sequestro di persona in psichiatria a livorno

  • February 8, 2008 6:26 pm


Ennesimo abuso psichiatrico
 
omino legato

Ieri, giovedì 7 febbraio, un uomo di 44 anni ha subito un Tso (trattamento sanitario obbligatorio)   all’ Spdc di Livorno, notificatogli dopo una settimana di ricovero volontario, in risposta alle sue ripetute richieste di dimissioni.

M., ex paziente del Csm di Livorno, stanco della pesante terapia farmacologica, si era rivolto ad un medico di Firenze con il quale era riuscito a staccarsi dal Servizio di Salute Mentale,  concordando una terapia meno invasiva. Mercoledì 30 gennaio la dottoressa del Csm, sotto probabili pressioni della famiglia, suona a casa di M. che non le apre. A quel punto la stessa, dopo qualche ora fa partire un Aso (Accertamento Sanitario Obbligatorio), e M., scortato da ambulanza e vigili urbani, arriva al Csm. Durante il colloquio con la dottoressa, M. accetta di farsi ricoverare volontariamente presso il decimo reparto di psichiatria di Livorno, consapevole del rischio di un ricovero coatto se si fosse rifiutato.
Nei giorni seguenti  M. ha richiesto la sua cartella clinica per informarsi sia circa il regime del suo ricovero, sia sulla sua terapia farmacologica: negatagli la visione della cartella,  dagli infermieri gli è stato detto di essere in Tsv (trattamento sanitario volontario). Da questo momento ha espresso più volte e chiaramente ai medici la volontà di firmare la dimissione dal ricovero e di uscire, come previsto dalle legge 180 (legge Basaglia del 1978), ma i medici non glielo hanno permesso, minacciandolo di trasformare il ricovero da volontario in obbligatorio, anche in presenza nostra e di due giornalisti, e nonostante il supporto esterno del suo medico di fiducia e di un legale.
In risposta a queste pressioni l Spdc di Livorno ha attivato il Tso, nonostante non sia soddisfatta una delle condizioni per l attivazione del provvedimento, il rifiuto delle cure, visto che M. le ha sempre accettate  sia dentro al reparto, dove lui è entrato volontariamente, sia all esterno dove è in cura da un medico.

Siamo di fronte ad una serie di abusi che vanno dal ledere i diritti fondamentali dell individuo fino ad arrivare al sequestro di persona.
Ad M. è stata negata la possibilità di scegliere come, dove e con chi curarsi; di poter visionare la propria cartella clinica, per essere messo al corrente della propria diagnosi e dei farmaci a lui somministrati; di dare il consenso informato, per conoscere gli effetti dei trattamenti subiti. Ma l’ abuso più grande è stato commesso quando, dopo qualche giorno, ad M. è stato impedito di dimettersi dal reparto con spintoni e ricatti, finché non avesse firmato la richiesta per la pensione di invalidità, questo si chiama sequestro di persona. Temiamo per l’ incolumità di M. all interno del reparto, la sua volontà di uscire è stata mascherata da sintomo di malattia e viene trattata farmacologicamente, nel tentativo di neutralizzarne i comportamenti indesiderati, mettendo  a rischio cosi la sua salute e non tutelandola come voglio far credere.  

Ancora una volta ci troviamo di fronte al fatto che la psichiatria ripropone le stesse dinamiche che si attuavano nelle strutture manicomiali, esercitando un  potere assoluto e fino a ora incontrastato.

contro gli abusi della psichiatria

Collettivo Antipsichiatrico Antonin Artaud-Pisa
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