Archives for January, 2010
corteo a livorno contro i morti di stato !
a Livorno, una manifestazione organizzata da Maria Ciuffi, madre di
Marcello Lonzi morto 7 anni fa nel carcere di Livorno.
Manca ormai poco tempo affinchè questo omicidio possa essere portato a
processo ma la Procura di Livorno, nonostante abbia già prove e
iscritti nel registro degli indagati sta indugiando. Maria Ciuffi ha
convocato a Livorno molti dei parenti delle vittime dello Stato.
Una manifestazione contro le impunità di Stato, gli insabbiamenti, per
chiedere verità e giustizia.
Per ricordare le morti avvenute nelle carceri, nei reparti psichiatrici e
negli opg e nei cie..
noi ci saremo sotto il nostro volantino
collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa
nè in cella nè in reparto..BASTA MORTI DI STATO!!
27 ottobre 2005: muore a Trieste Riccardo Rasman di anni 33 nella sua
abitazione durante l’ esecuzione di un provvedimento di ricovero coatto.
Venne ammanettato con le mani dietro la schiena e gli
furono legate le caviglie con un filo di ferro.
Gli agenti effettuarono su Rasman una prolungata pressione sul dorso e lo
lasciarono nella predetta posizione prona per diversi minuti soffocandolo.
21 giugno
2006: muore a Cagliari in seguito a una tromboembolia venosa Giuseppe
Casu, venditore ambulante ricoverato con un Trattamento Sanitario
Obbligatorio(TSO) nel reparto psichiatrico di Cagliari, dopo essere
rimasto legato mani e piedi al letto per 7 giorni e sedato
farmacologicamente.
28 agosto
2006: muore a Palermo A.S., donna di 63 anni entrata in reparto
psichiatrico il 17 agosto e qui trattenuta per accertamenti; dopo alcuni
giorni di stato comatoso (dal 25 al 27) la donna si sarebbe risvegliata
per morire nella notte tra il 28 e il 29.
26 maggio
2007: muore a Bologna Edmond Idehen, nigeriano di 38 anni; l’uomo si era
sottoposto volontariamente alle cure, ma alla richiesta di poter andare a
casa i medici hanno deciso per il TSO e chiamato la polizia in seguito
alle sue insistenze; le indagini sulla sua morte sono ancora in corso,
la versione
ufficiale parla di una crisi cardiaca avvenuta mentre infermieri e
poliziotti
tentavano di portare l’uomo sul letto di contenzione..
12 giugno
2007: muore a Empoli Roberto Melino, 24 anni, per arresto
cardiocircolatorio; il giovane era entrato il 4 giugno in reparto in
Trattamento Sanitario Volontario (TSV), tramutato dai medici in TSO alla
richiesta di andare a casa;
resta da chiarire se la morte sia avvenuta per cause naturali o in
seguito alla somministrazione di qualche farmaco.
4 agosto 2009: muore Francesco Mastrogiovanni, anni 58, maestro di scuola
elementare ricoverato 4 giorni prima in TSO a Vallo della Lucania.
Durante tutto il suo ricovero fu alimentato solo con soluzioni
fisiologiche, legato al letto per 80 ore in una posizione in cui è
compromessa la normale funzione respiratoria, sedato con farmaci
antipsicotici, senza essere monitorato dal personale. Ai polsi e alle
caviglie recava escoriazioni larghe 4 centimetri.
Queste morti sono soltanto alcune di una lunga lista avvenute all’interno
di reparti psichiatrici.
Decessi in certi casi accaduti in circostanze sospette, le cui cause
rimangono oscure, gravissimi episodi che però non suscitano alcun
interesse nell’opinione pubblica e nei mass-media. Non può che rimanere
il dubbio su queste vicende, vere e proprie morti di Stato sulle quali è
necessario fare
chiarezza.
I reparti psichiatrici come le carceri, gli Ospedali Psichiatrici
Giudiziari, i Centri di Identificazione e di Espulsione sono istituzioni
totali in cui i diritti umani sono costantemente violati, zone d’ ombra
impenetrabili e lontane dagli sguardi della collettività in cui è
possibile commettere ogni sorta di abuso avvalendosi di sicura impunità.
La psichiatria, pseudoscienza priva di comprovate basi scientifiche e ben
inserita nelle dinamiche economiche del profitto, agisce somministrando
farmaci
ed evitando di informare il paziente riguardo la natura, la posologia e
le possibili contro-azioni dei composti chimici somministrati, effetti
collaterali che vengono ignorati o tralasciati dai medici stessi; questi
contro-effetti vanno dai disturbi dell’ attenzione e della memoria alla
confusione mentale, da problemi nel funzionamento di organi a disturbi
neurologici, fino al blocco
cardio-circolatorio e cardio-respiratorio causando quindi la morte.
Costante è il ricatto della psichiatria e spesso impossibile per la
persona il sottrarsi al suo pressante controllo.
Assistiamo giornalmente a TSO totalmente arbitrari, spesso effettuati con
l’uso della violenza, ricoveri volontari che diventano obbligatori nel
momento in cui il paziente chiede di poter tornare a casa.
Sono ancora in uso l’elettroshock e la contenzione fisica, che possono
giungere ad esiti tragici come nel caso di Giuseppe Casu e Francesco
Mastrogiovanni.
La violenza psichiatrica non è limitata all’arco temporale del ricovero
ospedaliero ma vede una sua continuazione anche all’esterno del reparto,
nella vita quotidiana del paziente che sarà stigmatizzato per sempre
come “malato mentale”, “pazzo”, persona da normalizzare o da emarginare.
L’invito è a rompere il silenzio, a denunciare gli abusi psichiatrici
perpetrati ai danni di individui troppo spesso impotenti perché
intrappolati nella solitudine psichiatrica, a distruggere quei miti di
cui la psichiatria si è circondata e a spezzare il muro di silenzio che
da sempre la circonda e la difende da attacchi esterni.
collettivo antipsichiatrico a.artaud-pisa