ZONE DEL SILENZIO

  • December 3, 2010 7:24 pm

*Z O N E D E L S I L E N Z I O*

Articolo 21 ha promosso una raccolta di firme per chiedere la trasmissione
sui canali Rai del film su Federico Aldovrandi e dello spettacolo teatrale
dedicato a Stefano Cucchi.

Immaginiamo l’effetto che potrebbe avere la visione di questi spettacoli su
un pubblico assuefatto all’ordinaria violenza del potere, su un pubblico che
ogni giorno subisce la disinformazione, il disimpegno, la propaganda di
regime.

Immaginiamoci se una di queste sere, al posto di Emilio Fede o Minzolini, si
potesse ascoltare l’intervista ai migranti detenuti in un C.I.E, se al posto
della Lega e del gran capo, invece, mandassero in onda le testimonianze dei
tossicodipendenti per i quali non esistono strutture di recupero (ma solo
carcere). Pensiamo se per un giorno dessero voce e parola ai prigionieri
senza scampo, gli esclusi da ogni possibilità alternativa al carcere, agli
ergastolani per sempre: quelli per cui non vale neppure l’inapplicato e
formale richiamo ai principi della Costituzione e dovranno passare ogni
attimo della propria esistenza, fino alla morte, dietro le sbarre.
Immaginiamoci non la Marcegaglia o Sacconi, ma un operaio metalmeccanico che
racconta della schiavitù salariale oppure uno studente universitario, un
precario che raccontano di come la Gelmini sta cancellando ogni residuo
spazio per una istruzione pubblica degna di questo nome..….

Se non vi siete ancora stancati, potremmo pensare ad un faccia a faccia tra
le madri delle vittime carcerarie e il Ministro della IN-giustizia Alfano, o
ascoltare le testimonianze dei pacifisti incarcerati e torturati a Bolzaneto
durante il G8 di Genova 2001, una tortura negata fino all’inverosimile dal
Ministro di allora, il leghista Castelli. Se media e TV si occupassero di
questo forse la coscienza civile del Paese sarebbe un tantino piu’ elevata
delle esortazioni piramidali alla prostituzione fisica ed intellettuale,
sarebbe un sogno! Ma attenzione: il vostro risveglio potrebbe essere
traumatico, e nascerebbe in molti un’irresistibile bisogno di *Resistenza**
*a tanto sfacelo. Il disagio sarebbe grande ripiombando nelle zone del
silenzio, nelle praterie dell’oblio dove sono condannati a vivere migranti,
lavoratori, detenuti, insomma tutti coloro che subiscono ogni giorno i
soprusi di un sistema basato sullo sfruttamento, sull’annientamento
psicofisico, sulla schiavitù dei salariati, sul dominio delle istituzioni
totali e sullo strapotere, spesso extralegale, di pochi.

Zone del silenzio è un cartello di associazioni e realtà cittadine che si
occupa da un anno a questa parte di istituzioni totali, di informare e
denunciare le condizioni in cui vivono i detenuti, i migranti, i ricoverati
negli ospedali psichiatrici e nella vergogna dei reparti psichiatrico
giudiziari. Noi siamo le zecche, come alcuni gendarmi dell’Arma dei
carabinieri definirono Carlo Giuliani, calpestandone il corpo martoriato
sopra il quale era passata una jeep, zecche da calpestare e sopprimere. Ma
come tutti gli insetti siamo insidiosi, non ci accontentiamo delle verità
preconfezionate, vogliamo conoscere, discutere, agire, informare e
contro-informare.

*Non siamo giustizialisti*, non ci piace chi pensa di costruire carceri e
riaprire manicomi per combattere il crescente disagio sociale e la miseria;
è il proibizionismo, le leggi xenofobe e razziste che hanno costruito una
società dove i diritti individuali e collettivi sono sempre meno presenti. *Per
noi la Giustizia è prima di tutto sociale. *

Basterebbe leggere i dati dei libri bianchi sulle leggi in materia di
immigrazione o di tossicodipendenza per capire che la criminalizzazione e il
proibizionismo hanno portato solo al carcere, alla repressione, a leggi
liberticide, al peggioramento delle condizioni di vita fuori e dentro gli
istituti di pena.

I detenuti sopravivono oggi in condizioni disumane ed impossibili, siamo
ormai a quota settantamila internati, ma rispetto agli anni settanta pochi
sono coloro che fuori dalle sbarre operano in termini solidali. La
solidarietà, che puo’ rinascere dalle lotte e nei movimenti, per il potere
deve essere cancellata perché rende più forti gli sfruttati, li unisce, li
organizza, fa loro prendere coscienza della propria condizione e del modo di
superarla costruendo un mondo differente.

Chi ha ucciso nell’esercizio di un potere conferitogli dallo Stato è a piede
libero, anzi continua ad operare in apparati e forze di sicurezza, chi ha
torturato a Genova e Bolzaneto ha perfino fatto carriera, insignito di onori
e cariche prestigiose. I padroni che non hanno rispettato le condizioni di
sicurezza causando morti nei luoghi di lavoro sono a piede libero, a loro
favore è intervenuto più di un Governo, depenalizzando reati o creando una
immunità o un sistema di protezioni non concesse certamente ad altri, chi si
ribella merita solo aggravanti. Depistaggi, occultamenti, false prove non si
trovano solo nel processo Aldrovandi, sono una costante nella giustizia
italiana.

Abbiamo un sistema giudiziario che negli anni non ha mosso foglia contro le
leggi dell’emergenza, la legislazione speciale che avrebbe dovuto servire
come misura di emergenza e che una volta finita la stagione di piombo è
rimasta al suo posto. Su queste premesse, condivise e sostenute in maniera
bipartizan dalla *classe politica* italiana, la degenerazione autoritaria
ha trovato terreno fertile. Che altro dire poi di tutta quella legislazione
che va cancellando la fine pena e condanna all’ergastolo detenuti senza
alcuna possibilità di recupero, condannati a vivere nelle carceri senza
alcuna alternativa? E, per finire, la barbarie dei padiglioni 41 Bis e AS-1
dove si pratica la tortura scientifica dell’isolamento e della privazione da
ogni attività umana gratificante, delizie queste riservate in maniera
particolare ai condannati o sospettati per motivi politici.

Quello che ci separa e ci distingue da quanti invocano giustizia
sic-et-simpliciter è la ricerca non di una verità che lasci inalterato il
sistema economico e sociale dominante, esaurendosi dentro l’aula di un
tribunale. Noi vogliamo una verità costruita sulla solidarietà attiva con
gli sfruttati, per questo ci siamo chiamati *Zone del silenzio **, *perché
il nostro obiettivo è aprire una breccia, costruire un percorso di
liberazione, di lotta e di emancipazione.

Per questo siamo qui, perché nessuno sia piu’ solo a subire ingiustizie e
soprusi, per squarciare il muro di menzogna, di odio, di disumanità che
accompagna questa società. Per urlare in faccia al mondo le mille verità
scomode e nascoste.

Zone del Silenzio -Pisa-

zonedelsilenzio@autistici.org