e quegli artisti che fossero interessati a collaborare per presentare al consiglio di zona di Milano, la richiesta di utilizzo di spazi pubblici, presso i quali organizzare eventi di autofinanziamento.
Telefono Viola Bergamo
Telefono Viola Piacenza
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud Pisa
Per info e contatti:
antipsichiatriapc@autistici.org
LUNEDì 30 NOVEMBRE è APERTO LO SPORTELLO d’ASCOLTO ANTIPSICHIATRICO
solo per la prossima volta lo SPORTELLO d’ASCOLTOANTIPSICHIATRICO E’ APERTO di LUNEDI’ 30 NOVEMBRE in via San Lorenzo 38 a Pisa dalle ore 15:30 alle 18:30
sarà presente il collettivo Artaud e la dottoressa Chiara Uderzo, medico neurologo nutrizionista.
per chiunque abbia bisogno di informazioni e/o consigli medici sugli psicofarmaci, i TSO e sulla psichiatria in generale.
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
recensione sul libro “ELETTROSHOCK” di Chiara Gazzola da Sicilia libertaria, n. 355, novembre 2015
da Sicilia libertaria, n. 355, novembre 2015- di Chiara Gazzola ELETTROSHOCK… OGGI! Il libro curato dal Collettivo Antipsichiatrico A. Artaud di Pisa dal titolo Elettroshock – La storia delle terapie elettroconvulsive e i racconti di chi le ha vissute, ed. Sensibili alle foglie, 2014, pur ricostruendo la storia dei metodi e dei dispositivi, spiega le poco conosciute motivazioni che sottintendono al suo sdoganamento. Si toglie la fastidiosa parola shock e lo si definisce con un acronimo (TEC, terapia elettro convulsiva). In Italia lo si ripristina ufficialmente tramite una circolare ministeriale del 1996 firmata da Rosy Bindi che, seguendo il parere del CNB (Comitato Nazionale di Bioetica), lo considera “un trattamento elettivo ed adeguato”, “uno strumento terapeutico, talora indispensabile, per la riduzione della sofferenza” e “presidio terapeutico di approvata efficacia, la cui rinuncia aumenterebbe il rischio di peggioramento clinico e di morte”; per quest’ultima precisazione si elencano le diagnosi: “depressione, mania, schizofrenia, catatonia, sindrome maligna da neurolettici, gravi disturbi mentali in corso di gravidanza, psicosi puerperale”. Si elencano poi i casi di “successi terapeutici su patologie neurologiche quali: gravi sindromi parkinsoniane, epilessia, delirium, depressione post stroke”. In questi termini si sono zittite le polemiche passate. L’elettroshock che sopravviveva in una decina di strutture pubbliche e private, ora viene ampiamente utilizzato in più di 90: soltanto in Sicilia ve ne sono 14. Miracolo della legalità! Sono state avviate campagne di screening al fine di incentivarne l’utilizzo e l’approvazione. I dati registrano un aumento dei trattamenti: privilegiate le donne, non a caso nell’elenco delle diagnosi elettive ne compaiono alcune tipicamente femminili. Il collettivo pisano da oltre dieci anni dà supporto alle persone psichiatrizzate; questo libro ha, quale filo conduttore, proprio la voce di chi ha subìto la TEC, con o senza anestesia, con o senza consenso informato. L’artista surrealista Antonin Artaud scrisse: ”Strana maniera di trattare un uomo cominciando con assassinarlo. E io dico che mi occorreranno ora quanti triliardi di anni per riprendere tutto ciò che l’elettroshock mi ha tolto”. La sua testimonianza viene completata e confermata da tante altre (troppe, per una società e una medicina che si autodefinisce civile e democratica!) che si calano nell’attualità, denunciando costrizioni, raggiri, annientamento. Traumi esistenziali, percezioni contrastanti fra come ci si sente e come si viene giudicati dalle diagnosi; molteplici strategie di resistenza, capacità nel trovare ascolto e aiuto, percorsi di volontà e determinazione. Dai racconti emerge una terribile costante: questa è un’esperienza di cancellazione della memoria, di un’interruzione non scelta del vissuto, della consapevolezza di un vuoto incolmabile, di una brutalità che lascerà per sempre una ferita perché la lesione procura amnesie anche su esperienze più recenti. Si scrive terapia e si legge memoria bruciata! Si scrive cura e si legge punizione! Non è un danno collaterale, nei protocolli psichiatrici è la terapia ad essere descritta come rimozione dei ricordi attraverso la convulsione indotta, anche quando viene specificato che l’esatta eziologia delle patologie sia sconosciuta. I fautori della TEC sostengono che sia un sostituto efficace alla prescrizione di psicofarmaci; dall’evidenza clinica emerge invece come i due trattamenti siano complementari, anche nel caso in cui l’elettroshock viene scelto per sopperire le lesioni causate dai neurolettici. Il libro riporta in appendice il testo della legge 180 del 1978 che riformò le modalità dei ricoveri e istituzionalizzò il TSO (trattamento sanitario obbligatorio); della Circolare Bindi del 1996 e della sentenza della Corte Costituzionale del 2003 che dichiarò illegittimo il divieto di utilizzare queste pratiche introdotto da alcuni Consigli Regionali. Chiara Gazzola
MARTEDì 17 NOVEMBRE è APERTO lo SPORTELLO d’ASCOLTO ANTIPSICHIATRICO
MARTEDI’ 17 NOVEMBRE 2015
E’ APERTO lo SPORTELLO d’ASCOLTO ANTIPSICHIATRICO
in via San Lorenzo 38 a Pisa dalle ore 15:30 alle 18:30
sarà presente il collettivo Artaud e la dottoressa Chiara Uderzo, medico neurologo nutrizionista.
per chiunque abbia bisogno di informazioni e/o consigli medici sugli psicofarmaci, i TSO e sulla psichiatria in generale.
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669