PSICHIATRIA: UN MURO DI GOMMA

  • January 7, 2008 7:10 pm



21
giugno 2006: muore a Cagliari in seguito a una tromboembolia
venosa Giuseppe Casu venditore ambulante ricoverato con un TSO nel
reparto psichiatrico di Cagliari dopo essere rimasto legato mani e
piedi al letto per 7 giorni sedato farmacologicamente

    28
    agosto 2006: muore a Palermo A.S., donna di 63 anni entrata in
    reparto psichiatrico il 17 agosto e qui trattenuta per accertamenti;
    dopo alcuni giorni di stato comatoso (dal 25 al 27) la donna si
    sarebbe risvegliata per morire nella notte tra il 28 e il 29;

    26
    maggio 2007: muore a Bologna Edmond Idehen, nigeriano di 38
    anni; l’uomo si era sottoposto volontariamente alle cure, ma alla
    richiesta di poter andare a casa i medici hanno deciso per il TSO e
    chiamato la polizia alle sue insistenze; le indagini sulla sua morte
    sono ancora in corso, la versione ufficiale parla di una crisi
    cardiaca avvenuta mentre infermieri e poliziotti tentavano di
    portare l’uomo sul letto di contenzione

    12
    giugno 2007: muore a Empoli Roberto Melino, 24 anni, per
    arresto cardiocircolatorio; il giovane era entrato il 4 giugno in
    reparto in TSV, tramutato dai medici in TSO alla richiesta di andare
    a casa; resta da chiarire se la morte sia avvenuta per cause
    naturali o in seguito alla somministrazione di qualche farmaco


Malessere..
o diversità….tanta confusione emozionale… AIUTO!!….
medicina…. Salute Mentale.. PSICHIATRA….. medicine…
tante…..TERAPIA!!TERAPIA!!…… confusione…. non sento più
nulla…. stranezze…..silenzio…CAOS….. silenzio…..
SOLITUDINE….. PAURA!!

    Male!!?…
    non mi ascolta nessuno… Confuso!!! e male,..tanto…… continua
    la contenzione…. AIUTO!!!… NESSUNO CON ME…. MALE!!MALE!!….
    “normale”, perché? Chi?…….A volte MORTE..

In
meno di un anno 4 morti all’interno di reparti psichiatrici
ospedalieri italiani.

Morti
alcune avvenute in circostanze sospette, le cui cause rimangono
oscure; gravissimi episodi che però non suscitano alcun
interesse nell’opinione pubblica e nei mass-media, come a tornare a
quell’ottica che dà un diverso valore alle vite umane a
seconda dell’etichetta sociale che viene data loro.

Viene
da pensare che la psichiatria, pseudoscienza priva di comprovate basi
scientifiche, agisca casualmente sulle persone trattate con farmaci,
ignorando o tralasciando possibili contro-azioni dei composti chimici
somministrati; oppure che alcuni medici approfittino della copertura
delle istituzioni pubbliche per sperimentare farmaci su pazienti
(fatto certo non nuovo); o ancora che i medicinali vengano
somministrati in dosi massicce solo per sedare pazienti “scomodi”,
fino a causare blocchi cardio-respiratori o cardio-circolatori, che,
non a caso, sono due tra i possibili effetti collaterali di molti
psicofarmaci.

In
ogni caso il reale problema rimane essere quell’alone di mistero che
circonda l’istituzione psichiatrica per cui le situazioni degli
psichiatrizzati non si conoscono, non si devono conoscere o si ha
paura di conoscere. La “malattia mentale” rimane quel qualcosa di
non dimostrato eppure a priori riconosciuto da tutti. Si giustifica
l’agire medico sull’individuo in nome di una salvaguardia fisica del
paziente, a prescindere dalla sua volontà e senza dargli
ascolto in quanto considerato incapace di decidere per sé a
causa della sua “patologia”.


Il
percorso psichiatrico è sempre e costantemente accompagnato da
trattamenti psico-farmacologici, con la tendenza ad annullare
emozioni e pensieri dell’individuo “curato” così da poter
riplasmare la sua mente ed annullare i sintomi del suo ”disturbo”.

Moltissime
volte queste cure avvengono senza il consenso informato; non è
raro che gli psichiatri diano farmaci singoli o tolgano il foglietto
illustrativo dalle confezioni distribuite nei Centri di Igiene
Mentale o ancora che dicano ai pazienti di non leggerlo per non farsi
influenzare dai contro-effetti. Contro-effetti che vanno da disturbi
di attenzione e memoria, confusione mentale, problemi nel
funzionamento di organi, disturbi neurologici, fino al blocco
cardio-circolatorio e cardio-respiratorio causando quindi la morte.

Evidente
è l’arbitrarietà della scelta terapeutica: a seconda
dello psichiatra o dell’ospedale si possono trovare farmaci usati per
tutti i tipi di “disturbi” e farmaci differenti, talvolta anche
contrastanti tra loro, usati per una stessa “patologia”.

Solitamente
non viene prescritto un unico farmaco, ma cocktail di sostanze allo
scopo di creare una condizione di effetti contrastanti tali da
mantenere il paziente in uno stato “controllato” che si traduce
però in appiattimento emozionale e rallentamento fisico.

Spesso
i dosaggi vengono aumentati in modo esponenziale all’unico scopo di
sedare e annullare comportamenti e pensieri dello psichiatrizzato,
perché porta disagio all’interno del reparto.

Diffusissima
è la pratica del depot (puntura a lento rilascio) nonostante
presenti una più alta probabilità nell’insorgere di
effetti collaterali poiché rende impossibile lo scalaggio o
l’interruzione d’urgenza della terapia in corso (il massimo effetto
si ha tra i 7 e i 14 giorni dall’iniezione).

Anche
volendo tralasciare ogni considerazione sulla reale efficacia degli
psicofarmaci non si può negare che stiamo assistendo ad un
eccessivo uso di farmaci, che vengono distribuiti a piene mani come
fossero pillole della felicità.

Le
pratiche psichiatriche sono inoltre costellate da abusi alla persona.

È
ancora in uso la contenzione fisica, che può giungere ad
eccessi come nel caso di Cagliari, per non parlare dell’elettroshock,
tuttora presentato come soluzione utile in casi che sembrano sfuggire
al controllo degli psichiatri. Assistiamo giornalmente a TSO
totalmente arbitrari, spesso effettuati con l’uso della violenza;
ricoveri volontari che diventano obbligatori nel momento in cui il
paziente rifiuta le cure o chiede di poter tornare a casa. Per non
parlare di quegli effetti collaterali dei farmaci fatti passare per
sintomi stessi della “malattia”.

Costante
è il ricatto della psichiatria e spesso impossibile per la
persona il sottrarsi al suo pressante controllo.


A
queste considerazioni non può non seguire una critica della
psichiatria come disciplina in sé. Le presunte cause organiche
delle cosiddette “malattie mentali” rimangono sconosciute, eppure
si ha la pretesa di creare farmaci
che possono curarle.

Si
può dire che la psichiatria sia una medicina fondata
sull’effetto: a partire da un comportamento considerato anomalo e
quindi sintomo di malattia si studiano quelle sostanze psicotrope in
grado di regolarlo a livello cerebrale pretendendo di trovare così
la causa organica del disturbo. Altre volte nuove “patologie”
vengono create a tavolino per smerciare vecchi e nuovi farmaci ed
alimentare il business delle case farmaceutiche facendo leva sui
disagi delle persone.

Non
può che rimanere il dubbio su queste morti, vere e proprie
morti di stato sulle quali è necessario fare chiarezza.

L’invito
è a rompere il silenzio, a denunciare gli abusi psichiatrici
perpetrati ai danni di individui troppo spesso impotenti perché
intrappolati nella solitudine psichiatrica; a distruggere quei miti
di cui la psichiatria si è circondata e spezzare il muro di
silenzio che da sempre la circonda e la difende da attacchi esterni.


Collettivo
Antonin Artaud antipsichitriapisa@inventati.org
tel. 3357002669

Collettivo
antipsichiatrico Viloletta Van Gogh
violettavangogh@inventati.org

Telefono
Viola Milano via dei Transiti (Mi) tel. 02/2846009