FIRENZE: sabato 27/04 RIDE 4 SUNBIRDS per GAZA c/o Casa del Popolo di San Niccolò

  • April 24, 2024 3:42 pm

FIRENZE SABATO 27 APRILE c/o Casa del Popolo di San Niccolò

RIDE 4 SUNBIRDS 700 km in BICICLETTA per GAZA

TAPPA a FIRENZE

ore 20 APERICENA a SOSTEGNO del progetto RIDE 4 SUNBIRDS

ore 21 PRESENTAZIONE del PROGETTO

organizzano:

Casa del Popolo di San Niccolò

Collettivo di fabbrica lavoratori GKN

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

VIDEO REGISTRAZIONE INCONTRO ONLINE con SAMAH JABR a Cesena c/o Spazio Libertario Sole e Baleno

  • April 23, 2024 7:04 pm

A questo link potete trovare il video dell’incontro online che, come collettivo Artaud,  abbiamo fatto con Samah Jabr dalla Palestina venerdì 19 aprile 2024 presso lo spazio libertario Sole e Baleno di Cesena. Samah Jabr dal 2016 è coordinatrice dei Dipartimenti di Salute mentale palestinesi di Gaza e Cisgiordania presso il Ministero della sanità palestinese. Samah Jabr è anche autrice di due libri: “Sumud – Resistere all’oppressione” e di “Dietro i fronti – Cronache di una psicoterapeuta palestinese”, editi in italiano da Sensibili alle foglie.

SOLIDARIETÀ ANTIPSI/ANTI-INPS

  • April 22, 2024 4:29 pm

Riceviamo e pubblichiamo:

SOLIDARIETÀ ANTIPSI/ANTI-INPS

Scriviamo questo testo per rompere il silenzio su quanto sta accadendo ad un compagno, per portargli la nostra solidarietà e complicità, e per condividere la sua storia, consapevoli che come la sua ce ne sono molte altre.
Un compagno che percepisce una pensione di invalidità sta subendo la ritorsione di vedersela quasi totalmente sottratta perché l’INPS, a seguito della verifica dei requisiti – a posteriori – per il reddito di cittadinanza percepito tra il 2021 e il 2022, ritiene non ne avesse diritto.
Si parla di una cifra complessiva di 7000 euro.
Per riavere i soldi indietro l’INPS intende però, da maggio, decurtargli quasi il 90% dell’invalidità, rischiando così di compromettere un intero percorso di emancipazione.
Inutile dire quanto questo metterebbe seriamente in difficoltà la quotidianità del compagno, che da anni non solo lotta per la sua autodeterminazione, ma contro un paradigma medico-psichiatrico in cui senza una rete sociale o un welfare familiare, non si ha nessuna reale scelta.
Non possiamo accettare che per riavere il reddito di cittadinanza lo Stato sottragga ad una persona tutta l’invalidità prelevandogli quel poco che le permetteva a malapena di fare fronte alle necessità primarie.
Durante la pandemia le difficoltà sono state tante, e così il compagno, come tante persone, ha fatto domanda per il reddito di cittadinanza, on-line. Ma le insidie della digitalizzazione sono infinite, basta una crocetta o una dichiarazione scorretta, che l’onere è tuo.
Per qualche tempo il compagno ha potuto sperimentare una vita più indipendente e autonoma, dalla famiglia, dai servizi. La verifica retroattiva a posteriori irrompe nella sua vita con quella violenza secca che solo la burocrazia statale è in grado di esprimere ed esercitare.
A questo mondo chi non ce la fa a stare al passo della cultura capitalista e lavorista ultra competitiva dominante è spronato ad adeguarsi con il bastone o con la carota alle misure assistenziali, obbligato a dimostrare il proprio status di ‘persona bisognosa’ tra servizi e procedure spesso mortificanti e impersonali, in cui barcamenarsi non è affatto scontato. Servizi spesso lontani anche dalla condizione sociale delle persone ‘utenti’, che giustamente tendono a volersene sbarazzare con il rischio però di non vedersi più riconosciuta alcuna forma di diritto a condizioni di inserimento lavorativo o di lavoro ‘protetto’ nè alcun tipo di tutela.
Al momento, per quanto il debito non si possa cancellare, il compagno sta tentando ogni via possibile per fare in modo che l’invalidità non sia colpita in modo così importante, tra colloqui con figure e operatori del sistema sanitario, affinchè un’ingiustizia del genere non passi inosservata, e sportelli sociali non istituzionali che offrono anche servizi di patronato, per la possibilità di avviare anche un ricorso.
Consapevoli che non ci vanno a genio nè i servizi istituzionali paternalisti nè l’impatto che il progressivo abbandono delle misure di welfare e di sostegno ha su chi vive sulla propria pelle stigma e discriminazioni, condividiamo quanto sta accadendo al compagnx perchè pensiamo ci riguardi tuttx e chiamiamo alla solidarietà.

strappi@canaglie.org
https://antipsi.noblogs.org/post/2024/04/22/solidarieta-antipsi-anti-inps/

RESOCONTO COLLETTIVO del VIAGGIO di SAMAH JABR in Italia

  • April 21, 2024 6:19 pm

Noi, palestinesi, assomigliamo a dei papaveri rossi, dalla vita breve e fragile. La comunità internazionale non è impressionata dalla nostra bellezza e trascura di tutelarci. Al contrario, ci dice spesso che la nostra aspirazione alla liberazione è assurda e non può fiorire. Ciò nonostante, noi abbiamo fiducia nella nostra capacità collettiva di abbellire il versante brullo della montagna e di ispirare una primavera rivoluzionaria agli oppressi della terra”. (Samah Jabr)

Sabato 13 aprile Samah Jabr è tornata a Gerusalemme dopo quattro giornate di incontri che definiamo semplicemente eccezionali.
La solidarietà nei confronti del popolo Palestinese si basa prima di tutto su una valutazione razionale, storica e politica 
dell’importanza della sua lotta nella comune battaglia contro l’imperialismo, il colonialismo e il suprematismo, 
che muovono l’occupazione e l’oppressione sionista.
Ma la stessa solidarietà vive e cammina sulle gambe di una componente di fortissima empatia per la sofferenza 
e il dolore che il genocidio del popolo Palestinese sta subendo giorno dopo giorno.
Queste quattro iniziative dal 9 al 12 aprile – Milano, Piacenza, Pisa e Firenze – sono riuscite, grazie all'enorme rigore, 
semplicità, trasparenza e spessore di Samah, a cogliere entrambe le componenti della solidarietà e a ricomporle e declinarle 
in un unico ragionamento semplice e accessibile per ogni partecipante agli incontri.
Crediamo che gli interventi di Samah siano state semplici e profondi insieme, e siano stati fondamentali 
per dare risposta alla voglia di conoscenza di ogni partecipante, sia che fossero attiviste/i di organizzazioni umanitarie, 
militanti internazionalisti, neo-simpatizzanti per la causa palestinese spinte/i all'attivismo dal genocidio in corso, 
giovani studentesse/i, psicologhe/gi, psicoterapeute, educatrici e educatori, 
o anche curiosi o curiose mosse/i dalla voglia di capirne di più. 
Crediamo anche quasi impossibile attribuire categorie a tutte quelle persone che hanno dato vita e partecipato 
alle quattro iniziative e si sono emozionate/i o hanno rafforzato la loro scelta di solidarietà al popolo Palestinese.
Una sintesi dei quattro incontri è certamente impossibile ma certamente c'è stato un approfondimento 
sotto tutti i punti di vista della Resistenza sociale e politica dei Palestinesi attraverso il significato 
del termine “Sumud” una sorta di "resistenza attiva", di resilienza, 
che invitiamo ad approfondire leggendo i testi di Samah Jabr*. 
Una denuncia del colonialismo come elemento sempre sotto traccia nella narrazione filo-sionista, 
ma fondamentale per la comprensione dell’occupazione, il ruolo delle donne nei processi di resistenza, 
la vita spezzata delle bambine e bambini palestinesi; 
Samah Jabr ha raccontato il suo lavoro quotidiano con pazienti di tutte le età, 
oppressi da decenni di sopraffazioni, torture, restrizioni, angherie di ogni genere. 
Ha raccontato come il concetto di salute, fisica e mentale, non dipenda in Palestina 
dall’applicazione di rigidi protocolli psichiatrici, bensì dalla capacità di saper opporre 
una sana azione di resistenza fisica e psichica, individuale e collettiva.
Quattro iniziative eccezionali che speriamo poter riproporre con la presenza di Samah.
*Video iniziativa a Milano* https://youtu.be/AgZNZKmBxOI 
*Video iniziativa a Piacenza* https://www.facebook.com/amnestypiacenza/videos/1218250102474879/?extid=CL-UNK-UNK-UNK-AN_GK0T-GK1C 
*Video iniziativa a Pisa* https://www.youtube.com/watch?v=HhBQ-HoQ8Cc 
*Registrazione iniziativa a Firenze* https://drive.proton.me/urls/V6JJYQ93AR#9IH1jp0t116A 

Milano: CSA Vittoria – Salaam, Ragazzi dell’Olivo onlus 
Piacenza: Salaam, Ragazzi dell’Olivo Piacenza – Amnesty International Piacenza – Donne in Nero di Piacenza 
Pisa: Studentə per la Palestina di Pisa e Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud 
Firenze: CPA Firenze Sud 

* libri di Samah Jabr tradotti in italiano: Dietro i fronti, Sensibili alle foglie, 2019 Sumud, Sensibili alle foglie, 2021

FIRENZE 25 APRILE 2024: ZAP ZONA ALTAMENTE PARTIGIANA c/o Centro Sociale il Pozzo

  • April 20, 2024 2:12 pm

ZAP ZONA ALTAMENTE PARTIGIANA 25 APRILE 2024

Comunità di base delle Piagge c/o Centro Sociale il Pozzo in piazza I. Alpi-M. Hrovatin 2 FIRENZE

ore 9:30 camminata antifascista (da Peretola alle Piagge passando per Brozzi, i luoghi della memoria nel nostro quartiere)

ore 12:30 proiezione video “La storia di Tina, la nostra storia”

ore 13 La pastasciutta rossa (un piatto di pasta per tutti)

ore 15 I Disertori – canti di lotta e di memoria-

 

INTERVENTI TESTIMONIANZE di RESISTENZA:

GKN

Comunità Palestinese

Genuino Clandestino

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

 

ore 18 Premio Resistente 2024

inoltre:

Mercatino compagni ribelli

Costruiamo aquiloni di pace

Laboratorio di stampa al torchio

Merenda partigiana

Mostra fotografica ZAP 2007-2023

per info: 055 373737

VIDEO REGISTRAZIONE dell’ incontro con SAMAH JABR “DIETRO I FRONTI Quali sono le conseguenze psicologiche dell’occupazione israeliana in Palestina?” del 11/04/24

  • April 16, 2024 11:45 pm

https://www.youtube.com/watch?v=HhBQ-HoQ8Cc

A questo link potete trovare la video registrazione dell’incontro con Samah Jabr “DIETRO I FRONTI Quali sono le conseguenze psicologiche dell’occupazione israeliana in Palestina?” che abbiamo organizzato come collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud e Studentə per la Palestina giovedì 11 aprile 2024 presso il Polo Carmignani dell’università di Pisa.

 

per info e contatti:

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 3357002669

https://www.youtube.com/@CollettivoArtaud

CESENA. venerdì 19/04 INCONTRO ONLINE con SAMAH JABR c/o Sole e Baleno

  • April 12, 2024 4:34 pm

VENERDI’ 19 APRILE a CESENA alle ore 19 c/o lo Spazio libertario SOLE E BALENO in via Sobborgo Valzania 27

SUMUD: SALUTE MENTALE E RESISTENZA nei TERRITORI PALESTINESI

alle ore 19 video collegamento dalla Palestina con SAMAH JABR, autrice dei libri “Sumud” e “Dietro i fronti” edizioni Sensibili alle foglie, sui traumi psicologici della popolazione palestinese a seguito dell’occupazione israeliana.

A seguire il Collettivo Antipsichiatrico ANTONIN ARTAUD presenta il lavoro di Samah Jabr

a seguire CENA Vegan

COMUNICATO sull’incontro di ieri, giovedì 11 aprile, con Samah Jabr all’ università di Pisa

  • April 12, 2024 11:57 am

La sala del Polo Carmignani presso l’Università di Pisa,180 posti a sedere, completamente riempita , tantissime persone in piedi.
È stata questa l’accoglienza di ieri, giovedì 11 aprile, riservata alla professoressa Samah Jabr, scrittrice, psicoterapeuta e psichiatra palestinese, nonché dal 2016 coordinatrice dei Dipartimenti di Salute mentale palestinesi di Gaza e Cisgiordania presso il Ministero della sanità palestinese. Samah Jabr ha raccontato il suo lavoro quotidiano con pazienti di tutte le età, oppressi da decenni di sopraffazioni, di torture, di restrizioni, di angherie di tutti i tipi. Ha raccontato di come il concetto di salute, fisica e mentale non dipenda in Palestina dall’applicazione di rigidi protocolli psichiatrici, ma dalla capacità di saper opporre una sana azione di resistenza fisica e psichica, individuale e collettiva.
Sono state due ore intense di scambio con un pubblico attentissimo, studenti e studentesse universitarie accanto a persone di tutte le età. L’incontro, convocato da “Studentə per la Palestina-Pisa” e dal “Collettivo antipsichiatrico Antonin Artaud”, si è sciolto con l’appello a continuare la mobilitazione, a cominciare dalla Marcia per la Palestina prevista per sabato 13 aprile in Piazza Vittorio Emanuele a Pisa a partire dalle ore 15.

Studentə per la Palestina – Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud

COME SE FOSSE UNA COSA NORMALE: articolo sull’ultima udienza del processo per i maltrattamenti alla Stella Maris

  • April 7, 2024 10:46 pm

COME SE FOSSE UNA COSA NORMALE

In attesa della prossima udienza in programma il prossimo 14 maggio, abbiamo fatto alcune riflessioni sull’andamento del processo che seguiamo da circa un anno. Abbiamo impiegato un po’ di tempo per rimettere a posto le idee, dopo aver assistito all’ennesima udienza (per intenderci, quella dello scorso martedì 12 marzo) del processo sui maltrattamenti ai ragazzi con disabilità ospiti della struttura di Montalto di Fauglia (Pisa) della Stella Maris. Terminato l’interrogatorio di operatori e operatrici è stato il turno delle dottoresse, Paola Salvadori (ascoltata nel corso della precedente udienza) e Patrizia Masoni.

Proprio le parole di Masoni sono quelle che ci hanno fatto più riflettere. Per il loro contenuto, certo. Ma, forse, ancora di più, per la pretesa di neutralità, di naturalità con cui sono state pronunciate.

Ha dichiarato la dottoressa Masoni, psichiatra e responsabile dell’IRM (l’Istituto di riabilitazione, l’altra struttura dipendente dalla Stella Maris, accanto alla struttura residenziale), che a Montalto di Fauglia venivano usati, in caso di crisi degli ospiti, i cosiddetti “tappeti contenitivi”. Come se fosse una cosa normale, appunto, la dottoressa ha ribadito e meglio specificato uno dei punti più oscuri emerso già anche dalle testimonianze di altri operatori. Quando qualcuno degli ospiti diventava particolarmente irascibile e ingestibile veniva giocata la carta del tappeto contenitivo.

Nella triste logica della contenzione, che ha giustificato e giustifica tuttora metodi, violenti e irrispettosi della dignità umana, di inibizione, di immobilizzazione, di privazione anche assai prolungata dell’uso del corpo (corde, camicie di forza, cinghie, cinture, stanze chiuse a chiave, contenzione farmacologica), la vicenda maltrattamenti alla Stella Maris riesce a conquistarsi un posto di tutto rispetto.

Il tappeto contenitivo funziona in un modo semplice e in un certo senso prevedibile: il paziente viene immobilizzato e arrotolato nel tappeto.

Al presidio di Fauglia, ci ricorda la dottoressa, l’idea del tappeto contenitivo comincia a prendere piede dopo che un non meglio identificato dottore americano ne aveva consigliato l’uso nel corso di un convegno di studi, esaltandone gli innegabili effetti pratici e il fatto che «questo tipo di pazienti non gradisce il contatto fisico» (sempre secondo le parole della dottoressa, qui citate letteralmente). L’altra tutt’altro che condivisibile motivazione a favore del tappeto contenitivo indicata dal medico americano era che il tappeto avrebbe consentito di avere meno problemi con le famiglie in caso di crisi dei pazienti. Ha affermato testualmente la dottoressa Masoni: «il medico ci aveva detto: ma voi in Italia non avete problemi con le assicurazioni quando i vostri pazienti si fanno male o tornano a casa con i lividi? Da noi il tappeto evita molte di queste problematiche…». E così, negli anni 2008-2009, ascoltando le parole di questo medico e presumibilmente senza accertarsi della loro veridicità e dell’effettiva possibilità di praticare una simile contenzione in Italia, anche le dottoresse della Stella Maris avrebbero cominciato a utilizzarlo nella struttura, anche se solamente nel 2014 la Regione Toscana lo avrebbe inserito tra gli strumenti contenitivi accreditati. Questo sempre secondo le parole della dottoressa Masoni: ma, al momento, a noi non risulta che questo metodo sia stato mai accreditato da nessuno, tanto meno dalla Regione Toscana. Tra l’altro gli accreditamenti dovrebbero, in ogni caso, passare dalle Unità sanitarie locali.

Nel frattempo, nella struttura si faceva di necessità virtù. All’inizio operatori e operatrici – secondo il racconto della dottoressa – si arrangiavano con quel che c’era: portavano i tappeti da casa! Solamente dopo qualche tempo sarebbe stato possibile un investimento ulteriore: la dottoressa ha raccontato che, accompagnata da altre operatrici, si sarebbe recata di persona all’Ikea a fare una scorta di tappeti a basso prezzo, come lei ha affermato. E stiamo parlando di un istituto – la Stella Maris – che ogni anno riceve dalla Regione Toscana milioni di euro.

Un’ulteriore questione riguarda il numero delle persone che avrebbero dovuto utilizzare questo tappeto contenitivo formato Ikea. Nelle testimonianze presentate al processo prima del 12 marzo alcuni operatori e la stessa dottoressa Salvadori (direttrice della Residenza Sanitaria per Disabili a Montalto dove sono avvenuti i maltrattamenti) avevano parlato della necessità di cinque persone per poterlo utilizzare: uno per arto più uno per la testa. E proprio questa disposizione avrebbe molte volte impedito l’utilizzo del tappeto a causa della carenza del personale. Il racconto della dottoressa Masoni continua, invece, con altri particolari che descrivono una realtà (se possibile) ancora peggiore, completando un quadro allucinante. La dottoressa ha, infatti, sostenuto che in realtà un solo operatore sarebbe bastato per l’utilizzo del tappeto, e proprio per facilitare un intervento di questo tipo avevano pensato di aggiungere al tappeto delle “maniglie”, in modo da prendere come con una rete da pesca la persona recalcitrante per procedere successivamente alla procedura dell’arrotolamento. Dulcis in fundo: in mancanza del personale previsto per svolgere la manovra di contenimento tramite tappeto più volte gli addetti avrebbero impedito un possibile “srotolamento” del malcapitato apponendo una sedia come “fermo” sopra il tappeto arrotolato su cui poi, per completare l’opera, si sarebbero posti a sedere. Cosa che è stata raccontata da altri operatori nel corso del processo.

Dal nostro punto di vista, tutto ciò è veramente troppo. Abbiamo ancora gli occhi offesi dalle immagini scorse ormai due anni fa sullo schermo del tribunale, che testimoniavano in maniera inconfutabile le – altroché presunte… – percosse rivolte agli ospiti della struttura. Abbiamo sentito le ingiurie – pesantissime – ripetute alle stesse persone solamente per il gusto di schiacciare, sottomettere, annichilire le personalità.

Questo ulteriore retroscena ci inorridisce e allo stesso tempo ci spinge a formulare alcune – dovute – considerazioni.

L’uso dei tappeti contenitivi pone a nostro avviso alcune problematiche su due ordini di riflessione. Da una parte il piano giuridico-legale: come è possibile che un crudele quanto rozzo marchingegno di questo tipo possa essere considerato regolare? Non ci risulta che i tappeti siano presidi sanitari accreditati al pari di altri, pur crudeli, annichilenti e ugualmente inaccettabili strumenti di contenzione usati in lungo e in largo nella quasi totalità delle strutture psichiatriche di “accoglienza e cura”, come ad esempio le cinghie. E se anche in qualche modo fossero stati legittimati da qualche protocollo interno, dubitiamo che si possano considerare regolari e accreditati i tappeti portati da casa o comprati all’Ikea. Sotto questo aspetto, giudice e/o avvocati di parte civile forse dovrebbero approfondire la questione per rilevare eventuali ulteriori profili di reato.

Ma quello che ci colpisce di più, al di là delle parole accomodanti della dottoressa, è un secondo aspetto della questione, le cui implicazioni vorremmo fossero ben inquadrate.

Non si possono arrotolare esseri umani in un tappeto. Le persone non si legano. Mai.

Non ci sono ragioni che possano giustificare una violenza del genere: tanto più in una istituzione di (presunta) eccellenza deputata all'”accoglienza” e alla “cura”; tanto più verso persone, ragazzi indifesi e bisognosi di altro che di trattamenti disumani e degradanti. L’oltraggio ai corpi costretti da corde e tappeti di contenzione, annichiliti dagli psicofarmaci, segregati e deumanizzati in quelle strutture sanitarie che continuano a essere istituzioni totali, costituiscono la «negazione agita» (per dirla con le parole del professor Alfredo Verde, estensore della relazione tecnica per la componente di parte civile del processo di Pisa) di quanto asserito dalla stessa Carta dei servizi del presidio di Montalto di Fauglia, dove si afferma che il modello adottato ≪mette prima di tutto al centro il paziente come persona, nella sua individualità, nei suoi bisogni relazionali e personali […]. La nostra filosofia di intervento è ‘prenderci cura’ oltre che curare […]. La nostra organizzazione è centrata sul modello del piccolo gruppo di pazienti condotto da educatori professionali e da assistenti con funzioni educative, che fungono da ‘io’ ausiliario o ‘compagni adulti’ dei pazienti, che li supportano concretamente e psicologicamente in ogni atto della vita quotidiana. […] ogni ragazzo […] è visto come portatore di affetti, bisogni emotivi, aspirazioni, competenze≫.

La presunta eccellenza della Stella Maris è un grande bluff. A Fauglia non si mettevano in atto cure o trattamenti terapeutici ma violenze e trattamenti degradanti e umilianti ai danni degli ospiti. Al di là di procedure, protocolli e linee guida, che possono offrire un imprimatur giuridico e professionale alla necessità, costi quel che costi, di ridurre all’impotenza una persona, tutte le pratiche di contenzione, tra cui anche i tappeti di contenzione rappresentano, oltre che una inaccettabile violenza, uno dei tanti simboli del fallimento dell’utopia psichiatrica.

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud
via San Lorenzo 38, 56100 Pisa
antipsichiatriapisa@inventati.org
www.artaudpisa.noblogs.org 3357002669

PISA: giovedì 11 aprile INCONTRO con SAMAH JABR c/o Polo Carmignani p.zza dei Cavalieri

  • April 3, 2024 10:23 pm

PISA GIOVEDì 11 APRILE alle ore 17:30 c /o Polo Carmignani P.za dei Cavalieri, 8

il Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud e Studentə per la Palestina-Pisa organizzano:

DIETRO I FRONTI Quali sono le conseguenze psicologiche dell’occupazione israeliana in Palestina?

INCONTRO con SAMAH JABR con la presentazione dei libri DIETRO I FRONTI e SUMUD (edizioni Sensibili Alle Foglie)

sarà presente l’autrice

La professoressa Samah Jabr è una psichiatra, psicoterapeuta e scrittrice palestinese. Dal 2016 è direttrice dell’Unità di salute mentale presso il Ministero della Salute palestinese. Scrive articoli e libri sulle conseguenze psicologiche dell’occupazione israeliana in Palestina.

per info: antipsichiatriapisa@inventati.org

studentixpalestinapisa

iniziativa nell’ambito dell’ANTIAPARTHEID WEEK