L’Analista Analizzato: La patologia del “dissenso”
Come collettivo antipsichiatrico pubblichiamo il racconto
della storia personale di Lucia Maria Catena e la recensione del suo
libro "l’analista analizzato".Ci sembra giusto e
importante dare spazio e voce alle persone che hanno subito abusi in
psichiatria e che vogliano come noi lottare per smascherare gli
effetti nefasti e nocivi che la psichiatria produce sull’intera
società.
L’Analista Analizzato:
La patologia del “dissenso”
A distanza di anni, non so
ancora chi forse in Cielo mi ha aiutata, ma se non avessi avuto quel
barlume di lucidità, che all’epoca, contro tutti e contro
tutto, mi fece scegliere liberamente e consapevolmente di risolvere i
miei gravissimi problemi personali, senza alcun aiuto farmacologico e
nessun supporto psicoterapico, non sarei ancora in vita.
Sono venuta a contatto con
gli psicofarmaci e con il mondo della psichiatria, per caso, quando
ignara di tutto, stavo preparando l’esame di diritto amministrativo
alla Facoltà di Giurisprudenza di Palermo. Mio padre, violento
in famiglia da sempre, alcolista da qualche tempo, finì in
ospedale in gravissime condizioni per morirvi dopo pochi mesi. Io,
per molti anni, fin da bambina, avevo abusato del cibo, all’interno
della mia famiglia violenta e distruttiva, ingozzandomi
ripetutamente.
Mi indirizzarono da coloro
che, secondo molti, mi avrebbero aiutata in ogni caso. Primo dono: un
pacchetto di ansiolitici, da prendere al bisogno, mentre, tentavano,
in tutti i modi, di sottopormi ad una psicoterapia, non richiesta e
non gradita, mentre la mia disperazione e la mia sofferenza
crescevano ogni giorno di più. Mi rivolsi allo stesso
operatore per più di un anno, senza alcun risultato, mentre le
mie condizioni fisiche peggioravano ed il mio peso aumentava. Le cose
non cambiarono quando andai altrove. Mi prescrissero psicofarmaci:
dal Prozac, ad altri. Poi arrivarono i neurolettici, mentre cercavo
di spiegare disperatamente, non ascoltata, a queste persone che con
le chiacchiere non si esce dalla disperazione, specialmente quando in
casa hai una madre totalmente invalida, senza risorse economiche,
senza lavoro e senza futuro, anche con una laurea in Giurisprudenza,
in terra di mafia! Mentre il contrasto fra le loro eccellenti
teorizzazioni ed i miei principi e valori di vita, diveniva
incolmabile. Ad un certo punto, finii in ospedale per “Impregnazione
neurolettica.”
Ho rischiato di morire. Mi
disintossicarono e gli specialisti psichiatri della clinica dove mi
avevano portata mi chiesero come mai prendessi così potenti
psicofarmaci e come mai me ne fossero stati prescritti per anni di
tutti i tipi, visto, che, dopo un mese di osservazione all’interno
della loro struttura, non avevano riscontrato in me alcuna patologia!
Per loro ero perfettamente sana! Il problema dell’abuso del cibo
era solo dovuto alle vicende distruttive familiari. Avevo
semplicemente sfogato la disperazione sul cibo. Si poteva benissimo
correggere con. un po’di serenità e di quiete, costruendo la
mia vita. Ed allora tutti gli psicofarmaci prescritti?.. per quale
patologia? Le domande sorgevano spontanee. Rifiutai ogni prescrizione
farmacologia di neurolettici. Ritornai al Servizio dove mi volevano
ancora somministrare altri psicofarmaci potentissimi, se avevo voglia
di prenderne. Non ero certo guarita dalla mia gravissima
patologia…poi, dissero a mia madre che potevo anche optare per un
ricovero in ospedale, dove mi avrebbero sedata…Rifiutammo ogni tipo
di aiuto. Ancora non ci rendevamo conto di cosa fosse successo.
Incominciammo a richiedere la mia documentazione medica e le
Strutture incominciarono a rifiutarcela. Mi rivolsi così
all’avvocato presso il quale facevo praticantato legale. Con la
minaccia di una denuncia, ci fornirono quanto richiesto e dovuto.
Qual’era questo mio famoso malanno da curarmi a tutti i costi…o
meglio, che desideravano così ardentemente di curarmi? Non ci
è dato sapere… In una cartella avevo la personalità
disturbata a vario titolo, patologie gravissime irreversibili
(diagnosi postuma: sfornata al momento dell’intimazione legale!);
in un’altra la bulimia. In un’altra ancora non avevo niente (ma
gli psicofarmaci me li volevano dare lo stesso…Malata di che…?).
Di una stessa struttura esistevano addirittura due copie di cartelle.
Quale era la veritiera? Mistero…Però una cosa saltava agli
occhi, evidentissima…avevo contestato… forse troppo…ribellandomi
alle loro amorevoli cure…avevo fatto troppo di testa mia…pensato
troppo…Di certo non mi avevano curata e neppure guarita…
Allarmati, visto che non
riuscivamo a capire nulla, ci siamo rivolti ad un primario: il
Professore Mario Meduri di Messina, che, dopo visita accurata e vari
test di tutti i tipi, ripetuti presso un’altra struttura pubblica,
con il medesimo risultato (Perfettamente sana!), mi disse che non
avevo bisogno di psicofarmaci e che l’ingozzamento di cibo in tutti
quegli anni, si chiamava bulimia, ed era dovuto ai problemi
familiari.
Partì la denuncia
verso la Magistratura. Senza soldi e senza perito, quello bravo e
pagato bene, che metta in luce gli effetti distruttivi dei
psicofarmaci e l’assurdità di certo sistema, non hai
giustizia. Neppure in sede civile, perché la Giustizia in
Italia ha un costo economico non indifferente, e noi non rientravamo
neppure nel gratuito patrocinio, per pochi spiccioli! Non abbiamo
neppure potuto proporre un giudizio di danni, anche qui il perito
andava pagato, ante-causam ed in corso di causa. I reati, di falso in
atto pubblico è difficile dimostrarli. L’esposto, dopo anni,
fu archiviato per prescrizione. I reati di falso si erano prescritti!
Nessuna considerazione nel merito. Nessuna giustizia per anni di
inferno. La mafia dei colletti bianchi aveva vinto, come sempre…gli
amici degli amici…Avanti un altro da distruggere! E’ forse
scienza questa? Cosa sta succedendo?
In cura per cosa?…Ci
siamo chiesti tutti, familiari ed amici…La “patologia del
dissenso?” Per caso…visto che avevo avuto la felice idea di
andare, come mio solito, a ficcare il naso dove non avrei dovuto e
fare domande che non avrei mai dovuto fare…inopportune…contestatrici…
Quando rifiutai ogni aiuto
ero distrutta fisicamente. Tutti gli psicofarmaci provocano danni
collaterali, a cominciare dalla perdita della memoria, molto spesso
indimostrabili, in un campo dove impera l’arbitrio. Il mio peso era
di centotrenta chili ed oltre e i miei ormoni non rispondevano più.
Mi curò un medico
ginecologo, il dottore Oriente Antonio, gratuitamente, al quale devo
la mia vita e la mia salute.
I miei problemi personali
legati al cibo, con il suo carico di sofferenza e di disperazione, li
ho affrontato con l’aiuto prezioso delle persone che mi amano. Il
resto è venuto da sé, dopo che ho chiuso per sempre con
i veleni legalizzati e con qualunque tipo di approccio psichiatrico e
similari. Abilitazione all’esercizio della professione legale e dal
gennaio 2002 esercizio di funzioni giudiziarie onorarie presso il
Tribunale di Patti, distretto di corte d’Appello di Messina, con
all’attivo centinaia di Sentente e provvedimenti nel campo civile;
dando così il mio contributo all’Amministrazione della
Giustizia, crescendo umanamente e professionalmente, tra la stima e
l’affetto dei Magistrati, dei colleghi e degli Avvocati. A tutti un
grazie di vero cuore.
Presto ci sarà un
sito: www.analistaanalizzato.it, dove raccoglierò la mia
storia personale, con tutti i documenti storici connessi, per dare
voce a chi non ha voce, attraverso questa mia opera prima, l’Analista
Analizzato, edita dalla Casa Editrice Progetto Cultura 2003, e donare
un forte messaggio di speranza alle numerose persone disperate che
vengono sistematicamente distrutte nel tentativo assurdo di curargli
sola la disperazione…”malati di niente!”
“L’Analista
Analizzato” edizioni Progetto cultura 2003
di Lucia Maria Catena
Il libro
In tutti i mezzi di
comunicazione di massa televisivi e non vi propinano che gli
psichiatri, gli psicologi e similari, con le loro psicoterapie varie
e con i loro psicofarmaci vi salvano dalla violenza familiare, dalla
bulimia, dall’anoressia e da ogni genere di vostro disagio…
psicologico e non. Anzi, costoro sarebbero i nuovi Salvatori
dell’umanità, i “nuovi santi guaritori, gli specialisti
dell’anima”: pillolette della felicita! E vai sicuro!
Psicoterapia? Ti libera dal male! Ma vi siete mai chiesti quale
grande distruzione possono portare tali sistemi di cura assolutamente
non scientifici alla nostra salute fisica e mentale? Quale assurda
manipolazione dell’interiorità delle persone più
deboli si cela nel termine “psicoterapia”? Se lo desiderate, il
mio Analista… analizzato ve ne parlerà. E vi farete anche
quattro sane risate…
L’autrice
Lucia Maria Catena Amato
nasce a Palermo nel 1969. Vive a Santo Stefano di Camastra (ME).
Laureata in Giurisprudenza, è abilitata all’esercizio
professionale di Avvocato. Dal gennaio 2002 esercita funzioni
giudiziarie onorarie presso il Tribunale di Patti, distretto di Corte
d’Appello di Messina.