Archives for November, 2014
SPORTELLO d’ASCOLTO ANTIPSICHIATRICO: il 2 Dicembre il prossimo appuntamento
APERTO LO SPORTELLO D’ASCOLTO ANTIPSICHIATRICO
prossimo appuntamento:
MARTEDI’ 2 DICEMBRE 2014
in via San Lorenzo 38 a Pisa
dalle ore 15:30 all3 18:30
sarà presente la dottoressa Chiara Uderzo,
medico neurologo nutrizionista.
per chiunque abbia bisogno di informazioni e/o consigli medici sugli psicofarmaci,
i TSO e sulla psichiatria in generale.
Siamo aperti il 1° e 3° MARTEDI’ di OGNI MESE dalle 15:30 alle 18:30.
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
CHIUDERE TUTTI I MANICOMI CRIMINALI: campagna per la CHIUSURA degli OPG
CHIUDERE TUTTI I MANICOMI CRIMINALI
CAMPAGNA PER LA CHIUSURA DEGLI OPG
(gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari)
LIBERIAMOCI DEI MANICOMI
LIBERIAMOCI DELLA PSICHIATRIA
a cura di
RETE ANTIPSICHIATRICA
documento NO OPG-1
Tra realta’ psichiatrica e carceraria…
CENNI STORICI
Il Manicomio Criminale (MC) come principale istituzione per l’esecuzione delle misure di sicurezza è stato introdotto nel 1876 e regolamentato nel 1930 con il Codice Rocco.
Nel 1891, con il Regio Decreto 1 febbraio 1891, n. 260 “Regolamento generale degli stabilimenti carcerari e dei riformatori governativi”, il Manicomio Criminale viene ridenominato Manicomio Giudiziario (MG), pur rimanendo sostanzialmente invariato.1
Nel 1975, con la Legge n. 354 “Norme sull’ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della liberta” (legge Gozzini), il Manicomio Giudiziario (MG), viene ridenominato Ospedale Psichiatrico Giudiziario (OPG), pur rimanendo sostanzialmente invariato come principale istituzione per l’esecuzione delle misure di sicurezza.
Le riforme carcerarie del ’75-’86 e quelle psichiatriche del ’65-’78 hanno prodotto solo un cambiamento di definizione.
In tutti questi anni, mentre l’OPG è rimasto cristallizzato nella sua forma fascista, con la legge 180/1978 gli Ospedali Psichiatrici vengono lentamente smantellati e sostituiti da una serie di istituzioni (ospedali, case famiglia, comunità, ecc.) ed il ricovero coatto viene regolamentato e ridefinito come Trattamento Sanitario Obbligatorio in reparto psichiatrico.
Allo stesso modo le carceri vengono formalmente coinvolte in un processo di apertura, che paradossalmente conduce ad un allargamento della popolazione carceraria tramite un più ampio e capillare sistema di controllo esterno al carcere. Con la legge Gozzini le carceri si aprono alla società e si instaurano una serie di misure alternative all’internamento.
L’individualizzazione della pena, voluta dalla Gozzini, ha fatto sviluppare nell’ambito carcerario ipotesi sul soggetto criminale sempre più somiglianti alle pratiche psichiatriche sui “malati di mente”; infatti i percorsi rieducativi si confondono con quelli terapeutici e gli psicofarmaci si diffondono massicciamente anche in carcere2.
Negli anni ’70-’80 una rivoluzione culturale antisegregazionista si afferma sul piano legislativo, ma nella realtà rimangono inalterati il pregiudizio di pericolosità sociale del malato mentale e lo stigma del recluso.
Se nel tempo l’attenzione politica e legislativa si è spostata dalla malattia al malato, dalla pericolosità al disagio, e dalla punizione alla rieducazione, nella società i corpi degli psichiatrizzati e dei carcerati sono rimasti comunque esclusi e imprigionati.
Una nuova tecnologia del controllo sociale si diffonde: l’industria farmacologica sforna prodotti capaci, in alcuni casi, di sostituire le camicie di forza, i letti di contenzione e le sbarre.
Qual è e qual è stato il fondamento di tutte queste istituzioni deputate all’esecuzione delle misure di sicurezza?
E’ ed è sempre stato l’internamento di una persona giudicata socialmente pericolosa, cioè di una persona che potrebbe reiterare la stessa condotta in futuro.
In altre parole, si priva della libertà un individuo per quello che si suppone sia e non per quello che effettivamente fa.
Tale principio è un fondamento delle società autoritarie: non a caso è stato il fascismo a introdurre le misure di sicurezza, tra le quali rientra anche il confino.
LA SITUAZIONE OGGI
E’ del 30 maggio 2014 la Legge n°81 che converte il decreto legge del 31 marzo 2014 n°52 recante
disposizioni in materia di superamento degli Opg (Ospedali Psichiatrici Giudiziari).
Il decreto n° 52/2014 prevede la proroga dal 1° aprile 2014 al 31 marzo 2015 il termine per la chiusura degli OPG e la conseguente entrata in funzione delle REMS (Residenze per l’Esecuzione Misure Sicurezza).
Attualmente in Italia gli OPG presenti sono sei e si trovano ad Aversa, Napoli, Barcellona Pozzo di Gotto, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia, Castiglione delle Stiviere.
Ad oggi, in questi veri e propri manicomi criminali, ci sono rinchiuse circa 850 persone.
I dati nel trimestre 1 giugno/1 settembre 2014 segnalano: n. 84 ingressi contro n. 67 persone dimesse; quindi continuano nuovi ingressi, nonostante si debbano privilegiare le misure alternative al ricovero in OPG.
Come si finisce in un OPG? In Italia, in caso di reato, se vi sia sospetto di malattia mentale, il giudice ordina una perizia psichiatrica; se questa si conclude con un giudizio di incapacità di intendere e di volere dell’imputato, lo si proscioglie senza giudizio e se riconosciuto pericoloso socialmente, lo si avvia a un Ospedale Psichiatrico Giudiziario (articolo 88 c.p.) o in una struttura residenziale psichiatrica per periodi di tempo definiti o meno, in relazione alla pericolosità sociale.
Entrando nello specifico, il Decreto prevede l’eliminazione del cosiddetto ergastolo bianco, che consiste nell’indeterminatezza della durata dell’internamento.
Nelle future REMS la durata della misura di sicurezza non potrà essere superiore a quella della pena carceraria corrispondente al medesimo reato compiuto: ci preoccupiamo, pertanto, del fatto che le persone che hanno già scontato in OPG tale pena non finiscano nelle REMS, ma vengano liberati subito e senza condizioni.
Tuttavia la legge prevede, al momento della dimissione dagli OPG, percorsi e programmi terapeutico-riabilitativi individuali, predisposti dalle regioni attraverso i dipartimenti e i servizi di salute mentale delle proprie ASL.
Alla fine di tale percorso, qualora venga riscontrata una persistente pericolosità sociale, è comunque prevista la continuazione delle esecuzione della misura di sicurezza nelle REMS.
Tradotto significa l’inizio di un processo di reinserimento sociale infinito, promesso ma mai raggiunto, legato indissolubilmente a pratiche e sentieri coercitivi, obbligatori, contenitivi3.
Come ben ricorda Giorgio Antonucci, il manicomio non è una struttura, bensì un criterio; la continua ridenominazione di tali strutture sopra riportata, infatti, non può nascondere la medesima contraddizione di fondo: l’isolamento del soggetto dalla realtà sociale per la sua incapacità di adattamento nei confronti di un mondo su cui nessuno muove mai alcuna questione e che nessuno mette mai in discussione.
L’intervento diventa così a priori manipolativo.
Nella realtà, pertanto, è lo stesso obbligo a una perenne assistenza psichiatrica territoriale a configurarsi come un vero e proprio ergastolo bianco.
Noi crediamo, invece, nel bisogno e nella costituzione di reti sociali autogestite e di spazi sociali autonomi, in grado di garantire un sostegno materiale, una casa senza compromessi di invalidità, nonché un reddito e un lavoro non gestiti dai servizi socio-sanitari, bensì autonomamente dal soggetto.
Una rete in grado di riesumare e coltivare quel legame unico, antispecialistico e non orientato a una cura protocollare che, in nome della scienza, non lascia spazio all’uomo.
Quel legame sciolto dal discorso capitalistico, demiurgo di consumatori in solitario godimento.
IN ALTRE PAROLE…
Chiudere i manicomi criminali senza cambiare la legge che li sostiene vuol dire creare nuove strutture, forse più accoglienti, ma all’interno delle quali finirebbero sempre rinchiuse
persone giudicate incapaci d’ intendere e volere.
La questione, insomma, non può essere risolta con un tratto di penna, non è sufficiente stabilire che quello che è stato non deve più essere, e pensare che il problema si risolva da sé. È vero che per troppo tempo gli Opg sono stati un territorio dimenticato in cui ogni dignità e diritto sono annullatati ma ci sono da più di un secolo e mezzo e la legge che gli regola è del 1904.
Per abolire realmente gli OPG bisogna non riproporre i criteri e i modelli di custodia ma occorre metter mano a una riforma degli articoli del codice penale e di procedura penale che si riferiscono ai concetti di pericolosità sociale del “folle reo, di incapacità e di non imputabilità”, che determinano il percorso di invio agli Opg.
Viene ribadito, oltretutto, il collegamento inaccettabile cura-custodia riproponendo uno stigma manicomiale; dall’altro ci si collega a sistemi di sorveglianza e gestione esclusiva da parte degli psichiatri, ricostituendo in queste strutture tutte le caratteristiche dei manicomi. La proliferazione di residenze ad alta sorveglianza, dichiaratamente sanitarie, consegna agli psichiatri la responsabilità della custodia, ricostruendo in concreto il dispositivo cura-custodia, e quindi responsabilità penale del curante-custode.
La questione non è solo la chiusura di questi posti: non si tratta solo di chiudere una scatola, per aprirne tante altre più piccole. Il problema è superare il modello di internamento, è non riproporre gli stessi meccanismi e gli stessi dispositivi manicomiali. Il problema non è se sono grossi o piccoli, il problema è che cosa sono. Il manicomio non è solo una questione di dove lo fai, se c’è l’idea della persona come soggetto pericoloso che va isolato, dovunque lo sistemi sarà sempre un manicomio. Magari più bello, più pulito, ma la logica dominante sarà sempre quella dell’esclusione e non dell’inclusione.
La Legge 81/2014 con la misura di affidamento ai servizi sociali costituisce un passo in avanti nella riduzione delle misure reclusive totalizzanti, ma, mantenendo inalterato il concetto di pericolosità sociale, non cambia l’essenza della modalità di risoluzione della questione.
Nonostante sia previsto un maggiore contatto dell’individuo con la società, l’isolamento rimane all’interno dell’individuo attraverso trattamenti psicofarmacologici debilitanti che conducono a fenomeni di cronicizzazione.
Cambieranno i luoghi di reclusione, in strutture meno fatiscenti e più specializzate, ma allo stesso tempo ci sarà una gestione affidata al privato sociale, andando così incontro a fenomeni di allungamento della degenza per mantenere i finanziamenti, con una presa in carico vitalizia ad opera dei servizi psichiatrici.
Questa legge non soddisfa l’idea di un superamento di un sistema aberrante e coercitivo, infatti permangono misure di contenzione svilenti per l’individuo e trattamenti farmacologici troppo debilitanti e depersonalizzanti per poter essere definiti positivi per la persona.
Uno concreto percorso di superamento delle istituzioni totali passa necessariamente da uno sviluppo di una cultura non segregazionista, largamente diffusa, capace di praticare principi di libertà di solidarietà e di valorizzazione delle differenze umane contrapposti ai metodi repressivi e omologanti della psichiatria.
PERUGIA: SAB 29 NOVEMBRE: presentazione di “ELETTROSHOCK” e di “MEDICI SENZA CAMICE”
c/o il Circolo Island in via Magno Magnini
alle ore 17 la presentazione di 2 libri:
“MEDICI SENZA CAMICE. Pazienti senza pigiama”
socioanalisi narrativa dell’istituzione medica.
Autori vari
Edizioni Sensibili Alle Foglie
“ELETTROSHOCK”
La storia delle terapie elettroconvulsive e i racconti di chi le ha vissute.”
a cura del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
Edizioni Sensibili Alle Foglie.
A seguire dibattito con gli autori e Nicola Valentino
di Sensibili alle Foglie e l’Associazione InclusoMe.
ore 20 cena vegana di autofinanziamento.
per info:
inclusome@yahoo.it
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org
PERUGIA: SAB 29 NOVEMBRE: presentazionoi di “ELETTROSHOCK” e di “MEDICI SENZA CAMICE”
PERUGIA
SABATO 29 NOVEMBRE
c/o il Circolo Island in via Magno Magnini
alle ore 17 la presentazione di 2 libri:
“MEDICI SENZA CAMICE. Pazienti senza pigiama”
socioanalisi narrativa dell’istituzione medica.
Autori vari
Edizioni Sensibili Alle Foglie
Questo libro è il frutto di un cantiere di socioanalisi narrativa voluto da un gruppo
di studenti di medicina e di medici specializzandi per indagare e raccontare i limiti
dell’istituzione medica. .La raccolta narrativa e la riflessione collettiva hanno individuato
due grandi aree tematiche: i dispositivi della formazione medica e la forma istituita della
relazione medico-paziente. Ci si è soffermati perciò sulle modalità della formazione dei
medici al loro ruolo e all’identità di gruppo e ci si è interrogati sulla costruzione del paziente
come oggetto passivo, osservando come questa modalità relazionale sia fonte
di un malessere aggiuntivo per la persona ammalata. I partecipanti al cantiere, infine, hanno
provato a immaginare parole nuove e momenti formativi autogestiti, orientati a relazioni di
cura rispettose, paritarie e non passivizzanti. Relazioni che vedano protagonisti
medici senza camice e pazienti senza pigiama.
“ELETTROSHOCK”
La storia delle terapie elettroconvulsive e i racconti di chi le ha vissute.”
a cura del Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
Edizioni Sensibili Alle Foglie.
Questo libro propone un viaggio nella storia delle shock terapie, che precedono
e accompagnano l’applicazione della corrente elettrica al cervello degli esseri umani,
per provocare uno shock, ritenuto appunto “terapeutico”. Il collettivo antipsichiatrico
Antonin Artaud documenta come l’elettroshock non sia un metodo desueto, ma come
esso continui ad essere utilizzato anche in Italia, dove lo si pratica in più di novanta
strutture pubbliche e private. Per sfatare il mito che le shock terapie, comprese quelle
elettroconvulsive, siano barbarie di altri tempi, gli autori propongono le testimonianze
di persone in carne ed ossa, vive e vegete, che sono state sottoposte all’elettroshock.
Inoltre ci informano che viviamo in un Paese nel quale vietare queste pratiche è stato
dichiarato incostituzionale. Questo lavoro vuole essere uno strumento per ampliare la
riflessione e il confronto sul delicato tema dei metodi terapeutici ai quali le persone,
soprattutto quelle vittime di etichette psichiatriche, vengono costrette, il più delle volte
senza esserne nemmeno informate.
A seguire dibattito con gli autori e Nicola Valentino di Sensibili alle Foglie
che ha curato le edizioni e l’Associazione InclusoMe.
ore 20 cena vegana di autofinanziamento.
Indicazioni stradali:
In auto:
Sia da nord che da sud
E45 Uscita Madonna Alta seguire direzione Stadio Renato Curi
proseguire per via Cortonese al semaforo andare a destra,
prima uscita della rotonda la prima strada in salita sulla sx è l’ingresso
del parcheggio del Circolo Island.
in alternativa parcheggiare la macchina nel parcheggio
antistante lo stadio e prendere il minimetrò.
Scendere alla stazione Madonna Alta.
Per chi viene in treno:
c’è la stazione del minimetrò vicinisssima.
per info:inclusome@yahoo.it
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org
a Pisa martedì 25 novembre: CONTINUA il LABORATORIO di MusicArteTerapia nella Globalità dei Linguaggi
Laboratori espressivi di MusicArterapia nella Globalità dei Linguaggi
con Lisa Doveri
MusicArterapeuta nella GdL
martedì 25 novembre (ogni 4° martedì del mese) h 17.30
presso lo spazio di documentazione del
Collettivo Antipsichiatrico “Antonin Artaud” di Pisa,
via san Lorenzo 38
per info: 3331104379 3357002669
antipsichiatriapisa@inventati.org www.artaudpisanoblogs.org
Ideata da Stefania Guerra Lisi la Globalità dei Linguaggi (GdL) è una disciplina formativa che opera dal 1980 in Centri e Istituti in molte città italiane, in istituzioni psichiatriche, in Aziende U.S.L, nelle carceri, negli asili, nelle scuole, negli ospedali, in centri ricreativi e di animazione ecc… Il percorso formativo in MusicArterapia nella GdL elabora un collegamento fra espressioni grafica, cromatica, corporea, plastica, musicale e linguistica con un’impostazione interdisciplinare che porta a percorsi auto-educativi per esprimere a pieno la propria personalità e per eventualmente farla sviluppare negli altri. Nel percorso educativo-terapeutico sono spesso coinvolti genitori di figli disabili, educatrici di asili, insegnanti, pedagogisti, educatori di comunità, tecnici della riabilitazione, musicisti e artisti.
Nello specifico la Globalità dei Linguaggi è una disciplina antropologica, bio-fisio-psicologica e sociale, oltre che educativa e terapeutica e in quanto disciplina ha un suo paradigma alla base del quale stanno un ordine di valori, su cui si sviluppano concetti e principi, che sviluppano modelli e teorie, a loro volta concretizzati in metodi. Il campo specifico è quello della comunicazione e dell’espressione con tutti i linguaggi fra gli esseri umani che ha finalità di ricerca, educazione, animazione, riabilitazione terapia. Nella GdL in quanto disciplina della comunicazione-espressione con tutti i linguaggi vengono sviluppati percorsi preferenziali particolari, specializzati e sviluppati di volta in volta. Sono percorsi motori, grafici, cromatici, plastici, linguistici, musicali, teatrali ecc.. che favoriscono la presa di coscienza di sé e della propria condizione, facendo leva proprio sulla presa di coscienza per trasformarla in ricostruzione di valori e di certezza d’indirizzo.
La parola therapeia non sta ad indicare un intervento di tipo psicologico e medico, ma definisce l’utilizzo dell’arte, della musica, della poesia, danza, pittura, scultura, che sono sentite e pensate in stretta correlazione, nonostante la cultura corrente le articoli separatamente.
venerdì 21novembre a REGGIO EMILIA: presentazione CAMPAGNA per la CHIUSURA dei MANICOMI CRIMINALI
LIBERIAMOCI DEI MANICOMI – LIBERIAMOCI DALLA PSICHIATRIA
VENERDI 21 NOVEMBRE A REGGIO EMILIA
…………………………………
presso la casa cantoniera autogetita “Casa Bettola” –
via Martiri della Bettola 6.
ORE 20 cena vegan di autofinanziamento della Campagna
ORE 21 presentazione della Campagna
proiezione dei filmati: Crimini di pace e video/inchiesta sui
manicomi criminali
A seguire dibattito
Prima presentazione della Campagna per la chiusura dei manicomi
criminali/O.P.G (ospedali psichiatrici giudiziari) nella città di Reggio
Emilia, dove è presente uno degli O.P.G esistenti in Italia e sede del
Tribunale di Sorveglianza, luogo dove si decidono le sorti delle persone
rinchiuse dietro alle sbarre dell’opg e di chi è sottoposto alla libertà
vigilata e obbligato a seguire la “cura” predisposta dal servizio
psichiatrico territoriale.
Rete Antipsichiatrica
per info e contatti: rapaviola@gmail.com
pisa martedì18 Novembre: CONTINUA LO SPORTELLO d’ASCOLTO ANTIPSICHIATRICO
CONTINUA LO SPORTELLO D’ASCOLTO ANTIPSICHIATRICO
prossimo appuntamento:
MARTEDI’ 18 NOVEMBRE 2014
in via San Lorenzo 38 a Pisa
dalle ore 15:30 all3 18:30
sarà presente la dottoressa Chiara Uderzo,
medico neurologo nutrizionista.
per chiunque abbia bisogno di informazioni e/o consigli medici sugli psicofarmaci,
i TSO e sulla psichiatria in generale.
Siamo aperti il 1° e 3° MARTEDI’ di OGNI MESE dalle 15:30 alle 18:30.
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669
CONTINUA il LABORATORIO d’ASCOLTO PROFONDO sab 15 e sab 29 novembre
CONTINUA il LABORATORIO d’ASCOLTO PROFONDO
nel mese di Novembre ci saranno 2 incontri del gruppo di Ascolto Profondo condotto da Anna .
I° appuntamento:
sabato 15 novembre ore 16:30
II° appuntamento:
sabato 29 novembre ore 16:30
in via S. Lorenzo n° 38
c/o sede Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
La Biosistemica come argine e strategia di affiancamento della sofferenza emotiva:
esplorazione del rapporto mente-corpo attraverso
le emozioni, ideando un ponte tra psicoanalisi e neuroscienze.
per info e contatti:
Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org / 335 7002669